ANCONA – Chi ha detto che la coltivazione dei campi sia un lavoro maschile? Fino agli anni ’90, le donne facevano da prestanome alle aziende agricole e si tendeva a pensare che fosse l’uomo, nel pomeriggio, ad occuparsi della campagna, visto che al mattino, magari, lavorava come operaio. Oggi (15 ottobre) è la Giornata internazionale delle donne rurali.
Una celebrazione istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite «per mettere il punto su una realtà fondamentale nell’ambito internazionale: il ruolo della donna nell’agricoltura – spiega l’agricoltrice Donatella Manetti. Il 15 ottobre è l’occasione per rafforzare l’autostima e promuovere la crescita della consapevolezza di genere». La Cia regionale, Confederazione Italiana Agricoltori delle Marche, di cui fa parte Manetti (presidente di Donne in campo), organizzerà incontri virtuali e webinar.
Al livello mondiale, l’agricoltura, per il 40%, è in mano a donne. Ma il mondo agrario, nel tempo, è cambiato eccome. Non più piccoli appezzamenti di grano con quattro filari d’uva: «Quella forma di agricoltura – spiega Manetti – ora è scomparsa e non darebbe reddito. Adesso, il nuovo fronte è la biodiversità, l’attenzione al territorio e all’ambiente e l’obiettivo primario, quindi, non è più solo il profitto. Sì al ripristino delle vecchie tradizioni, ma in un’ottica contemporanea». D’altronde, il Green Deal, il Piano verde europeo inserito nel contesto dei fondi europei e della Next Generation Eu, tratta proprio di questo.
E sulla tutela della biodiversità – le Marche si confermano la regione leader in questo settore – il genere femminile ha avuto un ruolo fondamentale: «Molte le aziende attuali, in mano alle donne, che si occupano di conservare la biodiversità coltivando piante autoctone. Da considerare che di tutti gli agricoltori delle nostra Regione, il 30% è donna» – evidenzia Manetti. Che sottolinea: «È tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000 che si sono sviluppate le imprese femminili, grazie agli agriturismi, sorti dall’idea imprenditoriale delle donne». Parola chiave: multifunzionalità dell’agricoltura. Non solo coltivazione del fondo, ma anche servizi ulteriori, come quello di ristorazione.
Negli incontri che verranno organizzati dalla Cia si parlerà pure di cibo e alimentazione, il cui primo anello della filiera è proprio l’agricoltura: «Il mangiare bene ha un ruolo vitale per la nostra salute: pensiamo alla dieta mediterranea. Nell’agricoltura, ultimamente, c’è sempre più attenzione alla salubrità dell’alimento, divenuto ormai quasi come una medicina».
Tornando alla Giornata internazionale delle donne rurali, questa è l’occasione per «pensare agli elementi che costituiscono barriere, affinché il ruolo della donna abbia un suo riconoscimento. Ad esempio – riflette Manetti – il cambiamento climatico danneggia molto la donna. Pensiamo alle popolazioni africane, colpite da siccità allarmanti. Là, la gente emigra e sul territorio rimangono le donne, che da sole continuano a tirare su la famiglia, a produrre cibo e hanno delle incombenze incredibili».
Donne sesso debole? «Forse qualcuna non riesce a sollevare 50 chili di roba, ma sotto il profilo manageriale e organizzativo c’è parità di genere e persino i criteri per l’accesso al credito si sono finalmente omogeneizzati e non c’è più discriminazione tra generi. Il genere rosa, tra l’altro, sta conquistando anche professioni prestigiose, come l’enologia».
«L’importante di questa giornata è rappresentare a livello politico e sociale il ruolo della donna rurale, in modo che tutti abbiamo in mente l’idea di promuovere azioni che accrescano la consapevolezza dell’importanza femminile nell’agricoltura».