Ancona-Osimo

Industria Marche, tiene l’export. Bene le imprese che investono in brevetti, sostenibilità e digitalizzazione

Il punto nel Rapporto annuale Economia e finanza dei distretti industriali della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

pannelli fotovoltaici, energia elettrica, risparmio energetico, energie rinnovabili

In un contesto macroeconomico che continua a presentare incertezze il tessuto economico e produttivo marchigiano conferma la presenza di importanti punti di forza, a partire dalla presenza dei distretti industriali e dei rapporti di filiera, pur senza dimenticare sfide e criticità che attendono risposta. Questo quanto emerge dal Rapporto annuale Economia e finanza dei distretti industriali della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Le difficoltà contingenti, spiegano gli economisti del Gruppo, non modificano la competitività del manifatturiero italiano, la presenza di filiere corte sostiene qualità delle produzioni e tenuta degli approvvigionamenti, la forte propensione all’export è un costante che ha finora sostenuto i fatturati delle aziende anche a fronte di una domanda interna debole. Tutte caratteristiche delle quali può fregiarsi anche il sistema economico delle Marche con una notoria forte incidenza del manifatturiero, che non a caso favorisce una elevata propensione all’export elevata, pari al 55%, superiore a tutte le altre regioni del Centro (32%) e alla media italiana (36%).

«La forza delle Marche è nella sua vocazione manifatturiera, nei distretti e nei rapporti di filiera, dove la sinergia tra grandi e piccole imprese e l’accorciamento delle catene di fornitura generano alta qualità e grande capacità competitiva, con un approccio attento agli obiettivi ESG – ha spiegato Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo -. In un contesto geopolitico di incertezza, export, innovazione e sostenibilità si confermano pilastri per la crescita delle nostre aziende. Occorre restare focalizzati e fare sistema su questi asset e Intesa Sanpaolo, come prima banca italiana e della regione, è impegnata a supportare al meglio gli investimenti delle imprese in tal senso. Solo nell’ambito dei finanziamenti S-Loan che vantano un meccanismo di premialità al raggiungimento di obiettivi ESG ad oggi abbiamo erogato alle imprese marchigiane oltre 230 milioni di euro. In regione abbiamo siglato 23 contratti di filiera, per facilitare l’accesso al credito delle imprese che ne fanno parte, che coinvolgono circa 350 fornitori per un giro d’affari complessivo 2,2 miliardi di euro».

Imprese Marche, alcuni numeri

Nel 2022 l’export marchigiano ha quasi raggiunto i 23 miliardi di euro (+82% rispetto al 2021), quello dei soli distretti marchigiani hanno raggiunto i 4,8 miliardi di euro (il 21% del totale export regionale) con una crescita di quasi 759 milioni rispetto al 2021: il miglior risultato dal 2009 ad oggi.

Nel primo semestre del 2023 l’export regionale ha mostrato un’ulteriore accelerazione (+18,2% tendenziale, rispetto a una media italiana del +4,2%) superando i 12 miliardi di euro.

Andamento sostenuto nei primi sei mesi di quest’anno anche per le esportazioni dei distretti marchigiani (+7,2% tendenziale rispetto a una media dei distretti italiani del +2,3%).

Si distinguono in particolare Calzature di Fermo (+ 9,3% pari a +72 milioni di euro), Abbigliamento (+19,8%), Pelletteria di Tolentino (+21,3%), Jeans valley del Montefeltro (+ 24,1%).

Bene anche Macchine utensili e per il legno di Pesaro (+11,8%) e Strumenti musicali di Castelfidardo (+15%).  In calo i distretti del sistema casa: Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano (-2,5%) e Cucine di Pesaro (-3,7%); anche il Cartario di Fabriano mostra una flessione (-3,2%), dopo un brillante 2022 (+16,9%).

«A fare la differenza per i distretti è il posizionamento strategico– spiegano Giovanni Foresti e Carla Sauris della Direzione Studi e Ricerca Intesa Sanpaolo -. Le imprese che hanno effettuato investimenti in certificazioni di qualità, in brevetti e in certificazioni ambientali o in energie rinnovabili hanno riportato risultati migliori in termini di crescita del fatturato e marginalità Emblematico il caso del sistema moda, dove la partnership con le imprese capofila del lusso, soprattutto per i fornitori con un grado di inserimento elevato si è tradotta in una migliore redditività per le imprese fornitrici della filiera».

La crisi energetica è stata affrontata adottando un mix di strategie, tra cui revisione dell’offerta per ottimizzazione dei costi, ma anche efficientamento dei processi e autoproduzione di energia. Secondo una survey condotta da Intesa Sanpaolo il 44% dei rispondenti nelle Marche ha osservato nei propri clienti un buon livello di investimenti in fonti di energia rinnovabili (44% contro 43% Italia) e di investimenti per efficientare i processi in linea con la media italiana. Queste strategie in alcuni casi hanno permesso di contenere, o addirittura annullare) il rialzo della bolletta energetica.

Tra le priorità da affrontare, oltre al recupero di efficienza, sempre più attenzione stanno acquistando i temi legati al capitale umano e alla digitalizzazione. È sempre più difficile trovare competenze sul territorio, in particolare nelle Marchedove, secondo le rilevazioni di Anpal-Unioncamere, nel 2022 circa il 43% delle posizioni scoperte sono di difficile reperimento (in incremento rispetto al 2019 quando erano poco più del 28%), soprattutto per le figure specializzate dove all’aggiornamento di novembre 2023 la difficoltà di reperimento sale al 53,5%.

C’è poi il tema del passaggio generazionale: nelle Marche solo il 17% delle imprese distrettuali ha introdotto almeno un under 40 nei board, eppure le imprese che hanno almeno un amministratore giovane hanno registrato una miglior evoluzione del fatturato nel biennio 2019-2021 e mostrano maggior attenzione all’innovazione e alla sostenibilità.

Il territorio marchigiano continua a perdere laureati: dal 2012 al 2021 le Marche hanno perso oltre 2.000 giovani laureati a favore di altre regioni italiane, a cui si aggiungono oltre 2.000 che sono emigrati verso l’estero. Per trattenere giovani nel territorio, occorre incrementare l’adozione di strumenti di welfare aziendale, che permettono anche un ritorno in termini di produttività.