Ancona-Osimo

Il Tar Marche dà ragione agli ambientalisti: «La caccia di alcune specie chiuderà prima»

«Abbiamo ristabilito la priorità dei princìpi fondanti dell'ordinamento comunitario e nazionale, primo fra tutti il principio di precauzione», affermano

Caccia (Foto di jacqueline macou da Pixabay)

ANCONA – Il Tar Marche dà ragione agli animalisti. È stata da poco depositata l’ordinanza cautelare con cui il Tar, tribunale amministrativo regionale, ha deciso, dopo l’udienza del 21 settembre, sul ricorso proposto dalle principali associazioni ambientaliste delle Marche (Wwf, Lipu, Lega abolizione caccia, Lav ed Enpa) contro alcune previsioni del calendario venatorio 2023/2024 emanato dalla Regione Marche.

Il provvedimento del Tar è stato particolarmente favorevole alle ragioni espresse dalle associazioni ricorrenti, in particolare prevedendo che la caccia ad alcune specie (tordo, cesena e beccaccia) dovrà chiudere in anticipo, al 10 gennaio, e che le giornate aggiuntive previste per il periodo ottobre e novembre devono essere dimezzate ad una soltanto.

Pochi giorni prima dell’udienza – dopo la presentazione del ricorso, che ne faceva uno dei motivi centrali – la Regione si era già adeguata al recente regolamento europeo che vieta la caccia con munizioni al piombo nel raggio di 100 metri dalle zone umide. Con tale modifica al calendario venatorio, la Regione ha evitato lo smacco di un’altra bocciatura dei giudici amministrativi e ha introdotto questo importante divieto, punito da una sanzione da 100 a 600 euro, che tutela il grave rischio per l’intero ecosistema dell’utilizzo di munizioni al piombo a contatto con l’acqua delle zone umide.

Il ricorso è stato preparato e discusso in aula dall’avvocato Tommaso Rossi, del foro di Ancona, che è riuscito a spiegare le ragioni degli ambientalisti poi fatte proprie dal TAR. In particolare l’avv. Rossi si è concentrato sul valore e la validità dei cosiddetti Key Concepts, ovvero le date limite indicate a livello nazionale ed europeo per il prelievo di ogni specie, andando a superare le tesi della Regione, troppo favorevoli all’estensione della caccia e prive di adeguato valore scientifico e statistico. 

«Abbiamo ristabilito la priorità dei princìpi fondanti dell’ordinamento comunitario e nazionale, primo fra tutti il principio di precauzione, posti a tutela della fauna selvatica e rimarcato la fondamentale importanza scientifica del parere dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – fanno sapere gli ambientalisti in una nota congiunta – Ricordiamo, peraltro, che l‘Italia è attualmente sotto la lente di ingrandimento della Commissione europea, con una procedura Pilot (anticamera della procedura di infrazione) che riguarda proprio la caccia ad alcune specie durante i periodi di migrazione prenuziale e con le munizioni al piombo nelle zone umide, tutti profili che sono stati “cancellati” dal calendario venatorio marchigiano, in quanto avrebbero creato un gravissimo pregiudizio per l’ambiente e la biodiversità».«Un fondamentale segnale di attenzione da parte del Tar Marche – dicono – verso una materia in passato considerata di scarso rilievo per il mondo giuridico, ma che ha una assoluta centralità per la conservazione della fauna selvatica e di conseguenza per l’equilibrio del pianeta sempre più minato dalla perdita di biodiversità. E’ la conferma che, unite, le associazioni ambientaliste riescono a far valere le proprie ragioni, da anni portate avanti anche in sede giudiziaria con serietà scientifica e competenza giuridica, senza ostinati pregiudizi ma con l’unico obiettivo di aiutare il Pianeta (e chi lo abita) a salvarsi».

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