Ancona-Osimo

Inchiesta “Ghost Jobs”: la maggioranza dice no alla commissione di indagine

La mozione, firmata da tutte le forze di opposizione (Lega, M5S, Fi, Fdi, 60100, AIC) è stata respinta. Il sindaco Mancinelli: «Una commissione costituita da politici non è lo strumento idoneo per accertare e indagare malfunzionamenti che possono avere rilevanza di illecito»

ANCONA – Respinta dalla maggioranza la mozione sulla costituzione di una commissione di indagine, firmata dal gruppo Lega-MNS e controfirmata da tutte le altre forze di opposizione (M5S, Fi, Fdi, 60100, AIC), per fare chiarezza sulla gestione degli appalti pubblici nel comune di Ancona, dopo la “bomba” dell’inchiesta “Ghost Jobs” che ha portato all’arresto del geometra Bonci e agli arresti domiciliari quattro imprenditori.

Marco Ausili, consigliere Lega

Una seduta del consiglio comunale lunghissima e infuocata quella di oggi (25 novembre), terminata alle 21 tra le urla dei consiglieri di opposizione e di maggioranza. «Con questa commissione d’indagine – ha detto il capogruppo della Lega, Marco Ausili – non ci vogliamo sostituire alla Magistratura, né indagare i comportamenti di un individuo specifico. L’obiettivo della commissione è verificare insieme quello che non ha funzionato. Ci riferiamo ad esempio al funzionamento degli uffici, siamo sicuri che funzionano nella maniera adeguata? La commissione potrebbe servire per individuare i lavori pubblici che potrebbero essere stati eseguiti male, e mettere luce su quello che sta accadendo all’interno della polizia locale. Sembra che volete nascondervi». «Siamo davanti ad un problema politico serio – ha detto il consigliere Angelo Eliantonio (Fdi) – e abbiamo cominciato a chiamare gli anconetani alla mobilitazione. Questa città merita chiarezza e trasparenza. Dovrebbe essere nell’interesse della maggioranza chiarire politicamente quello che è successo. Evidentemente o qualcuno deve nascondere qualcosa oppure i consiglieri di maggioranza non hanno capito quello che sta succedendo nel comune di Ancona».

 

Daniela Diomedi, consigliere Movimento 5 Stelle

Per Daniela Diomedi, consigliere M5S, «la maggioranza non vuole sapere niente e la Giunta continua a manifestare un’allergia al controllo che è pericolosa. Qui c’è un problema di controllo e di sciatteria. Noi continueremo a vigilare». «Purtroppo in questa vicenda – ha denunciato Francesco Rubini, consigliere AIC – il consiglio comunale dimostra di essere incapace di un minimo di autonomia politica e istituzionale rispetto al’organo esecutivo». Arnaldo Ippoliti, consigliere 60100, ha ricordato che «la richiesta di commissione di inchieste non è solo una prerogativa del consiglio comunale ma è disciplinata dall’articolo 82 della Costituzione. Siccome noi qui rappresentiamo i cittadini, è bene portare all’attenzione questioni di interesse pubblico. Non può passare sotto traccia quello che è avvenuto in certi uffici». Per Daniele Berardinelli, consigliere Fi, «la situazione è molto grave, non c’è solo una mela marcia. Non dobbiamo minimizzare la vicenda. Stiamo pensando di fare dei manifesti da affiggere nella città con i volti dei consiglieri di maggioranza che hanno votato contro la commissione di indagine».

Valeria Mancinelli

«Sui fatti di rilevanza giuridica e penale – ha replicato il Sindaco Valeria Mancinelli – non c’è dubbio che debba essere la Magistratura ad indagare. Non può essere la politica. Una commissione d’inchiesta formata da rappresentanti politici non può sindacare o valutare la rilevanza penale o meno, l’illecito o meno, dei fatti già oggetto di indagine. Una commissione costituita da politici non è lo strumento idoneo per accertare e indagare malfunzionamenti che possono avere rilevanza di illecito. Ci sono indagini in corso, rispetto alle quali un’attività di inchiesta della politica può essere di intralcio o di strumentalizzazione dell’indagine penale. Cosa diversa è provare a rispondere alla domanda che la città si pone: nei meccanismi di prevenzione cosa non ha funzionato bene? È una domanda fondata a cui vogliamo provare a dare una risposta. Chiederemo ad altri Comuni che hanno messo in pratica virtuose pratiche, quali concreti meccanismi adottare per controlli preventivi e successivi più efficaci».

Massimo Fazzini, consigliere Ancora X Ancona

«All’interno della Commissione Lavori pubblici possiamo fare due cose – ha detto Federica Fiordelmondo (Pd) – fare un’indagine per capire come funzionano i nostri uffici, in particolare, l’ufficio Lavori pubblici, e confrontare le diverse strategie che utilizzano gli altri Comuni per attuare un controllo più alto». «Non crediamo che una commissione d’indagine possa essere di aiuto – ha detto Massimo Fazzini, capogruppo di Ancora X Ancona – in quanto la situazione è sotto il vaglio degli organi inquirenti. La commissione d’indagine quindi si sovrapporrebbe alle indagini della Magistratura. Verso gli organi inquirenti abbiamo piena fiducia e ora è importante portare avanti il governo della città. Ci sono molte cose da fare ed è giusto non paralizzare la macchina operativa. Questo è l’interesse primario per i cittadini». «Non c’è la paura di nascondersi – ha detto Claudio Freddara (Pd) – è giusto che le indagini le faccia la Magistratura. Vorremmo invece capire come mai il piano anticorruzione non ha funzionato, per poter implementare il piano. Ritengo che su questo il consiglio possa fare la propria parte, per evitare che in futuro quanto accaduto si ripeta».