ANCONA – «Il problema non è il fatto che non sia stato ricollegato al passo dello storico Barbero ma che il messaggio minaccioso passato è stato quello. A riprova di questo anche l’attenzione delle forze dell’ordine che mi hanno contattato per segnalare il fatto».
È questa la replica dell’assessore alle Pari Opportunità Giorgia Latini alle dichiarazioni delle manifestanti del flash mob a sostegno dell’aborto, dopo che nella giornata di ieri – 10 gennaio – era scoppiato il caso politico con la maggioranza che aveva fatto quadrato attorno all’assessore Latini in seguito al cartellone apparso davanti al consultorio di Macerata con su scritta la frase «La storia ce lo insegna, andiamo a bruciargli la casa» e ancora «questa è guerra».
Le manifestanti hanno replicato che si tratta di un meme «ricavato da una lezione dello storico Alessandro Barbero sul tumulto dei Ciompi del 1378 che non è, ancora una volta, riferito a lei e alla sua casa. Piuttosto sono le case delle donne, i centri antiviolenza, i consultori che le istituzioni (di cui fa parte) “bruciano” simbolicamente». Inoltre hanno affermato che la frase questa è guerra è riferito al «grido delle donne polacche» in reazione all’attacco alla legge sull’aborto.
Poi hanno aggiunto che «la giunta Acquaroli, e la stessa assessora, non sono capaci di rispondere in modo adeguato alle nostre istanze, se non utilizzando strumentalmente ciò che non sono stati neppure in grado di interpretare correttamente».
Giorgia Latini rispedisce al mittente le accuse: «Si permettono di definire ignoranti i membri della Giunta e tutti coloro che si sono offesi, solo perché non hanno ricollegato la frase, una citazione non certo di uso comune, peraltro decontestualizzata dal suo senso originario, a quella dei tumulti del Ciompi». L’assessore aggiunge infine, «non credo che lo storico Barbero gradirebbe che vengano utilizzati per attacchi personali di questo genere estrapolati dei suoi discorsi».
A favore dell’assessore Latini è arrivato anche il sostegno del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri già ministro delle Comunicazioni nel Governo Berlusconi. «Ai “custodi” della legalità e della libertà segnalo il fatto che le gravissime minacce a Giorgia Latini (assessore della Regione Marche che ha semplicemente chiesto regole più precise per l’uso della pillola abortiva) non hanno ottenuto il risalto e le attenzioni che analoghe minacce, nei confronti di esponenti della sinistra su altri temi, avrebbero ottenuto» afferma Gasparri il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia al Senato.
«A Macerata è comparsa la scritta “La storia ce lo insegna: andiamo a bruciargli la casa” e in altre forme digitali e reali le minacce sono state altrettanto virulente. Ma la vicenda di Giorgia Latini, alla quale esprimo la mia piena e totale solidarietà, viene poco citata – prosegue Gasparri – . Eppure abbiamo visto nelle televisioni i conduttori dei talk show e tanti altri opinionisti su giornali insorgere in maniera sdegnata di fronte a casi meno gravi di quello di Giorgia Latini. C’è ipocrisia. Perché è la sinistra che decide tutto in questo Paese. Chi è vittima delle violenze e chi non lo è, chi merita solidarietà e chi invece no. Questa ipocrisia è più grave delle minacce stesse. Che vergogna questo silenzio».