Ancona-Osimo

Impegno, determinazione e ottimismo. La scienza secondo Davide Sartini

Quaranta anni, di Falconara Marittima, è una promessa nel campo della Ricerca. Prima con un progetto sul carcinoma alla vescica, poi su quello orale, ha vinto per il secondo anno consecutivo la Borsa Veronesi. Il racconto della sua passione nata sui banchi di scuola

Davide Sartini, vincitore Borsa Veronesi

ANCONA- Equilibrato, determinato e ottimista. Davide Sartini, 40 anni, di Falconara Marittima, tiene alto l’onore delle Marche nel campo delle scienze e della ricerca. Prima con un progetto di ricerca sul carcinoma alla vescica, poi sul carcinoma orale, ha vinto per il secondo anno consecutivo la Borsa Veronesi. La Fondazione ne assegna circa 150 all’anno. Docente a contratto di Biologia Molecolare all’Università Politecnica delle Marche e borsista post-doc della Fondazione Umberto Veronesi, ha un bagaglio di esperienze già ricco di successi.

Davide Sartini, laureato nel 2003 in Scienze Biologiche presso la Facoltà di Scienze dell’Univpm, dopo la laurea ha vinto una borsa di dottorato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Univp e nel febbraio 2007 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Oncologia Urologica. Poi, in qualità di assegnista post-doc, ha iniziato la sua attività di ricerca presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Univp. Nel novembre 2012, dopo aver vinto una borsa bandita da Fondazione Marche-Issnaf per studi nell’ambito della Medicina Molecolare, è volato negli stati Uniti. Per un anno ha svolto l’attività di post-doc presso la New York University School of Medicine. Rientrato in Italia, qualità di assegnista post-doc, ha proseguito la sua attività di ricerca presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’UNIVPM in. Da marzo 2016 ad oggi è borsista post-doc della Fondazione Umberto Veronesi presso l’Univpm.

Sartini, per il secondo anno consecutivo ha vinto la borsa Veronesi, questa volta con un progetto sul carcinoma orale. Di che cosa si tratta? Quali benefici potrebbe portare la sua ricerca in termini di salute?
«Il progetto finanziato per il 2017 ha come obiettivo la caratterizzazione molecolare delle cellule staminali tumorali isolate da linee cellulari di tumori del cavo orale. Ormai da diversi anni è andata affermandosi la teoria che sostiene l’origine staminale dei tumori. Sulla base di tale teoria, la crescita del tumore viene promossa e sostenuta da una piccola popolazione di cellule staminali che si distingue per la spiccata tumorigenicità e l’elevata refrattarietà ai trattamenti chemioterapici. Lo studio prevede l’ottenimento di popolazioni arricchite in cellule staminali tumorali a partire da linee di carcinoma orale squamocellulare, mediante l’applicazione di specifici protocolli di crescita. In seguito, a carico delle popolazioni arricchite verrà condotta una caratterizzazione molecolare attraverso la valutazione dei livelli espressione di specifici marcatori di staminalità e di molecole coinvolte nei processi di farmaco-resistenza. In considerazione dell’importante ruolo svolto dalle cellule staminali tumorali nello sviluppo di recidive e nella diffusione metastatica, i risultati riportati in questo lavoro potrebbero contribuire allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche mirate per la cura di tale tipo di tumore».

Prof. Monica Emanuelli
Prof. Gian Marco Giuseppetti

Quanto tempo ha a disposizione?
«Un anno, da marzo 2017 a febbraio 2018».

Dove porta avanti la sua ricerca?
«La sede identificata per lo svolgimento dei 2 progetti finanziati dalla Fondazione Veronesi, quello dello scorso anno oramai concluso e quello attuale in corso, è il laboratorio di Enzimologia e Biologia Molecolare Clinica, del quale è responsabile la Prof. Monica Emanuelli, che ha svolto e svolge attualmente il ruolo di Tutor dei progetti di cui sono risultato assegnatario. Tale laboratorio afferisce al Dipartimento di Scienze Cliniche Specialistiche e Odontostomatologiche (Disco) della Facoltà di Medicina e Chirurgia, diretto dal Prof. Gian Marco Giuseppetti».

Lo scorso anno invece ha vinto la borsa Veronesi sulla diagnosi precoce del carcinoma alla vescica. Di che cosa si tratta? Quali risultati ha ottenuto?
«La borsa Veronesi vinta nel 2016 sosteneva un progetto che aveva come obiettivo la valutazione dei livelli urinari di un enzima, denominato Nnmt, in pazienti affetti da carcinoma della vescica e in soggetti sani. I risultati ottenuti hanno dimostrato che l’espressione dell’NNMT era significativamente aumentata nei campioni patologici rispetto ai controlli. Poiché i pazienti presentavano una neoplasia di stadio non avanzato e in considerazione del fatto che l’analisi è stata condotta su un campione biologico come le urine, i risultati ottenuti mostrano come il dosaggio dell’enzima a livello urinario possa rappresentare un importante strumento di supporto per la diagnosi precoce e non invasiva di tale neoplasia».

Come mai la scelta di proporre progetti inerenti l’ambito oncologico?
«Innanzitutto in considerazione del fatto che fin dall’inizio del mio lavoro mi sono sempre occupato della ricerca nel campo dell’oncologia molecolare, focalizzata sullo studio dei biomarcatori delle neoplasie. Inoltre, tra i campi di studio dei ricercatori sostenuti dalla Fondazione vi sono primariamente l’oncologia assieme ad altre discipline, quali le neuroscienze, la cardiologia e la nutrigenomica».

Che cosa significa vincere la borsa Veronesi, per lei e per l’Università Politecnica delle Marche?
«La Fondazione Umberto Veronesi rappresenta una istituzione molto prestigiosa che promuove la cultura scientifica e il sostegno alla ricerca in Italia e all’estero. La Fondazione investe sui ricercatori, utilizzando il merito come criterio per l’assegnazione dei fondi e monitorando nel tempo il lavoro svolto dagli stessi. Pertanto vincere per ben 2 anni consecutivi questo importante premio, non solo mi riempie di orgoglio, ma testimonia l’elevata qualità del lavoro di ricerca da me svolto. La vincita della borsa rappresenta un titolo molto importante anche per l’Università Politecnica delle Marche, poiché all’atto dell’attribuzione del finanziamento la Fondazione non sceglie solo il ricercatore da sostenere, ma anche l’istituzione nel quale il progetto deve essere portato avanti, riconoscendone anche in questo caso il prestigio».

Che cosa ha provato quando ha saputo di averla vinta?
«La prima volta è stata una grande sorpresa nonché un’immensa soddisfazione. Conoscendo il prestigio della Fondazione Veronesi e il rigore con cui sarebbe stata condotta la selezione dei progetti da finanziare, sapevo che vincere la borsa non sarebbe stato facile. La notifica della vincita successiva, per il secondo anno consecutivo tra l’altro, è stata altrettanto inattesa e motivo di ulteriore orgoglio. Vincere un premio così prestigioso per ben due volte non capita così spesso».

Davide Sartini in laboratorio

Quali altri successi ha ottenuto?
«Nel 2012 sono risultato vincitore di una borsa post-doc in Medicina Molecolare, bandita da Fondazione Marche – Issnaf, che mi ha permesso di lavorare per un anno alla New York University. Frutto del lavoro compiuto negli Stati Uniti d’America è stata la pubblicazione uscita quest’anno su Nature Cell Biology, una rivista molto prestigiosa dotata di elevatissimo fattore d’impatto. Molto recentemente ho ricevuto la bellissima notizia del conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale al ruolo di Professore Associato di Biochimica».

Può ritenersi soddisfatto dei risultati finora ottenuti?
«In generale sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti finora nel mio lavoro. Mi sono sempre impegnato al massimo, facendo molti sacrifici anche sul piano personale, ma alla fine ne è sempre valsa la pena. La mia famiglia e le persone care intorno a me mi hanno sempre sostenuto e questo ha reso il cammino meno faticoso».

Come è nata la passione per la scienza? Per quale motivo ha scelto di fare ricerca?
«A scuola le materie scientifiche, in particolare la chimica e la biologia, mi hanno sempre appassionato. Sui banchi del liceo ho maturato la decisione di laurearmi in Scienze Biologiche e di seguire un corso di Dottorato di Ricerca».

Come vede il suo futuro?
«Avendo, oramai da molti anni, intrapreso un solido percorso di formazione scientifica, il mio futuro lo immagino all’università, a svolgere attività di docenza e di ricerca scientifica».