ANCONA – «Gli attestati di idoneità alloggiativa rilasciati ultimamente dal Comune di Ancona sono in violazione sia dei parametri previsti dalla Legge Regionale, sia di quelli specificatamente dettati dalla Delibera Regionale 538/2007, e riducono drasticamente il numero dei familiari che possono abitare in un determinato alloggio». È quanto sostiene una nota stampa diramata dall’Ambasciata dei Diritti Marche nella giornata di oggi – 13 luglio.
L’associazione che promuove i diritti di cittadinanza ricorda che l’idoneità alloggiativa «è un documento obbligatorio richiesto per conseguire il nullaosta al ricongiungimento familiare» e che gli attestati rilasciati dal Comune dorico andrebbero a «bloccare», stando a quanto sostiene l’Ambasciata dei Diritti, «numerose procedure di ricongiungimento familiare».
La norma di riferimento del Testo Unico in materia di immigrazione è l’articolo 29, dove al comma 3, lettera a, «è specificato che lo straniero che chiede il ricongiungimento deve dimostrare la disponibilità “di un alloggio conforme ai requisiti igienico-sanitari, nonché di idoneità abitativa, accertati dai competenti uffici comunali”. Ovviamente l’attività di accertamento e certificazione rimessa agli uffici comunali – ricorda l’Ambasciata dei Diritti – deve necessariamente basarsi sui parametri di legge» ovvero «nelle disposizioni che in ambito regionale disciplinano l’edilizia residenziale pubblica».
L’associazione fa notare che la legge regionale sull’edilizia abitativa con una successiva delibera del 2007 «ha determinato i parametri minimi abitativi da assumere come riferimento nei procedimenti di ricongiungimento familiare», un provvedimento al quale «diede un fondamentale contributo l’Ambasciata dei Diritti poiché il tema del ricongiungimento familiare ci è sempre stato a cuore» e che ebbe origine «dall’esigenza di facilitare il ricongiungimento tra familiari che spesso sono rimasti separati per lungo tempo e che per ricongiungersi sono costretti a districarsi nelle complesse maglie burocratiche e tra limiti e vincoli imposti dallo stesso del Testo Unico in materia di immigrazione, limiti e vincoli che gravano pesantemente sulla vita quotidiana di tanti migranti che vivono in Italia».
L’Ambasciata dei Diritti scendendo nel dettaglio sostiene «per fare un esempio concreto di ciò che sta accadendo nel Comune di Ancona» che «per un’abitazione di 47mq è stata rilasciata l’idoneità abitativa per una sola persona, mentre secondo la Delibera Regionale sopra richiamata il medesimo alloggio di 47mq consentirebbe ai fini del ricongiungimento familiare la convivenza di 3 persone».
Per questo l’associazione invita il Comune di Ancona ed i relativi sportelli competenti a prendere conoscenza della legge regionale e della delibera sopracitata, al fine di «modificare tempestivamente i parametri di idoneità abitativa applicati e di procedere al riesame e correzione degli attestati già rilasciati sulla base dei parametri errati ed illegittimi. Ci attiveremo da subito con dei casi pilota per monitorare la situazione e per portare fino in fondo questa nuova battaglia a tutela dei diritti fondamentali dei migranti che vivono ad Ancona».
L’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Ancona, Paolo Manarini i cui uffici hanno competenza in materia, interpellato sulla vicenda, afferma che «se l’Ambasciata dei Diritti ha delle osservazioni da fare o lamenta una applicazione delle norme non corretta, che lo esplichi in maniera precisa e circostanziata, così che possiamo controllare e verificare se gli uffici hanno agito secondo le norme».
L’assessore si dice comunque «sicuro che i nostri uffici siano osservanti delle norme da applicare» e si dichiara «disposto ad incontrare l’Ambasciata dei Diritti». Manarini sottolinea inoltre l’importanza che le associazioni «si rapportino con le Istituzioni, cercando un contatto diretto o facendo delle osservazioni in maniera circostanziata, altrimenti è come rispondere “al buio”».
L’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ancona, Emma Capogrossi, ricorda che l’amministrazione comunale gestisce un centro servizi per i migranti tramite il quale «supportiamo gli stranieri per quelle che sono le procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno e di ricongiungimento familiare, ma non per l’idoneità alloggiativa» la cui competenza è passata ai Lavori Pubblici.
Intanto il centro servizi per i migranti continua a fare il suo lavoro attraverso l’organizzazione di corsi di lingua italiana e altre azioni legate all’inclusione.