ANCONA – «Ognuno di noi ha una particolarità che può essere lasciata come traccia del suo passaggio. Abbiamo bisogno di insegnanti di merito che aiutino gli studenti ad individuare nel processo formativo la loro unicità e il loro talento, in modo che scoprano cosa fare. E voi studenti, fate la vostra parte, dovete pretendere che vi venga dato quello di cui avete diritto. Abbiate coraggio, si vive una volta sola». Milena Gabanelli, ospite d’onore della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2017-2018 che si è svolta questa mattina nell’Aula Magna d’Ateneo, ha sottolineato che «ognuno è portato per fare qualcosa di unico e, quindi, credo che ciascun insegnante, a partire dalle elementari, debba aiutare gli studenti a scoprire i loro talenti, in modo che poi possano svolgere una professione che amano, nella quale potranno dare il meglio».
Tra toghe e stole di ermellino la giornalista ha parlato della “Molteplicità di canali informativi che non comunicano fra loro“. I tanti mezzi di comunicazione «hanno in comune la velocità. Ognuno cerca di dar prima la notizia, ma il rischio è che vengano riprese notizie non verificate e tutto ciò causa una minore qualità». In senso più ampio, «l’Università comunica poco con il mondo fuori, a cui è destinato il prodotto del suo lavoro di formazione, il Ministero poco con la scuola e qualunque Ministero poco con il settore che deve regolamentare. Spesso leggi e regolamenti vengono fatti da qualcuno che non ha idea di quello su cui sta lavorando. Il reclutamento della classe dirigente non avviene in base a criteri di merito dimostrati sul campo e questo alla lunga si paga».
Il rettore dell’Univpm Sauro Longhi ha illustrato i risultati dell’Università e sottolineato la qualità della «nostra ricerca che è stata riconosciuta di primissimo livello con ben otto dipartimenti classificati di eccellenza e con cinque di questi ammessi ad un finanziamento straordinario per oltre 30milioni per l’assunzione di circa 40 ricercatori e ricercatrici, di cui la metà a tempo indeterminato, e per lo sviluppo di 5 laboratori, collocando la nostra Università tra le primissime posizioni tra tutte le Università pubbliche». Per Longhi, l’Università «deve formare un capitale umano preparato e capace di innovare sistemi produttivi, economici, sanitari e sociali» e «dobbiamo scommettere sulle ragazze».
«Da un’analisi dei dati d’iscrizione – spiega – emerge chiaramente che le studentesse non scelgono ingegneria e, più in generale l’area STEM (Science, Techonology, Engineering, Mathematics). Abbiamo corsi di laurea come Ingegneria meccanica e Ingegneria informatica e dell’automazione, che danno la piena occupabilità a tre anni dalla laurea, con una percentuale di studentesse rispettivamente, del 12% e 14%, le più basse di tutto l’Ateneo. Forse queste scelte concorrono al dato negativo di bassi tassi di occupazione tra le giovani laureate? Forse si ritiene che un ingegnere frequenti spazi non adeguati per una donna o che gli impegni richiesti non sono compatibili con la gestione della propria famiglia? Ma l’organizzazione del lavoro sta cambiando, le fabbriche come le conosciamo ora non esisteranno più, la trasformazione dei processi produttivi e dei servizi renderà l’orario di lavoro più flessibile oltre che più corto. I salari dovranno diventare equi per entrambi i generi, in modo da non screditare le competenze acquisite con ugual sforzo e impegno dalle future lavoratrici. Molte di queste differenze saranno destinate a scomparire, dobbiamo scommettere sulle ragazze anche per i settori scientifici e tecnologici. Nel nostro Ateneo per incentivare l’iscrizione di studentesse ferme al 47,5%, contro una media nazionale del 58%, abbiamo a disposizione solo due strumenti: incentivare le iscrizioni con una riduzione delle tasse per le studentesse e avviare azioni di orientamento già dalle scuole primarie agendo sul piano culturale per abbattere pregiudizi».
Per quanto riguarda l’offerta formativa, «abbiamo introdotto due nuovi corsi di laurea professionalizzanti: Assistenza sanitaria e Tecniche della costruzione e gestione del territorio, per un totale di 50 corsi di studio, di cui 26 triennali e 3 a ciclo unico. Gli immatricolati sono 4150, numero invariato rispetto all’anno precedente e, all’interno delle cinque aree scientifiche, Economia e Commercio incrementa del 20%, Ingegneria Gestionale del 26%, Ingegneria Civile e Ambientale del 28%, Food anche Beverage innovation and management del 40%».
Presente alla cerimonia anche Leonardo Archini, presidente del Consiglio studentesco, che ha sottolineato la distanza tra studenti, docenti e politica. «Si sciopera dagli esami mettendo in difficoltà noi studenti –ha detto – come fossimo solo utenti che pagano un servizio, come fossimo la parte di un contratto e non una componente fondamentale con cui si condivide la conoscenza». Durante le lezioni «il professore insegna dalla cattedra e poi se ne va. Solo nel periodo delle lauree avviene che lo studente si avvicini al professore e gli chieda un tema e consigli specifici nel metodo della ricerca scientifica. Un’istruzione, in cui non c’è spazio per il confronto al suo interno, si indebolisce». A tutto ciò si aggiungono le difficoltà materiali, considerato che «il costo medio di un anno di università è di 9mila euro».
Nell’Aula magna gremita di studenti e docenti, la professoressa Stefania Gorbi, docente di Biologia Applicata (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) ha invece parlato di “Pericoli emergenti e pericoli emersi… nuove minacce per la salute del mare“. La professoressa ha spiegato i danni che «distruttori endocrini ambientali, farmaci, plastiche e microplastiche» provocano sulla salute degli animali marini e dell’uomo. Tra le attività, l’Univpm ha partecipato alla campagna di ricerca e sensibilizzazione “Meno plastica, più Mediterraneo” di Greenpeace e alcuni ricercatori sono partiti a bordo di R4W Race for Water, un catamarano innovativo, completamente alimentato da energia solare e idrogeno, per combattere l’inquinamento da plastiche degli oceani.