ANCONA – Nuova udienza fiume nel processo per la tragedia della Lanterna Azzurra. In Tribunale ad Ancona, nell’ambito del secondo filone processuale che scandaglia sicurezza, capienza, permessi e autorizzazioni al locale, sono state ascoltate le testimonianze dell’allora amministratore unico della società che gestiva il locale di Corinaldo.
L’uomo, che ha già patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi e che per questo è fuori dal processo, avrebbe spiegato in Aula che il problema legato alla capienza del locale era noto. Inoltre, uno dei periti incaricati dalla Procura, sentito in Aula, avrebbe confermato che la rampa, crollata sotto il peso della calca nel tentativo di fuga dal locale dove era stato spruzzato spray al peperoncino, non era a norma.
La notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 morirono sotto la calca 5 adolescenti e una mamma 39enne mentre scappavano dal locale dove era stata spruzzata una sostanza urticante per mettere a segno furti di preziosi.
Nel corso dell’udienza è emerso anche un altro aspetto importante, riferito dal precedente amministratore unico della società che gestiva la Lanterna Azzurra, non imputato a processo, è cioè che l’attività del locale sarebbe già stata sospesa in precedenza nel 2014 per il mancato rispetto delle norme antincendio e nel 2015 ad opera della Questura di Ancona anche in seguito ad un esposto anonimo che avrebbe denunciato la violazione delle capienze all’interno del locale.
«Sono sconvolto per quello che ho sentito in Aula – dice Francesco Vitali, fratello di Benedetta una delle giovani vittime -, per il sistema che emerge sentendo le testimonianze». L’avvocato della famiglia Vitali, Irene Ciani, evidenzia che «stanno emergendo responsabilità precise. Confidiamo di arrivare presto ad una sentenza che renda giustizia alle famiglie delle vittime».