Ancona-Osimo

Giornata Mondiale della Poesia. A tu per tu con Maria Grazia Maiorino

Una delle maggiori poetesse delle Marche racconta quando è nato il suo amore per la scrittura e dà qualche consiglio su come vivere questa giornata, in questo periodo storico particolare

Maria Grazia Maiorino
Maria Grazia Maiorino

ANCONA – La Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999, si celebra il 21 marzo, primo giorno di primavera. La data riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. Ne parliamo con Maria Grazia Maiorino, di origine bellunese ma da molti anni residente ad Ancona, una delle maggiori poetesse delle Marche.

Maria Grazia Maiorino, come celebrare questa giornata in questo periodo di quarantena?
«Ascoltando Fahrenheit, il programma radiofonico pomeridiano in onda su Rai Radio 3, che propone la lettura di poesie, o aprendo uno dei libri preferiti. Ma si potrà seguire anche la proposta lanciata da Pordenonelegge che, dalle 10 sui canali social del festival (Facebook, Istragram e Twitter), proporrà uno stand up poetico, con protagoniste le voci di tanti giovani autori e autrici italiani. Un’altra buona idea potrebbe essere quella di chiamare al telefono una persona e parlare di poesia. In questi giorni di emergenza sanitaria in cui bisogna restare a casa e molti sono soli nelle loro abitazioni, due voci potrebbero incontrarsi. La voce mette in contatto due persone che potrebbero leggere una poesia e commentarla al telefono».

Lei come vivrà il 21 marzo?
«Probabilmente ascolterò Fahrenheit, come faccio ogni 21 marzo, e mi dedicherò al mio nuovo libro. In questi giorni sto infatti riordinando e rivedendo le mie nuove poesie che saranno contenute nel mio prossimo libro e sto lavorando sulla struttura da dare alla raccolta, che comprenderà anche una parte in prosa, intitolata Esercizi. Io la chiamo la mia scrittura di meditazione».

Come e quando è nato il suo amore per la poesia?
«È nato a 14 anni, quando scrissi la mia prima poesia davanti a un campo di grano con tulipani selvatici, ad Ancona. La poesia è nata dalla commozione di fronte alla bellezza e da un primo contatto cosciente e bello con la natura. Poi, durante l’adolescenza, ho cominciato a scrivere il diario personale, dal ’62, e continuo ancora oggi a scriverlo. Anche gli studi a scuola hanno contribuito a far crescere la mia passione per la poesia e, nel corso degli anni, sempre ho sentito il desiderio di leggere tante poesie».

In questo periodo di emergenza sanitaria, il Coronavirus ha ispirato alcuni poeti. Che ne pensa?
«Ho letto una poesia e apprezzo chi l’ha scritta, ma non amo la poesia d’occasione. Io sono portata di più alla meditazione e ai tempi lunghi e sul mio profilo Fb ho postato una poesia sull’11 settembre raccontato a un cane, che scrissi dieci anni dopo l’evento. Tutti ci ricordiamo cosa abbiamo fatto quel giorno, l’11 settembre. Io ero dal veterinario e racconto quel momento. Ho deciso di postare questa poesia perché lo smarrimento provato in questi giorni, è simile a quello che io provai l’11 settembre 2001. Se l’11 settembre, però, c’era la vicinanza fisica e gli amici potevano vedere insieme i notiziari seduti sui divani, ora le notizie ognuno le può guardare da solo nella propria casa. Per me ci sono dei collegamenti tra l’11 settembre e questo periodo che stiamo vivendo».

L’11 settembre raccontato a un cane

Dalla torre scoperchiata di cartone
sbuca un gattino grigio magrissimo
nella sala d’aspetto del veterinario
madre e figlia adolescente raccontano
che si era infilato nel motore di un’auto
e doveva averne fatta di strada prima
che lo trovassero miracolosamente vivo
tremante imbrattato di olio e benzina.

Ora è qui per la visita insieme agli altri
animali – anch’io ho il mio cane da curare
dopo aver temuto che morisse avvelenato
maternità di sguardo e protezione
mentre si sbriciolano le twin towers
male in onda senza fine sui teleschermi
dell’11 settembre 2001.

Ci sarà un tramonto rosso sul mare del ritorno
a vedere i notiziari passeremo a casa di amici
ci stringeremo sui divani come cuccioli
nella sala d’aspetto del mondo – vero Alice?

La pietra salvata, Il lavoro editoriale 2016

Quanto è grande il bisogno di poesia, a suo avviso, nella società attuale e tra le nuove generazioni?
«Alcuni dicono che è grande, io dico che la poesia è tutto e aiuterebbe. La poesia si può trovare anche in tante pagine di prosa, da Proust a Virginia Wolf, fino ad Albert Camus. Però molti entrano in libreria e non acquistano libri di poesia, perché continua ad esserci una sorta di soggezione, come ci volesse chissà cosa per capire la poesia, e invece non è vero. Ci sono tanti poeti come Saba, Caproni, Pasolini che si capiscono, anche la mia poesia credo che si capisca facilmente, quindi secondo me il bisogno di poesia non è cosciente e va coltivato. Per quanto riguarda i giovani, poi, credo che tutte le iniziative, come Poetry Slam e Facebook Poetry, organizzati dal festival La Punta della Lingua, incoraggino e attirino i giovani».

Lei ha partecipato anche a numerose manifestazioni, nelle quali la poesia si è intrecciata alla fotografia, alla pittura, alla musica.
«Sono stata molto contenta di tutte le esperienze che ho fatto, in cui la poesia si è unita alla musica o alla fotografia. Io scrivo anche poesie di tre versi che si chiamano haiku, poesia che risale alla tradizione giapponese. Un haiku messo vicino a una fotografia, crea una risonanza maggiore: ci sono le suggestioni delle foto, ma anche quelle della poesia e il lettore è chiamato a trovare il legame. Un haiku per me è un’istantanea del cuore, cioè descrive una sensazione racchiusa in un’immagine».

MARIA GRAZIA MAIORINO è nata a Belluno, vive e lavora ad Ancona. Scrive poesie, racconti, saggi di critica letteraria; i suoi testi sono apparsi in riviste e antologie. Ha pubblicato le raccolte di poesia: E ho trovato la rosa gialla (Forum 1994); Sentieri al confine (nell’antologia 7 poeti del premio Montale, Scheiwiller 1997); Viaggio in Carso (Edizioni del Leone 2000); Dare la mano a un albero, fotografia e haiku (Rocciaviva 2003); Di marmo e d’aria (Manni 2005); I giardini del mare (Pequod, 2011); La pietra salvata (Il Lavoro Editoriale 2016). Ha pubblicato con Gwynplaine due libri di racconti, L’America dei fari (2013) e Angeli a Sarajevo (2015), e con Affinità Elettive la seconda edizione del romanzo L’azzurro dei giorni scuri (2018).

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