ANCONA – “Il prendersi cura è la parola d’ordine per rivoluzionare la nostra società”. È questo il titolo della IV edizione del convegno nazionale sulle cure palliative, che colloca le Marche in prima linea nel panorama nazionale su questo importante tema. «Il ruolo politico – ha affermato Fulvio Borromei – presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona – sotteso ai compiti dei diversi operatori coinvolti in questo percorso e della complementarietà delle azioni di ordine psicologico, clinico, sociale, volte a riconsegnare decoro, umanità e dignità a chi soffre».
Sapersi prendere cura del malato quando non può più guarire. E’ stato questo il tema al centro del convegno che si è svolto nella mattinata di sabato 10 giugno all’Hotel Excelsior La Fonte di Portonovo. L’appuntamento, giunto alla quarta edizione è stato organizzato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona in collaborazione con la Federazione Nazionale dei Medici Italiani (Fnomceo). Si tratta di uno dei maggiori appuntamenti a livello nazionale sulle cure palliative, che colloca le Marche in prima linea nel panorama della ricerca su questo tema.
In Italia l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore è regolamentato dalla Legge 38 del 2010 che sancisce il diritto del cittadino a non soffrire e i cui capisaldi sono le cure palliative e la terapia del dolore, intesa come trattamento per le malattie cronico degenerative. Una dimensione, quella del dolore che acquista rilevanza solo quando entra nelle vite delle persone o in quelle dei loro familiari e di cui si parla fin troppo poco. Nonostante la Legge 38 sia all’avanguardia in Europa, due italiani su tre ignorano l’esistenza di questa legge e non sono quindi consapevoli dei loro diritti e delle possibilità che hanno a disposizione con la terapia del dolore. Questo è quanto emerge dai dati di una indagine conoscitiva della Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti. Appare dunque di fondamentale importanza accendere i riflettori su questi temi. Ed è proprio a questo scopo, che è stato organizzato il convegno di Portonovo al quale hanno partecipato medici provenienti da ogni parte d’Italia.
Il titolo di questa edizione è stato “Il prendersi cura è la parola d’ordine per rivoluzionare la nostra società”. Di questo concetto ne è fermamente convinto Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona, per il quale «Il prendersi cura è una proiezione di tipo intellettuale ed empatico: ci fondiamo con le persone che soffrono e che sono ai margini della società. Quando ci si ammala la nostra dignità viene compromessa, abbiamo bisogno di aiuto, ma se la società vive del concetto del prendersi cura allora non siamo soli. L’etica connessa al dovere di curare – prosegue Borromei – è urgenza morale prioritaria e irrinunciabile. Solo perseguendo questo imperativo della deontologia medica si potranno compiere progressi significativi e sostenere davvero la presa in carico dei pazienti nello stadio finale della vita dando loro la possibilità di esprimere sentimenti, cercando di alleviarne il dolore, comprenderne i bisogni, decodificarne i messaggi e proporzionare le cure necessarie. A questo scopo è opportuno un profondo lavoro interno alla nostra categoria per disporre le basi utili alla realizzazione di una rivoluzione etica nella quale la comunità rappresenti il terminale di ogni azione sanitaria». Borromei ha poi dichiarato che «esiste democrazia solo se si mettono al centro i più deboli – sottolineando – il ruolo politico sotteso ai compiti dei diversi operatori coinvolti in questo percorso e della complementarietà delle azioni di ordine psicologico, clinico, sociale, volte a riconsegnare decoro, umanità e dignità a chi soffre».
Il presidente dell’Ordine dei Medici ha inoltre auspicato la realizzazione di una comunità di accoglienza costituita da medici di base, oncologi, palliativisti, internisti e infine dagli hospice: una rete per contrastare il dolore. «Da anni ormai – sottolinea il leader dei camici bianchi dorici – chiamiamo a raccolta il mondo della medicina, le istituzioni e la società civile per chiedere loro un impegno concreto che consenta al nostro Paese di mettere in atto, sin da subito, i principi che garantiscono l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore».
L’evento coordinato dal Presidente Fulvio Borromei e dalla dottoressa Arcangela Guerrieri, Pediatra e Consigliere Segretario dell’OMCEO di Ancona, ha avuto come tema centrale la capacità di provvedere alle necessità dei pazienti terminali pediatrici. Recenti indagini mostrano infatti che, delle 270.000 persone bisognose di terapie specialistiche per alleviare le sofferenze, 15.000 sono minori e 7.500 sono bambini. A discuterne, nel summit di Portonovo, è stata una delle massime esperte sul tema, la dottoressa Elvira Parravicini, neonatologa, professore Associato di Pediatria alla Columbia University, direttore del Programma Comfort Care Neonatale del Columbia University Medical Center a New York. «Il nostro mestiere è alleviare il dolore – ha affermato la dottoressa – quello dei piccoli neonati e quello dei genitori. Ecco perché dal 2012 ad oggi c’è un incremento considerevole di famiglie che vogliono avvalersi del nostro programma. Abbiamo tettarelle e altri strumenti che permettono ai bambini di deglutire e di rimanere a contatto con la mamma, sentire sapori e odori, nutrirsi. E un team di esperti per assistere le ferite di chi sa che suo figlio non sopravviverà, ma ha comunque diritto a non soffrire».
Al summit hanno partecipato il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi e del direttore generale degli Ospedali Riuniti Michele Caporossi i quali hanno sottolineato l’importanza dell’istruzione, della collaborazione e della sussidiarietà. La professoressa Roberta Chersevani, presidente nazionale di Fnomceo, presente all’iniziativa insieme all’intero Comitato Centrale della Federazione, ha affermato l’esigenza per la professione di occuparsi: «Non soltanto dell’applicazione delle regole, ma anche e soprattutto della relazione di cura. Ci stiamo muovendo in molti ambiti-continua la dirigente nazionale- mettendo in relazione diverse professioni coinvolte nella cura dei pazienti terminali. Questo è un enorme passo avanti di cui le Marche sono protagoniste».
Tra i relatori la professoressa Rossana Berardi, Direttore della Clinica Oncologica degli ospedali Riuniti di Ancona e Professore Associato di Oncologia Medica dell’Università Politecnica delle Marche, la quale ha spiegato che è , di concerto con l’Agenzia Sanitaria Regionale, la IV Commissione Salute della Regione Marche e gli oncologi marchigiani. «Gli obiettivi di questa rete – ha sottolineato la Berardi – sono quelli di garantire ai pazienti equità e appropriatezza delle cure, razionalizzazione delle risorse, ed erogazione delle cure vicino al domicilio del paziente. La rete deve necessariamente includere le associazioni di volontariato che sono una risorsa preziosa per il territorio e che vicariano spesso quanto il servizio sanitario non riesce a fare». La professoressa Berardi nel corso del suo intervento ha illustrato la realizzazione di un documento in collaborazione con le 40 associazioni di volontariato presenti sul territorio regionale, esplicitato in cinque punti. Uno dei punti salienti è proprio la necessità di rendere maggiormente visibile l’esistenza e le attività delle associazioni: «mancando un albo regionale che possa orientare i cittadini – ha affermato la Berardi – è stato realizzato “Marcangola”, un forum delle associazioni di volontariato presente sul portale www.oncologiamarche.it ». Al via dal prossimo anno accademico, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, un corso di formazione rivolto agli operatori non sanitari (volontari, estetiste, parrucchiere) che operano con i pazienti oncologici. Una risposta alla necessità di una formazione specifica e altamente professionale degli operatori manifestata dalle associazioni di volontariato e raccolta dal mondo accademico. Altri punti evidenziati nel documento: la necessità della figura dello psiconcologo e di un interlocutore a livello regionale.
Sul mondo del volontariato si è espressa anche Letizia Di Vincenzo, Membro Direttivo e Responsabile del Servizio Accoglienza ANTEA, associazione di volontariato del Lazio, la quale ha evidenziato che «sono stati fatti passi avanti rispetto al passato ma manca una rete regionale e nazionale che unisca pubblico, privato e volontariato, sia per indirizzare il cittadino, sia per creare una rete tra le professionalità sanitarie coinvolte in modo da facilitare lo scambio di competenze. Manca un coordinamento delle cure palliative». Aurelio Filippini Presidente del Collegio Ipasvi di Varese e Guido Marinoni, Componente del Comitato Centrale FNOMCeO, hanno illustrato infine il ruolo dell’infermiere e del medico nelle cure palliative.