ANCONA – Dal 2011 il dottor Antonio Maria Novelli coordina le residenze sanitarie del gruppo Santo Stefano: “Abitare il tempo” di Loreto, “Residenza dorica” ad Ancona, “Casa argento” a Fossombrone, “Santa Maria in Chienti” a Montecosaro e la residenza psichiatrica giovanile “Beata corte” a Serrapetrona. Lo abbiamo intervistato per fare il punto su una realtà leader nel settore della riabilitazione.
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Quali sono le difficoltà che incontra ogni giorno un operatore del Santo Stefano?
«Ovviamente il nostro è un lavoro che mette gli operatori a stretto, strettissimo contatto con chi soffre, con le fragilità presenti nelle varie strutture del Santo Stefano. Tuttavia non parlerei di difficoltà, visto che i nostri operatori sono “professionisti” e quindi preparati ad affrontare le varie dimensioni della “fragilità” anche dal punto di vista emotivo. Parlerei di valore aggiunto che, ogni giorno, cerchiamo di dare ai nostri pazienti. E questo valore aggiunto nasce dall’attenzione, dal rispetto, dal rapporto umano che cerchiamo di offrire a chi si affida alle nostre cure».
Quali le gratificazioni?
«Le gratificazioni si legano, in larga parte, alle relazioni umane che si stabiliscono con gli ospiti. Rispetto, condivisione del loro stato d’animo, talora vero e proprio affetto. Così come successo con Roberto che ci ha consegnato una splendida lettera dedicata alla sua Bianca (che riportiamo in calce all’articolo), ricoverata nella nostra struttura di “Abitare il tempo” di Loreto che ha commosso e fatto riflettere tutti noi, un soffio d’aria pura».
Ci sono progetti futuri in vista?
«Di progetti il Santo Stefano ne ha molti e i cantieri aperti si moltiplicano. Basti pensare che da quando, nel 2007, è entrato a far parte del gruppo Kos, ha iniziato una espansione nelle Regioni del Centro-Nord che l’ha portato oggi ad avere 38 strutture, tra RSA, strutture riabilitative e centri ambulatoriali, dislocati in sei Regioni italiane, Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Trentino, con circa mille e 900 posti letto e duemila e 500 tra dipendenti e collaboratori. Un settore di attività in forte crescita a fronte di numerose situazioni di disagio familiare e adolescenziale».
Quanto le strutture Santo Stefano sono legate al territorio e aperte attraverso iniziative sociali, culturali, artistiche?
«Decisamente molto, è una delle nostre peculiarità. Il nostro ospite deve continuare a sentirsi, per quanto possibile, attivo e parte di un contesto sociale anche esterno alla struttura. Non mancano, da questo punto di vista, gli esempi concreti di nostre strutture che si aprono al territorio. Proprio recentemente “Abitare il tempo” ha portato alcuni suoi pazienti sul palco del teatro a recitare “Alda Merini”, Montecosaro ha allestito una mostra e ha organizzato appuntamenti e dibattiti culturali mentre “Residenza dorica” ha in programma a giugno la consueta festa dell’estate e inaugurerà un giardino attrezzato per la fisioterapia e la rieducazione funzionale all’aperto che andrà ad arricchire il parco giochi già allestito per i nipoti degli ospiti e per i figli dei dipendenti».
LA LETTERA DI ROBERTO: “E sono 48. Oggi 26 aprile 2017 è l’anniversario di matrimonio, 48 anni che Bianca e io siamo sposati: che dire di tutti questi anni passati insieme? Sono stati meravigliosi, se togliamo gli ultimi cinque, sei o sette anni (non mi ricordo più, sarà l’età o sarà l’Amore?) che è ospite della struttura in cui mi sono dedicato, e continuo a farlo, con amore, con grande Amore alla mia dolcissima Bianca! Quando si vuole bene a una persona, alla compagna della tua vita, alla madre dei tuoi figli, quando le si vuol bene anche più di prima nelle “condizioni” in cui si trova, senza falsa modestia, questo credo sia “vero amore”! In questo periodo le sofferenze sono state sempre riposte in fondo all’animo, sempre con il sorriso sulle labbra. Questi 48 anni non sono stati tutte rose e fiori (come si suol dire) ma insieme si è lottato per superare gli ostacoli che incontravamo cammin facendo, abbiamo “tirato su” due figlie meravigliose che hanno appreso da noi due amore e rispetto. Ci sono alcuni episodi da quando Bianca è ospite nella struttura “Abitare il tempo” che sono scolpiti nel mio cuore e mi danno la forza, l’energia per proseguire, per andare avanti. Non credevo, visto il tempo trascorso, di commuovermi ma recentemente raccontando un episodio mi sono commosso. Bianca era già ricoverata ma stava benino (pur nella malattia) e la facevo passeggiare cingendole la vita con la destra (come se la sorreggessi) e le tenevo la mano sinistra nella mia: lei a un certo punto si è fermata, mi ha buttato le braccia al collo, mi ha stretto a se e mi ha detto: «quanto ti voglio bene». Ho respinto le lacrime e per alcuni minuti le operatrici presenti si sono fermate guardandoci con commozione. Roberto”.