ANCONA – Le Marche sono costellate da circa un centinaio di abbazie, spesso a breve distanza l’una dall’altra. La diffusione del monachesimo ha infatti storicamente caratterizzato il territorio marchigiano, attraverso la costruzione di affascinanti monasteri nei quali le persone possono trovare, ancora oggi, una dimensione favorevole alla ricerca di Dio e del senso della vita. Con secoli e secoli di storia alle spalle, gli eremi nelle Marche sono un concentrato di arte, devozione e tradizione che merita di essere conosciuto. Ecco allora alcuni luoghi assolutamente da visitare.
Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana (PU) – Situato alle pendici boscose del monte Catria (1701 m.), a 700 metri sul livello del mare, il monastero è ricordato da Dante nell’XXI Canto del Paradiso. Le sue origini si collocano alla fine del X secolo, intorno al 980, quando alcuni eremiti scelsero di costruire le prime celle di un eremo che nel corso dei secoli è diventato l’attuale monastero. La spiritualità di questi eremiti fu influenzata da San Romualdo di Ravenna, padre della Congregazione benedettina camaldolese. Egli visse e operò fra il X e l’XI secolo in zone vicinissime a Fonte Avellana, quali Sitria, il monte Petrano, e San Vincenzo al Furlo. Il Monastero che, offre ospitalità e accoglienza, ha anche un’antica farmacia.
Eremo di Monte Giove (Fano) – L’eremo costituisce la sommità più elevata della serie di colline che circonda la città di Fano, collocandosi a 223 metri sopra il livello del mare. La sommità del colle divenne proprietà dei monaci della Congregazione Camaldolese dell’ordine di san Benedetto a partire dal 1609, anno di costruzione del loro convento, ultimato nel 1627. L’eremo acquistò un grande splendore in breve tempo e, nel 1657, venne visitato dalla regina di Svezia Cristina Alessandra Maria. Nel 1741, a causa di cedimenti dovuti all’instabilità del terreno, la chiesa venne completamente ricostruita in posizione più arretrata, su disegno dell’architetto riminese Giovan Francesco Buonamici. Attualmente l’eremo è caratterizzato, oltre che dalla presenza della chiesa, da alcune casette per i monaci con relativi orti, da una farmacia e da una foresteria con camere.
Eremo di Santa Maria Infra Saxa (Genga) – Sul versante sinistro della Gola di Frasassi si apre un vasto fornice nel quale è collocato questo eremo che le carte del monastero di San Vittore citano in documenti del 1029 e che un tempo era associato a un monastero di monache benedettine denominato Monasterium S. Mariae Bucca sassorum posto sul vicino Monte Ginguno e di cui si è persa ogni traccia. Nato come oratorio, l’edificio fu poi utilizzato come monastero di clausura retto dalle monache benedettine. È caratterizzato da un’architettura semplice, in pietra il cui interno è in parte scavato nella viva roccia. Nell’eremo si venerava un’immagine lignea della Madonna dalle origini incerte, che subì numerosi tentativi di trafugamento. Finita accidentalmente bruciata negli anni Quaranta, fu poi sostituita dall’attuale in pietra. Nei pressi dell’eremo, completamente inserito nella grotta c’è il Tempio del Valadier, una struttura in travertino, ricoperta da un tetto di piombo, eretta nel 1828 per volere del Papa Leone XII (nativo proprio di Genga) su progetto dell’architetto Giuseppe Valadier, da cui il nome.
Monastero ed Eremo di Santa Maria di Valdisasso (Fabriano – Valleremita) – È uno dei più importanti centri della spiritualità francescana. Il villaggio di Valleremita trae nome dall’antico cenobio benedettino che ospitò, secondo la tradizione, San Francesco (1210) nel suo passaggio a Fabriano. Nel 1405 passò di proprietà a Chiavello Chiavelli, signore di Fabriano, e forse in quell’occasione si adornò del prezioso polittico di Gentile, che le spoliazioni napoleoniche trasferirono alla costituenda Pinacoteca di Brera nel 1811. Passato quindi ai francescani, il convento divenne nel Seicento uno dei maggiori della regione. L’eremo è immerso nella vegetazione e circondato da un bosco di secolari faggi.
Abbazia di Chiaravalle di Fiastra (MC) – È una delle abbazie cistercensi meglio conservate in Italia, fondata nel 1142, quando Guarnerio II, duca di Spoleto e marchese della Marca di Ancona, donò un vasto territorio nei pressi del fiume Fiastra ai Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano. I religiosi arrivati da Milano iniziarono la costruzione del monastero. La Chiesa abbaziale è una monumentale costruzione regolata dalle severe forme cistercensi. A fianco della chiesa è ancora oggi conservato il monastero, realizzato anch’esso secondo gli schemi cistercensi, con un bel chiostro ricostruito nel XV secolo. L’Abbazia conobbe una rigogliosa floridezza per tre secoli e, grazie ai Monaci Cistercensi che osservavano la regola di San Benedetto “Ora et labora”, promosse lo sviluppo religioso, economico e sociale di tutta l’area.
Eremo di S. Marco (Ascoli Piceno) – L’eremo è un romitorio che si trova nel comune di Ascoli Piceno, a sud della città. L’edificio religioso è abbarbicato alla parete rocciosa del Colle San Marco, nei pressi della frazione di Piagge. Visibile da piazza del Popolo, è stato costruito in blocchi di travertino grossolanamente squadrati e vi si accede mediante una possente scalinata in pietra che, come un ponte, attraversa il profondo burrone. Il suo fronte è costituito dall’accostamento di due corpi di fabbrica, ovvero il campanile sulla sinistra e la facciata scandita orizzontalmente da un doppio ordine di bifore divise verticalmente da una colonnina centrale con capitello.
Eremo delle Grotte (Cupramontana) – Conosciuto anche come Eremo dei Frati Bianchi, per il candido saio indossato dai Camaldolesi che lo abitarono per più di quattro secoli, costituisce una delle testimonianze più significative di insediamento religioso alle origini del Cristianesimo nelle Marche. Qui furono gettati i fondamenti della Congregazione monastica di Monte Corona e qui si diede accoglienza ai due frati minori che nel XVI secolo fondarono l’Ordine dei Cappuccini. Il complesso eremitico, abitato quasi ininterrottamente per circa un millennio, è da considerarsi unico per la storia religiosa della regione nonché luogo mitico, reso noto anche dalla poesia e dai nostalgici racconti di Luigi Bartolini.
L’eremo di San Leonardo al Volubrio (Montefortino) – È un antico monastero costruito nel cuore delle Gole dell’Infernaccio, sui Monti Sibillini nel territorio comunale di Montefortino. Può essere raggiunto attraverso l’escursione alle Gole dell’Infernaccio passando per un sentiero che sale a destra inoltrandosi nel secolare bosco di faggi. L’eremo è stato riportato all’antico splendore dall’eroismo del frate capuccino Pietro Lavini, che per 25 anni ha lavorato in solitudine per ricostruire l’antico Priorato, uno dei più antichi e belli delle Marche. Un tempo qui fu fiorente un Priorato benedettino, legato al Monastero di Santa Croce di Fonte Avellana (PU) dal XII al XV sec.; in seguito il Priorato fu assegnato ai Camaldolesi di Monte Corona che lo tennero fino all’incameramento dei beni da parte del demanio, al tempo dell’Unità d’Italia.