CASTELFIDARDO – Un’azienda italiana su tre è già coinvolta dall’intelligenza artificiale: lo dice un’indagine dell’Università Politecnica delle Marche. La ricerca dell’ateneo dorico fotografa l’incidenza dell’Ai su alcune decine di piccole e medie imprese operanti in diversi settori. Oltre un terzo delle aziende interpellate (35 per cento) ha avviato un progetto di intelligenza artificiale o dichiara che investirà in Ai entro l’anno, il 10 ritiene che questa innovazione introdurrà cambiamenti dirompenti e l’80 per cento ritiene che avrà un impatto sulla produzione. Le maggiori barriere all’adozione di tecnologie e strumenti basati su Ai sono la mancanza di competenze tecniche, tempo e risorse umane limitati da destinare a tali progetti. I principali ambiti di applicazione riguardano la manutenzione preventiva, il controllo della qualità dei prodotti e le simulazioni (digital twins, 3D modelling).
Di rischi e opportunità di questo cambiamento epocale se ne è parlato oggi, 23 giugno, a Castelfidardo durante la presentazione dello studio dell’Univpm, nel corso del business talk organizzato da Tai, Think about it, realtà specializzata nell’internazionalizzazione e nella digitalizzazione delle Pmi. L’evento nella sala conferenze dell’azienda Garofoli ha accolto come ospiti: Lucia Albano, sottosegretario di Stato all’Economia, Matteo Colannino, vice presidente esecutivo del Gruppo Piaggio. Maria Virginia Tiraboschi, presidente di Ico Valley, Paolo Crepet, psichiatra, Gianluca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Orlando Di Pippo, Group business Developer Mashfrog. Si sono confrontati e chiesti che cosa ci sia di positivo e di negativo. L’Ai potrebbe rendere superflui migliaia di posti di lavoro ma ne creerebbe altri, per questo servirà formazione.
L’indagine
L’indagine costituisce una fotografia attendibile della relazione tra Pmi e AI. L’avvento di chat Gpt (software a pagamento per sostenere una conversazione scritta e rispondere a qualsiasi tipo di domanda) ha generato un enorme interesse verso l’Ai, soprattutto quella di tipo generativo, tuttavia, secondo gli intervistati la conoscenza e la consapevolezza delle imprese rispetto ai reali campi applicativi è ancora piuttosto scarsa. In alcuni casi si riscontra una visione distorta dell’Ai, considerata come una soluzione che una volta implementata non necessita più dell’intervento umano, che invece deve essere costante ed a più livelli. È stata presentata dal rettore e dal professor Luca Marinelli.
«Resistenze al cambiamento da parte del management dell’impresa ci sono e riguardano: assenza di comunicazione interna nell’organizzazione, talvolta come forma di censura tecnologica imposta dall’area marketing, sicurezza e privacy, le aziende temono di avere delle falle e di non essere completamente adeguate da un punto di vista normativo per un adozione sistematica di tali tecnologie, incertezza sul livello di affidabilità delle soluzioni e costo, soprattutto nei casi in cui gli investimenti in marketing sono molto limitati – hanno spiegato tra le varie cose -. L’identikit dell’impresa che investe in Ai è specifica e prevede: la presenza in azienda di figure chiave come cto (Chief Technology officer), project manager e figure ibride tra il marketing e l’It, consapevolezza sulle reali opportunità offerte dalle soluzioni Ai, vision di medio-lungo periodo, processi automatizzati di marketing già in atto o presenza di piattaforme come Crm. Le condizioni favorevoli per l’implementazione di soluzioni Ai nel marketing prevedono: mappatura dei processi aziendali (risulta necessario comprendere all’interno dei processi quali sono le attività a basso valore da un punto di vista strategico, quali sono quelle time-consuming, se ci sono risorse con basse skills oppure risorse con alte skills ma che dedicano una percentuale del loro tempo a svolgere attività ripetitive e con poco valore aggiunto), conoscenze tecnologiche di base applicate al marketing, qualità del dato in termini di affidabilità e formati, per evitare il fenomeno del garbage-in garbage-out, dati storici sulle performance di marketing e di prodotto e analisi della marginalità per valutare la sostenibilità delle iniziative».
Il sottosegretario
Il sottosegretario ha affermato: «Ho letto che il Corriere della Sera ha sviluppato un tema con l’Ai ed è venuto da 7-8. Negli Stati Uniti una donna si è sposata con un avatar. Nell’ambito della riforma del fisco stiamo lavorando a combattere l’evasione fiscale con l’Ai. Sono solo esempi perché voglio dire che dobbiamo iniziare a pensare come regolamentare tutto ciò, chi legifera deve tenere conto delle prospettive. Siamo di certo di fronte a una rivoluzione, le cui conseguenze devono essere considerate».
Le parole dello psichiatra e dell’industriale
Crepet ha detto: «Riesco a dare una fotografia sfuocata del fenomeno perché è in costante evoluzione. Quelli come Musk propongono un gioco perverso, prima vendono al mondo qualcosa che poi dicono essere un pericolo. La cosa mi sconvolge. Bisogna chiedersi innanzitutto, è intelligente questa intelligenza? Nella chat Gpt c’è un problema di probabilità d’errore. Non mi risulta comunque che Raffaello fosse una replica. Voi aziende non volete rinnovare? Io non intendo rinunciare alla “mia” unicità, voglio mantenerla. Attenzione, non bisogna perderla. Lo esigo. E siamo sicuri che con l’Ai si mantenga? Che non mi si dica che non sono progressista, il discorso è un altro». Colaninno ha affermato: Mai abbandonare i temi esposti dal dottor Crepet ma non annichiliamoci, senza questi sistemi saremmo in una logica regressiva, verremmo spazzati via. Dobbiamo affrontarlo, noi come Piaggio ci siamo già molto dentro».