Ancona-Osimo

Il giro delle Marche in bici che «piace anche ai divi di Hollywood». Intervista al ciclista blogger Mauro Fumagalli

Mauro Fumagalli si occupa di cicloturismo da anni: a lui si rivolgono turisti italiani e stranieri. «Bene la ciclovia Adriatica, ma puntiamo anche sull'entroterra»

Un paio di scarpe per pedalare e una borraccia per ricaricarsi: tanto basta a scoprire le Marche in bicicletta. E se ad aiutarci sono le mappe georeferenziate del ciclista blogger Mauro Fumagalli (fondatore di Marche Bike Life), allora tanto meglio. Fumagalli si definisce un milanese pentito («Pentito di essere nato a Milano», scherza). Ama a tal punto le Marche da aver fondato, undici anni fa, un’azienda che si occupa di cicloturismo. Ora, vive a Civitanova.

A lui, si rivolgono turisti italiani e stranieri che vogliono trascorrere in riservatezza un periodo di villeggiatura nell’unica regione italiana al plurale, le Marche. Tra loro, persino i divi di Hollywood. Oggi (3 giugno), è la giornata mondiale della bicicletta, un mezzo – questo – che «è utile per lo sport, per il lavoro, per il tempo libero, ma soprattutto per conoscere territori nuovi e inesplorati».

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«Sempre più persone – sottolinea Fumagalli – utilizzano la bicicletta per le vacanze. Stando ai dati odierni, facendo un raffronto con quelli di dieci anni fa, possiamo constatare come il numero di utenti che usa la bicicletta sia in costante crescita. La bici sta entrando nelle varie politiche sul lavoro, tanto che molte aziende hanno lanciato il ˊbike to workˊ e poi ci sono progetti per inserirle nelle scuole, con il ˊbike to schoolˊ. Il tutto per dare una giusta educazione ai bambini per favorire buone pratiche di ecologia planetaria».

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Fumagalli, com’è la situazione nelle Marche?
«Per la famiglia, la ciclabile d’eccellenza è la ciclovia Adriatica, che da Pesaro arriva a San Benedetto del Tronto. Un punto in cui genitori e figli possono pedalare in totale sicurezza. Ma mi lasci dire anche un’altra cosa…».

Prego.
«Per il cicloturismo marchigiano, noi puntiamo molto sull’entroterra. Ci sono tante strade dismesse dal traffico pesante, strade bianche, seconde strade e vie di campagna di cui le Marche sono ricche. Strade che abbiamo messe a sistema in un progetto chiamato ˊNoi Marche Bike Life – Strade di Marcaˊ, grazie a cui abbiamo mappato e georeferenziato quasi 700 chilometri di strade abbandonate delle cinque province della regione. Sentieri percorribili le cui indicazioni sono reperibili grazie ad un codice Qr. Sul web, puoi trovare le varie strade recensite che possono essere fatte in totale tranquillità e sicurezza».

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Un itinerario di 700 chilometri accessibile dal telefonino?
«Sì, un modo per fare esperienze cicloturistiche e conoscere il territorio, le nostre bellezze, i borghi antichi, la storia, l’arte, la cultura, l’enogastronomia. Durante il tragitto, ci sono aziende di prodotti caseari disposte a far conoscere le loro prelibatezze e strutture ricettive che ospitano ciclisti, i bike hotel».

C’è la segnaletica a terra?
«Per quanto riguarda la frecciatura, dovremmo iniziare quest’anno grazie a fondi che stiamo recuperando tramite bandi regionali. Per ora il sentiero è solo georeferenziato, c’è la traccia sul sito e ci si può affidare a un navigatore tom-tom».

Le città marchigiana più all’avanguardia sul fronte ciclabile?
«Sulla costa, c’è Pesaro con il progetto della bicipolitana. Fano si sta sviluppando notevolmente, così come Senigallia. Ma anche Ancona, con la nuova ciclopedonale del Conero che ti fa pedalare dal centro a Portonovo. Civitanova si sta muovendo; bene anche Porto San Giorgio, con il ponte sul fiume che ha collegato Fermo. Ok San Benedetto ma pure Sarnano, coi percorsi sui Sibillini. In tutte le Marche ci sono begli spunti che stiamo seguendo. L’attenzione nei confronti delle biciclette è diventata importante, le amministrazioni di questi Comuni si stanno dando da fare».

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Però siamo ancora un po’ indietro, non trova?
«In confronto al Trentino, alla Toscana o all’Emilia-Romagna sì. Le amministrazioni dovrebbero crederci e investire di più, accogliendo i biciplan cittadini o i vari collegamenti delle ciclovie. E poi è necessario affidarsi agli esperti. Ci sono tanti progetti in mano a gente che non è del settore e a volte si commettono errori importanti. Ad esempio, si realizza una ciclabile che finisce nel nulla, non si dà spazio ai servizi di noleggio, a punto di ricovero o di riparazione delle bici. Se pensiamo allo sci, in Trentino, funziona tutto. Dovrebbe essere così anche per i ciclisti».

Cosa migliorerebbe?
«Il collegamento tra Civitanova e Porto Sant’Elpidio. C’è un ponte che manca sul fiume Chienti. E manca da tantissimo tempo. Era dato per fatto sei anni fa, ma siamo ancora al punto di partenza: solo promesse. Quando accompagno i turisti del Nord, o quelli stranieri, devo fargli fare percorsi alternativi ma pericolosissimi. Per riprendere la ciclabile, a Porto Sant’Elpidio, bisogna transitare sulla Statale 16 ed entrare sotto un ponte in contromano. I Comuni si muovano e si assumano le loro responsabilità».

Se dico ˊebikeˊ?
«Rispondo che hanno aumentato il giro d’affari e l’utenza. Su dieci tour, sei sono con l’ebike. Anche chi non è un professionista deve poter godere di qualche momento di relax in bici, senza fare troppa fatica».

È vero che le Marche sono richieste persino dai divi di Hollywood?
«Qualche anno fa, ci ha contattato uno straniero che voleva venire a fare una vacanza in bicicletta nelle Marche. L’abbiamo incontrato e solo dopo abbiamo scoperto che era un attore di Hollywood».

Chi era?
«Mandy Patinkin, che ha prestato il volto a Jason Gideon, nelle prime due stagioni di Criminal Minds. Lo abbiamo accompagnato per una settimana. È arrivato direttamente dal festival del film di Berlino».

E poi?
«E poi un giorno ho accolto 5-6 ragazzi ed è emerso che due di loro erano registi del programma Geo (condotto da Sveva Sagramola), su Rai 3. Il gruppo è venuto alla scoperta delle Marche e successivamente a tornare è stata la troupe, per registrare una puntata che è stata trasmessa tempo fa».

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