ANCONA – L’incendio dei giorni scorsi al porto di Ancona nella zona ex Tubimar, sia nel suo impatto iniziale sia nel suo sviluppo, ha destato tanta preoccupazione nella cittadinanza anconetana. Prima che i vigili del fuoco domassero le fiamme, riuscendo encomiabilmente nel loro compito, chiunque ha provato un sentimento di paura alla vista della scena immortalata poi dalle tante fotografie e video che sono girati sui social negli ultimi giorni. Alcuni anconetani hanno messo a nudo queste sensazioni, offrendo uno spaccato di quello che sono stati i momenti vissuti durante e dopo l’incendio.
«Onestamente non mi sono spaventato perché si percepiva che tutto arrivava in lontananza – spiega Egidio, titolare del Risto-Pub Sepoffà agli Archi -. Per tre giorni abbiamo sentito degli odori sgradevoli e sicuramente abbiamo lavorato molto meno in quanto tanta gente ha evitato di venire nelle nostre zone. Per far capire com’è stato l’impatto, ho preso la bicicletta e mi è caduta una cosa nera sulla maglia. Ho fatto un passo indietro, un altro ancora e ho visto le fiamme altissime. Non è stato un bello spettacolo».
I dipendenti della reception del Seeport, invece, dalla loro posizione geograficamente più alta hanno raccontato quella che è stata la loro nottata: «C’è stato un attimo di tensione e di impressione, da dove siamo noi si vedeva tutto in modo molto chiaro. L’odore era forte, molto forte a tratti, e comunque ci ha costretti a limitare il servizio in terrazza finché la situazione non è tornata alla normalità».
Per Paola, titolare del ristorante Sot’Aj Archi: «La paura c’è stata, è normale vista la situazione. Da sotto agli Archi il bagliore non si percepiva ma la nube alta si vedeva molto bene. Sono stati attimi un po’ particolari perché sia noi che i clienti ci chiedevamo cosa stesse succedendo. Penso a chi si trovasse nelle immediate vicinanze e non credo abbia vissuto una situazione facilmente gestibile».
Infatti, Martina de Il Mandracchio, conferma le difficoltà dettate anche dalla vicinanza del ristorante al luogo dell’incendio: «Siamo dovuti rimanere chiusi nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì. Le fiamme erano molto alte, tanto alte da scavalcarci e l’aria era diventata praticamente irrespirabile. Cosa abbiamo provato? Paura, in quel momento stavamo ripristinando la sala dopo il servizio e abbiamo capito che ci avrebbe sconvolto i nostri piani settimanali».