Ancona-Osimo

Inquinamento, le soluzioni da tecnologia e cooperazione tra stati. Oggi un confronto ad Ancona

Alberto Clô, uno dei maggiori esperti di energia a livello internazionale, è stato ospite questa mattina dell'incontro che si è tenuto nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria. Tra i relatori Marco Marcatili economista di Nomisma, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti e il rettore dell’Università Politecnica Sauro Longhi

ANCONA – Trentatrè miliardi di tonnellate di CO2 (anidride carbonica) vengo immesse nell’ambiente. È questo il dato allarmante illustrato da Alberto Clô, uno dei maggiori esperti di energia a livello internazionale, nonché ex professore ordinario di Economia Applicata e direttore della Rivista «Energia». È stato anche Ministro dell’Industria e del Commercio con l’estero nel Governo Dini (1995-96).

L'economista Alberto Clo, a sinistra, con Marco Marcatili di Nomisma
L’economista Alberto Clo, a sinistra, con Marco Marcatili di Nomisma

Il celebre economista ha presentato il suo libro intitolato “Energia e clima, l’altra faccia della medaglia” pubblicato dalla casa editrice Il Mulino di Bologna. Nel corso di un convegno tenutosi presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria di Ancona. Un’evento che ha costituito l’occasione per riflettere sull’impatto delle energie sull’ambiente e al quale hanno preso parte Marco Marcatili economista del Nomisma, l’assessore regionale all’ambiente Angelo Sciapichetti, mentre a far gli onori di casa il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi.

Alla luce degli accordi sottoscritti a Parigi da 196 nazioni su energia e clima, pietra miliare dello sforzo politico e diplomatico per un’azione congiunta nella lotta al surriscaldamento globale, si è fatto il punto della situazione. Il patto siglato a Parigi, prevede il passaggio dall’86% di energie fossili allo zero. La strategia energetica nazionale punta ad arrivare a zero emissioni entro il 2100.

Alberto Clô
Alberto Clô

«Le cose non stanno andando come promesso», ha spiegato Alberto Clô, secondo il quale agli accordi non sono seguiti i fatti. Per l’economista infatti le emissioni di anidride carbonica, il celebre gas serra, hanno ripreso ad aumentare anche nel nostro paese. Emissioni che si concentrano in atmosfera creando l’effetto serra. «Siamo passati da 270 parti per milioni (ppm) a 400 ppm. Le emissioni dovrebbero azzerarsi, invece nel 2017 hanno ripreso ad aumentare ed oggi siamo a quota 403 ppm». Alberto Clô ha lanciato l’allarme sull’inquinamento ambientale, sottolineando che «se si dovesse arrivare a valori sui 450 ppm la situazione diverrebbe critica».

«O si interviene con urgenza e immediatezza con politiche severe o altrimenti siamo alla fine». È questo l’appello di Clô e dell’intera comunità scientifica internazionale. Un intervento, quello dell’economista, che ha sollevato la questione dell’inquinamento ambientale, senza sfociare nel catastrofismo, ma con un approccio orientato alla ricerca di soluzioni concrete. Soluzioni che secondo il professore possono venire solo dalla tecnologia e dalla cooperazione tra i paesi.

«Sono problemi di natura globale che non possono essere risolti da strategie nazionali – ha spiegato – si deve agire concordemente e insieme, serve una cooperazione internazionale, sono queste le uniche condizioni per risolvere la questione». Una questione molto complessa che secondo Clô deve contemplare anche una certa «simmetria tra costi e benefici», benefici che avverranno nel lunghissimo periodo, mentre i costi sono immediati, «per questo non c’è classe politica disposta a investire soldi ora, per benefici che si raccoglieranno nel futuro». Ma lo scontro non avviene solo sul piano politico, bensì anche su quello scientifico, «tra chi sostiene che questi cambiamenti ambientali dipendano esclusivamente dal fattore umano e altri che ne fanno risalire l’origine a fattori ambientali».

Un quadro critico, quello delineato da Clô, nel quale le Marche rispecchiano l’andamento nazionale. L’assessore regionale Angelo Sciapichetti, ha sottolineato come la politica si trovi spesso in difficoltà nel dare risposte e soluzioni, «ingabbiata nelle lungaggini della burocrazia, che in realtà non permette di agire».

Un problema molto ampio, quello del rapporto tra energia e ambiente, che chiama in causa anche le abitudini della vita moderna: «Oggi l’uomo non è disposto a cambiare stile di vita – ha sottolineato l’ex ministro – è questo il tassello più difficile, cambiare noi stessi nelle scelte quotidiane. La transizione energetica al dopo fossile richiederà del tempo, ma non saranno né il fotovoltaico né l’eolico a risolvere i nostri problemi. Abbiamo bisogno di immediatezza, mentre le fonti rinnovabili creano discontinuità, saremo disposti ad accettare tutto questo?» Si chiede. «Cosa sono in grado di fare le politiche e perché non agiscono? La politica oggi è di fronte a numerose contraddizioni. La transizione energetica non è rappresentata dai pannelli fotovoltaici, che sono pagati oro. Dal primo gennaio le tariffe sono aumentate del 5%, mentre i prezzi dell’energia sono diminuiti. Le rinnovabili costano meno e anche il gas. A cosa si deve allora questo aumento del 5%?, Perché non si sta agendo? L’energia è fondamentale per l’uomo».

Alberto Clô ha evidenziato come nei paesi poveri, quali l’Africa, le popolazioni hanno “fame energetica”: ogni giorno le donne africane sono costrette a percorrere chilometri perché non hanno energia per cuocere il cibo. «Prima della lotta al cambiamento climatico si deve combattere la povertà, si deve privilegiare la lotta alla povertà. Questo può dare un contributo al cambiamento climatico».