ANCONA – Comunità ebraica di Ancona in apprensione per la guerra tra Hamas e Israele. «Questi giorni li stiamo vivendo molto male», le parole di Marco Ascoli Marchetti, il presidente dorico della comunità ebraica.
«Siamo davvero preoccupati – dice –, è una situazione mai vista, di una crudeltà e di una efferatezza inaudite. Nemmeno i nazisti facevano certe cose – riflette –. Si sta tagliando la testa ai bambini, si fa irruzione in un rave party, in un momento di festa, si sevizia la gente. Mi domando che mondo sia questo».
Nei giorni scorsi la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche della Comunità ebraica, Noemi Di Segni, si era chiesta i motivi per cui organizzazioni internazionali quali Amnesty e Croce Rossa non fossero intervenute immediatamente. Aveva dichiarato alla stampa (in un’intervista al Qn): «Ma in queste ore dov’è la Croce Rossa, dov’è Amnesty International? Perché non sono intervenute immediatamente come hanno fatto per altri conflitti? Oppure sono agenzie distorte…».
Dubbi che si pone anche Ascoli Marchetti: «Dispiace constatare il silenzio di queste organizzazioni, che solitamente sono molto pronte a farsi sentire, in altri casi».
Intanto la prefettura di Ancona, in accordo con la questura dorica, in sede di Coc, Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha innalzato i livelli di allerta nei punti considerati sensibili: parliamo delle due sinagoghe di Ancona, entrambe in via Astagno, a Capodimonte, ma anche di quella di Senigallia. Nelle Marche ci sono anche quelle di Pesaro e di Urbino (di competenza degli uffici pesaresi). Nei giorni scorsi gli agenti della Digos (il reparto antiterrorismo della polizia di Stato) avrebbero attenzionato sia le sinagoghe sia i cimiteri ebraici di Cardeto e Tavernelle, ad Ancona.
«Noi continuiamo la nostra vita normalmente. Le sinagoghe sono tutt’ora aperte per le preghiere, le festività e le celebrazioni. Non ci lasciamo intimorire», fa Ascoli Marchetti, che l’ultima volta che è stato in Israele era il 2018.
«Saranno circa 4-5 anni che non vado, le cose sono cambiate. Però tutti noi abbiamo tantissimi conoscenti, parenti e amici là. Di italiani ce ne sono tanti in Israele. Ci sentiamo, certo. Si respira preoccupazione, anche perché non si vede una via d’uscita in tempi brevi». Di Segni, sempre al Qn, aveva ventilato di «radere al suolo Hamas». «Beh meriterebbe questo – chiosa il presidente di Ancona – però bisogna ragionare e capire cosa i militari vogliano fare. Credo che non ci sia da porsi sullo stesso piano degli altri, altrimenti diventa una battaglia senza fine, ci si scanna a vicenda e questo non porta da nessuna parte. Io spero che Israele alzi la voce, ma anche le mani per rispondere a questi continui attacchi. Però – l’augurio del presidente dorico – usiamo tutti un po’ di saggezza. Quel poco che resta».