ANCONA – Ci sono 9 indagati per l’incendio sviluppatosi alla Raffineria Api di Falconara Marittima il 24 febbraio scorso e spento in venti minuti senza feriti. Gli avvisi di garanzia sono partiti in vista dell’accertamento irripetibile disposto dalla Procura della Repubblica di Ancona e cominciato questa mattina all’impianto cracking termico interessato dalle fiamme. Il 24 febbraio si alzò una grande nuvola di fumo nero visibile da chilometri di distanza. Il Noe dei carabinieri aveva sequestrato l’impianto e il pm Irene Bilotta aveva aperto un fascicolo di indagine. I reati ipotizzati sono: emissione di esalazioni nocive in seguito ad incendio sviluppatosi nel reparto mille ottocento cinquanta Thermal Cracking, incendio colposo sviluppatosi nel medesimo reparto e inquinamento ambientale derivato da incendio colposo.
La Procura ha affidato l’incarico all’ingegnere Gabriele Annovi che avrà 60 giorni di tempo per depositare la perizia. L’accertamento dovrà individuare le cause del rogo, capire se è dipeso da una cattiva manutenzione e verificare eventuali inquinamenti ambientali. Gli indagati fanno parte del perdonale dell’impianto della Raffineria. L’azienda Api, in una nota, fa sapere che «è normale che dopo un incendio si indaghi sulle cause. L’azienda sta offrendo agli inquirenti piena collaborazione nella ricostruzione di un evento che, grazie all’intervento efficace delle squadre di Raffineria e dei Vigili del Fuoco, e al pieno coordinamento con gli enti, è stato contenuto ed estinto nel minor tempo possibile. Confidiamo che dalle indagini sia confermato il corretto operato della Raffineria».
L’azienda ha nominato dei consulenti di parte come anche il Comune di Falconara, parte offesa.