ANCONA – Inquinamento, i consiglieri di opposizione (60100, Fdi, Lega, Fi, M5S, AIC) propongono l‘installazione di una rete di monitoraggio della qualità dell’aria ad alta risoluzione. «Abbiamo chiesto alla società Sense Square srl – spiega il consigliere Stefano Tombolini (60100) – un preventivo per implementare il sistema di monitoraggio ad Ancona. L’azienda ha fatto uno studio e ha previsto l’installazione di 12 stazioni di monitoraggio, e un costo di 22.500 euro all’anno oltre Iva (noleggio minimo per due anni). Il costo comprende la manutenzione ordinaria (ogni 6 mesi, viaggio incluso), la manutenzione straordinaria, nel caso di guasti o eventuali sostituzioni, la fruizione e visualizzazione dei dati in tempo reale ed un report mensile riguardo le elaborazioni effettuate».
Il numero di stazioni di monitoraggio ipotizzato è pari a dodici, di cui 9 versione “PM” e 3 versione “FULL”. L’ipotesi di configurazione prevede installazioni in prossimità degli edifici scolastici e del porto e altri punti di ritrovo o di maggiore affluenza. In particolare, sono state scelte tre stazioni in tre scuole (media Leopardi in via Vittorio Veneto; scuola dell’infanzia in via Redipuglia; primaria Maggini in via Benedetto Croce) e tre stazioni nei parchi della Cittadella, del Cardeto e Belvedere Posatora. E ancora altre quattro stazioni: a Torrette in via Esino all’incrocio con via Conca, in via Bocconi, in piazza Ugo Bassi all’incrocio con corso Carlo Alberto e vicino alla stazione in piazzale Italia. Infine altre due nella zona portuale: in piazza della Repubblica in prossimità dell’ingresso al porto e alla Mole Vanvitelliana.
La proposta progettuale, denominata “Safe Breath – Ancona” prevede stazioni di monitoraggio capaci di individuare le concentrazioni di polveri sottili PM10 e di PM2.5, ozono, CO, NOx, VOC, temperatura, umidità, pressione atmosferica, direzione ed intensità del vento. I dati del monitoraggio saranno disponibili 24/24h in tempo reale online attraverso un portale web ed una app mobile (Android & IoS). Con un ordine del giorno i consiglieri di minoranza propongono al Consiglio di impegnare il Sindaco e la Giunta ad «adottare il sistema di monitoraggio ambientale proposto a titolo esemplificativo che ha un costo economico sostenibile dall’Amministrazione, e di impegnare nel bilancio preventivo 2019/2023 per ciascun anno la somma 25mila oltre iva per dare immediato avvio al sistema di monitoraggio entro il mese di maggio 2019».
Tombolini ricorda che anni fa «Ancona era una delle città più inquinate di Italia. Al porto furono registrati sforamenti importanti delle polveri sottili per oltre 100 giorni in un anno. Nel 2012, chiuse le tre centraline, il problema dell’inquinamento scomparì dal momento che rimase attiva solo quella all’interno della Cittadella. Chiediamo quindi alle istituzioni che siano installate di nuovo le centraline. Sosteniamo tutte le soluzioni pensate per ridurre l’inquinamento, come l’accordo recente tra Adsp e armatori per ridurre le emissioni inquinanti delle navi, ma al contempo riteniamo che l’inquinamento debba essere monitorato». «Da tempo ci battiamo per il ripristino delle centraline – denuncia la consigliera Daniela Diomedi (M5S) – e a inizio novembre abbiamo depositato una mozione per il monitoraggio e miglioramento della qualità dell’aria. Alla luce dell’esito dei risultati dei rilevamenti autonomi effettuati da Italia Nostra, non si può più imbrogliare i cittadini e dichiarare l’aria pulita per presunzione. I campionamenti effettuati dalla Gradko ltd che ha poi eseguito le analisi ci dicono che in uno dei punti di rilevamento, prossimo al porto, i valori medi mensili superano del 20% i valori massimi quanto al biossido di azoto ( No2)».
«La Regione ha fatto una scelta stranissima – denuncia il consigliere Daniele Berardinelli (Fi) – considerando l’area di Ancona come quella di Fano e Pesaro perché posizionate tutte sulla costa. La Regione pensa che se l’aria è buona a Fano, lo è anche ad Ancona. È una pazzia perché non hanno un porto come quello di Ancona, l’arrivo e la partenza continua di traghetti e i tir che ogni giorno inquinano il centro e la zona nord della città. È ora che l’Amministrazione faccia qualcosa. In fondo ha speso 10mila euro per il tappeto rosso, credo quindi che potrà spenderne 22.500 per la salute dei cittadini». «Prima di cominciare a dare delle risposte bisogna iniziare a fare analisi certe – dichiara il consigliere Carlo Ciccioli (Fdi) – ma ormai è chiaro che la gestione del Comune è fondata sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza. L’aria è la sostanza, mentre l’apparenza sono ad esempio la ruota e il tappeto rosso. Il problema dell’inquinamento ad Ancona è reale e persino un architetto che si occupa di recupero dei beni storici, mi ha detto che ad Ancona c’è, a causa dell’inquinamento, un indice di deterioramento dei monumenti e dei palazzi storici più alto rispetto alle altre aree delle Marche».
«I rilevamenti autonomi effettuati da Italia Nostra (sezione Ancona) – denuncia Roberto Signorini, ex assessore regionale residente in via Rupi di via XXIX Settembre – hanno registrato sforamenti di biossido di azoto. Mi sto confrontando con altri residenti e siamo pronti ad azioni legali. Nell’area del Guasco e di Capodimonte molti soffrono di malattie respiratorie e l’Amministrazione non può fare orecchie da mercante. D’estate, addirittura, i tir parcheggiati sotto via XXIX Settembre stanno tutta la notte con i motori accesi per far funzionare i frigoriferi».