Ancona-Osimo

Piccolo non è (più) bello. L’importanza delle fusioni e acquisizioni fra imprese. Milantoni: «Il prodotto, seppur di alta qualità, non basta più»

Aggregarsi per competere sul mercato. La ricerca del network Altovalore in sinergia con UnivPm e Fondazione Aristide Merloni

Aggregarsi per crescere e poter competere. Quello delle Fusioni ed Acquisizioni è un fenomeno montante che da Nord sta scendendo verso Sud e ora sta interessando fortemente anche le PMI della nostra regione. «Per avere un futuro in mercati sempre più complessi e globali – spiega Pierluigi Milantoni di Altovalore -, è fondamentale aumentare la propria dimensione aggregando fatturati per fare economie di scala: occorre strutturarsi, acquisendo competenze, unendo le forze e incrementando la trasparenza per calamitare investitori e lavoro».

Come risulta dal Report “Fusioni e acquisizioni di imprese in Italia e nelle Marche”, nella nostra regione, dal 2000 al 2021, sono state realizzate oltre 600 operazioni di finanza straordinaria fra acquisizioni e fusioni (M&A), offerte pubbliche iniziali, accordi di private equity e di venture capital. La maggior parte delle operazioni di finanza straordinaria ha riguardato aziende con sede nelle province di Ancona e Pesaro Urbino. Per approfondire il fenomeno, tracciarne le prospettive e aiutare gli imprenditori a conoscerne logiche, meccanismi e soprattutto opportunità, Altovalore.net Srl, la rete di professionisti specializzati in servizi di consulenza alle PMI, fondata da Pierluigi Milantoni insieme a Paolo Bolli, ha iniziato un percorso con UnivPm e Fondazione Aristide Merloni con lo scopo di produrre, annualmente, un’analisi sull’andamento di queste operazioni. 

Sono più di cento le imprese marchigiane con ricavi superiori ai 50 milioni di euro e oltre 700 quelle al di sopra dei 10 milioni di euro. Cifre indubbiamente rilevanti, ma assolutamente inadeguate se raffrontate con analoghe realtà nazionali e internazionali. La maggior parte delle aziende è infatti di piccola dimensione e fa riferimento al medesimo gruppo familiare.

«La pandemia sta accelerando le fusioni e acquisizioni – evidenzia Milantoni -. Nel nord-est italiano, ad esempio, molti gruppi si stanno rafforzando grazie proprio alle aggregazioni. Le motivazioni che spingono a farlo sono molteplici: sinergie con l’azienda acquisita di carattere commerciale, di know-how, logistica e di altra natura, o conseguimento di economie di scala. L’incremento della dimensione e, di conseguenza, dei flussi di cassa consente infatti di aumentare gli investimenti in progetti di sviluppo di R&S, marketing strategico, internazionalizzazione, digitalizzazione, green economy, oltre a facilitare l’ingresso di nuovi soci ed eventuali percorsi di quotazione (IPO). Un’azienda maggiormente strutturata e diversificata, e dimensionalmente più grande, fornisce migliori garanzie di continuità nel tempo, rappresenta una tutela per il passaggio generazionale, è più attrattiva nei confronti di potenziali finanziatori, del personale dipendente e dei clienti, ha maggiore potere contrattuale con i fornitori».

La concorrenza, del resto, è sempre più aggressiva. «Per essere competitiva – osserva ancora Milantoni -, un’azienda deve investire in una molteplicità di direzioni, quali ricerca e sviluppo, digitalizzazione, internazionalizzazione ed export, green economy, digital marketing, competenze manageriali, etc. Una piccola impresa, pur essendo in equilibrio economico e finanziario, non dispone delle risorse da destinare a tutte queste necessità cosicché magari si limita ad acquistare un macchinario più tecnologico per poi cercare di arrangiarsi sugli altri fronti, generalmente con scarsi risultati».

Da soli, nel mercato odierno, si fa poca strada. «Il prodotto, seppur di alta qualità, non basta più – sottolinea Milantoni -. Ci sono tante aziende in utile del nostro territorio che faticano a competere, non avendo tutte le risorse interne necessarie. Serve un cambio di mentalità per accogliere un mondo per noi nuovo, quello delle operazioni di apertura del capitale verso fondi di investimento ed industriali che, oggi più che mai, è disponibile ad investire nelle PMI. Il rischio è quello di rimanere indietro rispetto a chi, soprattutto nel Nord dell’Italia, sta cogliendo in modo sempre più intenso queste opportunità».

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