Ancona-Osimo

Invecchiamento attivo in Italia, le Marche al nono posto

Alla conferenza nazionale "L’Indice di invecchiamento attivo in Italia: utilizzo e implicazioni politiche”, organizzata dall’Inrca in collaborazione con l'Unece, si è parlato anche delle politiche per favorire l'invecchiamento attivo

Nella foto: da sin. Emma Capogrossi Assessore servizi sociali comune di Ancona, Maria Luciani Ministero della Salute, Gianni Genga DG INRCA, Fabrizia Lattanzio Direttrice scientifica INRCA, Andrea Principi, ricercatore INRCA, Fabrizio Volpini, Consiglio regionale Marche

ANCONA- Marche al 9º posto nella classifica in base all’indice di invecchiamento attivo in Italia. Gli italiani invecchiano restando a lungo nel mondo del lavoro e prendendosi cura dei nipoti. Di questo e delle politiche per favorire l’invecchiamento attivo si è discusso alla conferenza nazionale L’Indice di invecchiamento attivo in Italia: utilizzo e implicazioni politiche”, organizzata dall’Inrca – Istituto Nazionale di Riposo e Cura Per Anziani, in collaborazione con la Commissione europea e la Commissione Economica europea delle Nazioni Unite (Unece). La promozione di politiche in favore dell’invecchiamento attivo è uno dei principali strumenti messi in campo in Europa per affrontare la sfida rappresentata dal crescente aumento dell’età media, per contribuire a raggiungere benefici in termini di salute e benessere. Sia per gli anziani che di conseguenza, per la società. L’Inrca è l’unico Istituto in Italia dedicato alla ricerca sull’anziano e può fornire un grande supporto alla Regione Marche nello studio di un’ipotesi di legge sull’invecchiamento attivo. «Invecchiare attivamente e in salute significa partecipare alla vita della collettività, praticare attività fisica, sentirsi più realizzati nel lavoro» spiega  Fabrizia Lattanzio, Direttore scientifico dell’Inrca.

L’indice di invecchiamento attivo è uno strumento sperimentale che misura l’invecchiamento attivo di un territorio combinando indicatori come tasso di occupazione, indipendenza economica e psicofisica, aspettativa di vita, istruzione, uso delle tecnologie, partecipazione alla vita sociale. «Come si invecchia in Italia e nelle Marche? Abbiamo analizzato che cosa è accaduto dalla situazione pre crisi del 2007 al 2012, anno clou della crisi economica. La Regione Marche in questo arco temporale ha migliorato la sua posizione passando dalla 12ª regione nella graduatoria alla 9ª– riferisce  Luciana Quattrociocchi, Istat-. Un miglioramento si è registrato nell’indicatore del lavoro. La regione sale per occupazione dei 55enni dalla 4ª posizione alla 2ª, dietro alla provincia autonoma di Bolzano. I fattori che spiegano questo miglioramento sono diversi: innalzamento del livello di istruzione delle persone anziane e riforme del sistema pensionistico. Questo andamento è anche a livello nazionale. Le Marche migliorano anche nella partecipazione alla vita collettiva, crescono gli indicatori della cura dei nipoti e della presa in carico di persone anziane. Diminuisce invece la partecipazione politica e il volontariato».

Aumenta anche l’indicatore relativo alla possibilità di invecchiare in modo attivo dovuta al contesto territoriale, grazie al miglioramento dell’accesso e all’uso delle nuove tecnologie (+8,6 ppt%), alla probabilità di diventare ultracentenari (+0,8 ppt%), a e al raggiungimento dell’istruzione superiore (+8,3 ppt%), nonostante diminuisca il livello di salute mentale (-2,1 ppt%). Riguardo la possibilità di mantenere l’indipendenza in età anziana in termini di salute e sicurezza economica, le Marche si collocano sopra la media nazionale, ma perdono 3 posti. In questo frangente un dato positivo è rappresentato dal livello di attività fisica praticata (+12 ppt % circa) e dalla partecipazione ad attività di formazione continua (+2,4 ppt%), ma aumenta la probabilità di impoverimento (+2,4 ppt%).

«L’indice di invecchiamento attivo è il primo tentativo di quantificare se stiamo invecchiando bene o no. Abbiamo un punto di riferimento su cui basarci: se siamo ad un punteggio basso bisogna alzarlo, se siamo di punteggio alto possiamo continuare su quel tipo di strategia politica. L’indice di invecchiamento è basato su dei parametri molto semplici che riguardano la vita di tutti giorni: dall’esercizio fisico alla partecipazione sociale. Per la prima volta però abbiamo i punti. Questo può essere fatto nelle singole comunità perché possiamo misurare il punteggio di una città, di una provincia, di una asl e su quello localmente darci i criteri per invecchiare meglio nel futuro- spiega il prof. Roberto Bernabei, presidente della rete Italia Longeva-. Per favorire l’invecchiamento attivo bisogna cominciare da giovani. I bambini e i giovani italiani sono molto pochi. Per invecchiare bene, un paese ha bisogno di molti giovani e bambini che invece non nascono. I bambini appena nati devono avere stili di vita rigorosi: non mangiare schifezze e fare tanto esercizio fisico quello che invece non fanno i ragazzi italiani. Si deve cominciare da qui e programmare per i prossimi 20 anni. Le istituzioni hanno il compito di iniziare a creare le condizioni affinché questo esercizio fisico avvenga a scuola, di creare relazioni sociali».

Conferenza nazionale “L’Indice di invecchiamento attivo in Italia: utilizzo e implicazioni politiche”

In questo senso, le politiche per promuovere l’invecchiamento attivo sono fondamentali. «Bisogna pensare che una notevole fascia di popolazione è ultra sessantacinquenne. Le Marche sono una Regione particolarmente longeva, ad Ancona il 25% della popolazione ha più di 65 anni. Le politiche devono dare risposte ai bisogni per lo più legati alla non autosufficienza e devono essere orientate ai diritti: diritto ad avere un invecchiamento attivo, a mantenere il più a lungo possibile uno stato di benessere. Le politiche devono rendersi conto che queste persone sono risorse per cui è necessario riuscire a modificare l’organizzazione del welfare- afferma Emma Capogrossi, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ancona-. Ad esempio, nel comune di Ancona abbiamo già avviato una serie di iniziative: gruppi di cammino, ginnastica e yoga nei parchi. Ciò consente di stabilire relazioni tra diverse generazioni. Abbiamo esperienza dei tanti orti sociali che vengono coltivati dagli anziani, abbiamo un centro di aggregazione che si chiama “Nonni e Nipoti”. C’è poi il mondo del volontariato. Tra poco partiremo con un altro progetto con l’Inrca che riguarda la Cittadella ad Ancona. Alcuni over 65 saranno reclutati per prendersi cura di alcuni spazi del parco anche per misurare come aumenta il benessere degli anziani con le attività all’aperto».

«Le politiche per un invecchiamento attivo sono necessarie per migliorare la qualità della vita degli anziani. Agli anziani va chiesto che tipo di attività preferiscono, come vogliono invecchiare in maniera attiva. È qui che devono intervenire le politiche passando per le preferenze degli anziani. Noi abbiamo fatto diversi studi su questa questione. Ad esempio in Italia e nella Regione Marche non c’è una grossa propensione ad invecchiare in maniera attiva in quanto si resta a lungo nel mondo del lavoro. D’altro canto le politiche europee spingono in questa direzione e questo si è riflesso anche in Italia con l’innalzamento del’età pensionabile. Come invecchiano i marchigiani? Le pratiche preferite sono all’interno della famiglia. Si occupano dei nipoti in quanto i genitori sono impegnati nel mondo del lavoro. È un’attività impegnativa ma molto gratificante e quindi la fanno molto volentieri- riferisce Andrea Principi, ricercatore Inrca-. In Italia solo Abruzzo, Friuli, Umbria e Liguria hanno una legge dedicata, mentre sono allo studio proposte in Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia. In molte Regioni il tema è affrontato settorialmente, con singole normative riguardanti i servizi sociali, l’educazione e l’e-learning, la prevenzione e lo sport, ma senza una normativa d’insieme».

Durante la conferenza nazionale sono state illustrate alcune esperienze virtuose inerenti le leggi per promuovere l’invecchiamento attivo dell’Umbria e del Friuli. L’Italia è al 15° posto per l’ambiente adatto all’invecchiamento attivo, mentre è al 17° per interventi legati all’autonomia, salute e sicurezza e al 19° per il lavoro, ma si colloca al 2° posto per la partecipazione degli anziani alla vita sociale, anche grazie alla diffusione del volontariato.