ANCONA – Il disperato tentativo di bloccare la pompa idraulica per fermare il verricello. Poi il rovesciamento in pochi secondi. L’armatore Lauro Mancini è rimasto intrappolato nella casetta dove ha trovato la morte dopo il ribaltamento del peschereccio.
La testimonianza
«Ho visto un’ombra passarmi accanto – avrebbe riferito Fabrizio Trinchera, comandante della vongolara affondata, ad alcuni colleghi subito dopo essere stato portato in salvo – era sicuramente Lauro che correva verso la cabina dei comandi nel tentativo di fare qualcosa». Di sicuro ha cercato di fermare il verricello che stava riavvolgendo il cavo d’acciaio per riportare a bordo la draga idraulica. Erano passati, infatti, appena dieci minuti dall’inizio della battuta di pesca. La vongolara Emilia si trovava al largo del pontile della raffineria Api di Falconara. Tra l’altro sarà da appurare se l’imbarcazione si trovasse in una zona interdetta alla pesca. Ma nel far riemergere il ferro, chiamato così in gergo, qualcosa è andato storto. La draga si è incagliata. Forse uno scoglio. O peggio un cavo, o una condotta dell’Api. Cosa abbia causato la tragedia è ancora al vaglio delle autorità. Fatto sta che l’imbarcazione si è subito intraversata.
Una manciata di secondi
«Si è svolto tutto in una manciata di secondi – ha raccontato Trinchera – quando la barca si è messa di traverso mi sono lanciato in acqua». Poi il silenzio nell’oscurità del mare. «Ho cominciato a gridare: Lauro, Lauro – prosegue il comandante – credevo fosse riuscito a buttarsi in acqua anche lui». Ma purtroppo per Lauro Mancini era già troppo tardi. Il marittimo, prigioniero della cabina dei comandi, non è riuscito a trovare la via di fuga per riemergere. Fabrizio Trinchera, invece, si è arrampicato sulla chiglia del peschereccio rovesciato e ha iniziato a gridare aiuto con tutta la voce che aveva in gola. I primi a prestare soccorso sono stati i marinai della vongolara Giuseppina del comandante Roberto Burattini.
Il salvataggio
A carpire l’attenzione del comandante della Giuseppina è stato un segnale radar che indicava la presenza di un ostacolo a pochi metri di distanza. «Credevo si trattasse di un’imbarcazione della piccola pesca – riferisce Burattini -, ma nonostante il buio, la sagoma che riuscivo a scorgere non sembrava quella di una barca». Infatti era la chiglia dell’Emilia che affiorava dall’acqua. Così Burattini decide di avvicinarsi. «Da lontano sentivamo gridare aiuto – racconta il comandante – una volta riconosciuto il collega, capimmo subito che la situazione era grave. Ho chiesto dove fosse Mancini». «Lauro è ancora sotto» ha risposto il superstite. Il recupero è avvenuto poco dopo per opera dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco.