ANCONA – Primo bilancio meno doloroso del previsto per gli esercizi commerciali interessati dall’introduzione dell’obbligo di esibire il Green pass base, ovvero parrucchieri, barbieri e centri estetici. La nuova misura, entrata in vigore il 20 gennaio, impone, per accedere a questi negozi, di avere e mostrare la certificazione verde base, ovvero il Green pass che si ottiene anche con l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare.
«Non è cambiato molto rispetto ai giorni precedenti l’introduzione dell’obbligo di Green pass – spiega Sara Ottavianelli di Plein de Lune Estetica & Benessere di Castelfidardo – la clientela è sempre la stessa e al momento, per come sta andando questo mese di gennaio, mostra la stessa tendenza di quello dell’anno scorso».
«A parte qualche richiesta strana, come quella di farsi i capelli all’aperto, per il resto finora sta procedendo tutto bene – spiega Paolo Pizzichini, del centro Degradè Joelle di Osimo -. Al momento non vediamo nessun calo di clientela, mentre nelle giornate precedenti il 20 abbiamo notato un afflusso più alto del solito». Insomma in alcuni casi chi ha il Green pass base è corso a mettere in ordine la chioma, per evitare di doversi sottoporre al test per recarsi in queste attività.
«Alcuni esercizi commerciali – spiega il professor Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche – percepiscono questo nuovo obbligo come un aggravio sull’operatività, ma considerata la stretta vicinanza con il cliente, considerano questo controllo una forma di garanzia per tutelare la propria salute e quella dei propri collaboratori, al fine di evitare interruzioni involontarie dell’attività. Lo stesso cliente si sente più tutelato».
Il presidente regionale del settore Benessere di Confartigianato Daniele Zucchini chiede più controlli «per evitare che le norme di sicurezza siano aggirate da chi lavora a casa, in nero». Zucchini evidenzia che i fenomeni di abusivismo «si sono acuiti durante questo periodo di pandemia, e temiamo possano avere una ulteriore recrudescenza: è forte il rischio che coloro che non hanno il Green Pass “base” si rivolgano a operatori non autorizzati che esercitano a domicilio».
L’associazione stima sulla base dei dati dell’Istat, nei servizi alla persona un tasso di lavoro indipendente irregolare del 27,8%. «L’abusivismo – aggiunge – rappresenta un vero pericolo per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola: la crisi pandemica e i conseguenti interventi restrittivi hanno determinato effetti pesanti sulla spesa delle famiglie, con ricadute molto gravi sul settore del benessere».