Ancona-Osimo

«Gino Bartali, la storia di un Giusto tra le nazioni». A Camerano la nipote del campione

Il campione di ciclismo salvò la vita a tantissimi ebrei durante la Seconda guerra mondiale: si racconta che portasse documenti falsi nella canna della bicicletta con cui si allenava

Gino Bartali nel 1945 (foto tratta da Wikipedia, immagine di "pubblico dominio")

ANCONA – ˊIl campione eroe: Gino Bartali. La storia di un Giustoˊ. Questo il titolo dell’iniziativa che verrà presentata il prossimo 24 gennaio, a Camerano, a ridosso del Giorno della Memoria del 27. Ad organizzarla, il Panathlon Club di Ancona. Si tratta di un incontro pubblico, aperto alla cittadinanza. Ospite della serata, che si terrà presso l’Hotel Concorde dell’Aspio Terme di Camerano (ore 19), la nipote del grande ciclista Bartali, Gioia, che si occupa da tempo di perpetuare il ricordo sportivo ed umano del nonno.

L’evento ha il patrocinio della Comunità Ebraica delle Marche e del Comune di Ancona.  Gino Bartali, nato a Ponte a Ema, in Toscana, il 18 luglio 1914 e morto a Firenze, il 5 maggio 2000, è stato un ciclista professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio per via del suo carattere.

Vinse tre ˊGiri d’Italiaˊ, di cui due consecutivi, (1936 e ‘37 e 1946) e due ˊTour de Franceˊ (1938 e 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta, tra le quali spiccano quattro MilanoSanremo e tre Giri di Lombardia.

In particolare, la sua vittoria al ˊTour de Franceˊ del ‘48, a detta di molti, contribuì ad allentare il clima di tensione sociale in Italia dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. La carriera di Bartali fu comunque notevolmente condizionata dalla Seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori.

Nel 2013, è stato dichiarato ˊGiusto tra le nazioniˊ per la sua attività a favore degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Riconosciuto come uno dei più grandi corridori italiani e mondiali di sempre, fu grande avversario di Fausto Coppi, di cui era più vecchio di cinque anni: leggendaria fu la loro rivalità, che divise l’Italia nell’immediato dopo guerra: celebre nell’immortalare un’intera epoca sportiva – tanto da entrare nell’immaginario collettivo degli italiani – è la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta d’acqua durante l’ascesa al Col du Galibier al ˊTour de Franceˊ del 1952.

Solo dopo la sua morte venne alla luce l’attività che portò avanti a favore degli ebrei. Lui non volle mai renderle pubbliche: «Il bene si fa, ma non si dice – amava ripetere il campione – E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca». Non parlò mai della sua attività a favore degli ebrei durante il conflitto mondiale. Ma venne appurato da varie testimonianze che nella canna della sua bicicletta, con cui percorreva il tracciato da Firenze ad Assisi per allenarsi, nascondeva documenti falsi da destinare agli ebrei per ricostituire una nuova identità e consentire loro di fuggire dall’Italia.

Coppi e Bartali, nemici amatissimi, nel 1940 (immagine di “pubblico dominio” tratta da Wikipedia)

Nell’aprile del 2006, l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, consegnò alla vedova di Bartali, Adriana, la medaglia d’oro al valore civile (postuma) allo scomparso campione per avere aiutato e salvato molti ebrei nel conflitto.

In seguito, si venne a sapere che Bartali, durante gli ultimi mesi dell’occupazione tedesca, diede ospitalità alla famiglia di ebrei istriani dei Goldenberg in una cantina di sua proprietà. Il 7 luglio 2013 Bartali verrà dichiarato ˊGiusto tra le nazioniˊ dallo Yad Vashe e il 2 maggio del 2018 gli sarà conferita la cittadinanza onoraria postumo di Israele in una cerimonia, alla presenza della nipote Gioia Bartali, tenutasi due giorni prima della partenza del ˊGiro d’Italiaˊ da Gerusalemme.

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