ANCONA – «Nel Giorno della Memoria è nostro dovere ricordare il dramma della Shoah, trasmettere alle giovani generazioni il profondo significato della memoria, i valori imprescindibili del rispetto, della libertà, della tolleranza, affinché gli orrori del passato non si ripetano mai più». È il pensiero del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli nella Giornata della Memoria che ricorre ogni 27 gennaio, a ricordare la stessa data del 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, rivelando al mondo intero l’orrore del genocidio nazifascista.
Un pensiero che il governatore ha voluto lanciare da Roma dove di trova per l’elezione del presidente della Repubblica, insieme agli altri grandi elettori designati dal Consiglio regionale delle Marche, ovvero Dino Latini e Maurizio Mangialardi.
Anche il presidente del Consiglio regionale Dino Latini ha voluto sottolineare l’importanza della ricorrenza: «Negare l’evidenza dell’Olocausto è la battaglia quotidiana di storia che dobbiamo condurre giorno dopo giorno se vogliamo noi europei avere un futuro di civiltà».
Il capogruppo in Consiglio regionale del Pd Maurizio Mangialardi, a Roma per la quarta chiama, definisce «un onore immenso avere avuto l’occasione di confrontarmi con Liliana Segre sul profondo significato di questa celebrazione».
«La forza, la sensibilità e la dignità di questa grande donna affondano le radici nel ricordo di chi è sopravvissuto alla tragedia della Shoah – spiega -. Un ricordo che oggi Liliana Segre continua a tenere vivo nelle tantissime occasioni pubbliche e negli incontri con le scuole affinché, come sosteneva Primo Levi, ciò che è accaduto con l’Olocausto non si ripeta mai più. Un messaggio più che mai utile, direi anzi fondamentale, per difendere la nostra democrazia, la nostra libertà, i nostri diritti, e riaffermare l’idea di una società coesa, inclusiva e solidale. Una società opposta a quella che alcuni vorrebbero, avvelenata dal rifiuto della diversità, dall’intolleranza e dal razzismo, troppo simile a quella odierna, dove proprio una donna come Liliana Segre, condannata giovanissima dal fascismo a vivere il dramma del campo di sterminio, è costretta a parlare ai giovani di speranza e futuro sotto la protezione di una scorta. Eppure lei non si dà per vinta. E alle minacce dell’estrema destra, come ai raccapriccianti auguri di morte di certi “leader” politici che – orrori della politica italiana – in queste ore siedono ai tavoli nazionali dove sono in corso le trattative per l’elezione del Capo dello Stato, continua a opporre la forza delle idee e la virtù dell’ironia. Davvero una grande lezione per tutti noi».