ANCONA – È stato un avvio caotico seguito da una fase di assestamento, quello dell’introduzione dell’obbligatorietà del Green pass per la consumazione al tavolo all’interno di bar e ristoranti (al chiuso). Venerdì 6 agosto, giornata in cui è scattato l’obbligo, c’è stata una sorta di scossone: «Il primo giorno è stato il caos» dichiara Massimiliano Polacco, direttore Confcommercio Marche Centrali, ma già dal giorno successivo «la situazione era più normale».
Superato qualche problema con l’app di verifica del Qr code, di cui si sono dovuti dotare gli operatori per il controllo della certificazione verde, e l’impatto con la novità, restano sul tavolo alcuni dubbi.
Se da un lato, grazie all’impegno di Confcommercio sul fronte nazionale, le strutture ricettive sono state esentate dall’obbligo del pass che avrebbe comportato una catena di cancellazioni, ristoranti e bar sono in attesa da parte del Governo di una circolare di chiarimento sull’obbligo o meno per loro di chiedere il documento di identità per verificare la rispondenza tra il nominativo intestatario del Green pass e l’identità di chi lo esibisce.
Insomma operatori e associazioni «chiedono chiarezza sui provvedimenti assunti» e che questa arrivi contestualmente al varo delle nuove regole e non dopo. In questa prima fase «non risultano sanzioni elevate nei confronti dei locali» per il mancato rispetto delle disposizioni legate al Green pass, ma secondo Polacco la misura porterà inevitabilmente «a qualche perdita economica» per gli imprenditori del turismo.
«La stagione sta andando ancora bene, bisogna stringere i denti e andare avanti, nonostante le continue dichiarazioni sui rischi legati ai cambi di colore, che non fanno bene al turismo». La fetta più importante del business per gli operatori turistici si gioca tutta in queste settimane, proprio quelle che hanno visto andare in vigore la novità, il pass vaccinale, che per mangiare al ristorante fino ad un mese fa non sembrava neanche una remota possibilità.
La preoccupazione degli operatori adesso è legata anche al mese di settembre quando è il turismo degli stranieri a fare la parte del leone, per questo Confcommercio sta facendo pressing a livello nazionale affinché sia fatta chiarezza sull’applicazione dei pass degli altri paesi.
Intanto nei locali oggetto di obbligo del pass vaccinale non mancano le polemiche: da un lato ci sono gli operatori che lamentano un aggravio delle loro incombenze, mentre dall’altro i clienti che non posseggono il lasciapassare si sentono in qualche modo “ghettizzati”.
«Nessuna criticità – spiega lo chef del ristorante il Molo a Portonovo, Simone Baleani, dell’Unione Regionale Cuochi -: i clienti sono allineati alle regole e c’è tanta gente. Anche i colleghi dei ristoranti più vicini ci segnalano che tutto procede bene e che la clientela è ordinata e rispettosa sia per quanto riguarda le misure anti-contagio, sia per quanto riguarda l’obbligo della certificazione verde».
Baleani spiega che dall’introduzione del pass, solo un cliente inglese è risultato essere non in regola con la certificazione verde.
«Lo stiamo chiedendo e ci siamo stancati di fare il lavoro di altri personaggi pagati da noi contribuenti» dichiara senza mezzi termini Giorgio Tucci, titolare del ristorante della Rosa a Sirolo, che racconta di ricevere lamentele da parte della clientela «scocciata di dovere fare altre alle code, oltre a quelle già fatte per andare in spiaggia e per salire in autobus, pieno zeppo».
Per i bar il momento più critico della giornata con il pass è quello delle colazioni, quando si concentrano anche una decina di persone nello stesso istante e non è sempre facile controllare la certificazione a chi sceglie di consumare seduto all’interno del locale, per una consumazione veloce al bancone il pass non è richiesto.
«La maggior parte delle persone sceglie di consumare fuori – ci spiega Alessia Catena, del Bar Luca a Osimo Stazione – perché magari nello stesso tavolo alcuni hanno il Green pass ed altri no, quindi per stare insieme optano per mangiare nei tavoli all’esterno del locale».
«Alcuni clienti ci avvisano subito di avere il Green pass – prosegue – e si offrono di esibirlo, mentre altri invece si lamentano di doversi portare dietro la certificazione, però complessivamente l’impatto si vede più nel weekend, perché durante la settimana sono colazioni veloci al bancone per le quali il pass non è necessario».