ANCONA – L’Italia, con 10 mila vittime all’anno per infezioni causate da batteri resistenti, è il primo Paese in Europa per numero di morti legati all’antibiotico-resistenza. È una istantanea preoccupante quella scatta dall’Istituto Superiore di Sanità e diffusa in occasione della settimana mondiale per l’uso consapevole degli antibiotici che si è conclusa nei giorni scorsi. Ma perché siamo diventati resistenti agli antibiotici? Fondamentalmente perché ne abusiamo e ne assumiamo anche quando non servono, in alcuni casi non rispettiamo le indicazioni del medico sospendendoli prima, mentre in altri casi addirittura ce li autoprescriviamo.
Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco sono state 21,4 le dosi di antibiotico assunte ogni 1000 abitanti, l’1,6% del consumo e della spesa per i farmaci, mentre il 75,2% delle prescrizioni sono rilasciate dai medici di medicina generale e dai pediatri.
Ma nel 30% dei casi la prescrizione è inadeguata, perché viene dato l’antibiotico anche per malattie per i quali non è richiesto, come influenza e raffreddore. Da rilevare inoltre che si ricorre maggiormente all’uso di antibiotici nei bambini e negli anziani oltre 75 anni.
Oltre a quelli assunti per curare le infezioni, una ulteriore quota di antibiotici entra nell’organismo a nostra insaputa attraverso l’alimentazione, spiega il primario della Clinica di Infettivologia di Torrette, Andrea Giacometti: questi farmaci vengono infatti impiegati a scopo preventivo per allevare polli, tacchini e suini, ma anche in agricoltura. In pratica i batteri non hanno fatto altro che sviluppare una difesa nei confronti del ricorso massiccio agli antibiotici.
Un problema rilevante anche per il Servizio Sanitario Nazionale per i costi che comporta. All’ospedale di Torrette infatti una metà dei ricoveri effettuati nella Clinica di Infettivologia riguarda proprio le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. Un trend in costante aumento negli ultimi anni e che interessa soprattutto la popolazione anziana, che più spesso necessita di ricovero.
La Regione Marche però si è attivata, sottolinea il primario, e «da un paio di anni abbiamo risposto alle sollecitazioni del piano nazionale per il contrasto dell’antibiotico resistenza del ministero, istituendo un gruppo di lavoro. Abbiamo attivato corsi di formazione rivolti al personale per sensibilizzare al corretto uso degli antibiotici, oltre a un monitoraggio su come vengono impiegati».
Diversa la situazione invece in Toscana: dall’anno scorso, spiega Giacometti, «stanno fronteggiando una diffusione di microrganismi come si era visto pochissime volte in Italia, molto più resistente anche agli antibiotici di ultima generazione con una mortalità su 140 casi pari ad uno su tre».