ANCONA – Iginio Massari apre in centro. Il noto pasticciere si rivolge direttamente agli anconetani: «Siete curiosi? Allora veniteci a trovare, vi aspetto». Gli ampi locali di piazza Kennedy 2 non sono più sfitti da tempo. Prima un negozio di elettronica e di cartucce per stampanti, poi una rivendita di cialde per caffè. Quindi, i cartelli ˊaffittasiˊ per diversi mesi. E ora, l’elegante ˊpop-up storeˊ dell’alta pasticceria Massari, che tra i clienti vanta pure il cantante Francesco Renga.
E chi l’avrebbe mai detto che quel giovane 16enne emigrato in Svizzera per imparare un mestiere sarebbe diventato uno dei maestri pasticcieri più bravi del mondo? Iginio, che abbiamo visto su ˊMasterchefˊ, nei programmi di Sky, Cielo e ospite a ˊDomenica Inˊ, è nato a Brescia e ha 81 anni. Considerato ˊil padre del panettoneˊ, i libri del ˊRe dei dolciˊ sono tradotti in diverse lingue del mondo e le creazioni targate ˊMassariˊ sono vere e proprio opere d’arte.
«Ho scelto di aprire qui perché i due primi ˊpop upˊ, a Pesaro e Civitanova, hanno risposto davvero bene e Ancona si pone a metà strada dell’Italia – dice lui – È una città che è nel mondo dell’industria e la considero un luogo ˊad hocˊ per uscire dagli schemi tradizionali ed entrare nel mondo dell’alta pasticceria di Iginio Massari. Porteremo novità e dolci innovativi, come nel nostro stile. Le persone, con l’alimentazione, devono vivere il loro tempo, non quello del passato. Il passato è un ottimo ricordo, ma vede noi non andiamo più a piedi da secoli. Ci muoviamo coi mezzi e l’alimentazione fa parte della nostra vita anche oggi, nell’era della velocità».
«Le Marche? Sì, le conosco – risponde il maestro – Ancona forse un po’ meno». In tanti, in queste ore, si stanno affacciando alle vetrine per capire se Massari sia lì dentro. La gente, ad Ancona, spera di incontrarlo e di stringerli la mano. «Verrò senz’altro a trovarvi appena avrò un momento libero, ci tengo. E io onoro sempre i miei impegni».
Massari ha aperto nella città di Giampaolo Giampaoli, dell’omonima industria dolciaria: «Non lo conoscevo personalmente, ma l’ho sentito dire». Poi, si sofferma sulle tradizioni del nostro territorio: «Voi avete la pizza dolce, una sorta di zuppa inglese». Al telefono, dei suoi dolci parla con felicità e soddisfazione. La pensione? Non ci pensa nemmeno.
Si sveglia tutte le mattine alle 2.30, ma precisa: «Non è una costrizione, lo faccio di proposito per pensare meglio». Splendidi occhi chiari e una tempra da fare invidia a un 20enne, Massari ricorda mamma Rachele: «Il mio dolce preferito è la sua insuperabile millefoglie con crema bavarese». Ad assaggiare le sue opere d’arte, ci pensa la moglie, Maria Damiani, con cui ha avuto due figli, Debora e Nicola: «La mia più severa critica è quella di Marì. Lei vorrebbe che tutti i clienti, entrando in negozio, fossero soddisfatti allo stesso modo, la pensassero tutti alla stessa maniera, ma non è possibile (ride, ndr)».
I dolci, Massari, li rivisita ogni sei mesi: «Ho delle schede con cui facciamo delle recensioni e apportiamo delle modifiche. È importante progredire», riflette. Poca attenzione al denaro, ma tanto amore verso il suo mestiere: «Ho lavorato per trovare soddisfazione in ciò che facevo. Non ho mai avuto passioni, ma ho sempre amato il lavoro. Non ho mai puntato ai soldi, ma alla conquista dei palati. Sono un narcisista? Forse, ma mi sento soddisfatto quando i clienti mi fanno i complimenti».
Chiediamo se il maestro mangi tanti dolci: «Eh, forse pure troppi – commenta – Mangio persino quelli cattivi per rendermi conto di quelli buoni». Mente illuminata, sguardo al futuro: «Il mondo, oggi, è diventato più piccolo, i mezzi sono più veloci. Una volta per fare 50 chilometri con un carretto e un cavallo ci mettevi una giornata. Adesso, se parti da Ancona e vai a Parigi ci metti un’ora e mezzo. E i costi sono relativamente bassi. Perciò, ai giovani che amano questo mestiere dico che se vogliono confrontarsi con pasticceri francesi, beh, partano al mattino e tornino la sera. Cercate un confronto diretto – ribadisce – Guardate le vetrine, entrate a parlare, serve sempre. Bisogna guardare al di là della propria punta del naso per cercare di capire il futuro».