ANCONA – Trovare idraulici, imbianchini e elettricisti è sempre più un’impresa. Per non parlare dei vetrai, fabbri e falegnami, ormai in via di estinzione. Cambiano le professioni e i mestieri dell’artigianato marchigiano. Seguono l’evoluzione della società. Ed ecco aumentare cuochi, camerieri e ristoratori in genere, perché sempre più spesso consumiamo i nostri pranzi fuori casa. In crescita parrucchieri, estetiste, tatuatori, personal trainer, titolari di palestre e saloni di bellezza perché siamo sempre più attenti alla forma fisica e alla salute. «Purtroppo si tratta della perdita di mestieri, di attività storicamente radicate, di tradizioni professionali che in futuro si farà sempre più fatica a tramandare», dice Giovanni Dini direttore del Centro Studi Cna Marche.
Insomma, l’artigianato marchigiano si riduce ma contemporaneamente si evolve, cimentandosi in nuovi mestieri, a scapito di quelli più tradizionali. A scattare la fotografia il Centro Studi della Cna Marche. In cinque anni nelle Marche sono scomparse 6.913 partite Iva.
I mestieri cambiano: per la crisi del made in Italy tradizionale (tessile abbigliamento e calzature) e della sua filiera commerciale territoriale (negozianti e ambulanti), per la difficoltà nell’edilizia, ancora in attesa dell’avvio della ricostruzione post terremoto, per gli effetti della tecnologia che interessa alcuni grandi settori come quello dell’automotive e delle attività professionali strettamente collegate: i meccanici calano di numero perché le riparazioni dei veicoli hanno cambiato modalità, ed esigono ampi spazi per lavorare con le nuove tecnologie introdotte nel settore (informatica, microelettronica, nuovi materiali). Gli effetti di questi cambiamenti possono essere gravi per lavori tradizionali, è il caso delle produzioni calzaturiere e di abbigliamento e delle relative attività di commercio al dettaglio.
«L’estensione del regime forfettario del 15% per imprenditori e professionisti con ricavi inferiori a 65 mila euro – afferma il segretario Cna Marche Otello Gregorini – può rappresentare un aiuto a restare sul mercato. Ma questo vale più per i liberi professionisti e meno per i piccoli imprenditori, perché non si possono scaricare i costi aziendali e le detrazioni familiari. I nostri centri di assistenza fiscale valutano che, per effetto di queste limitazioni, meno del 30% dei piccoli imprenditori che ne hanno la possibilità, optano per il regime fiscale semplificato con aliquota al 15%».
ALCUNI NUMERI
Esaminando l’indagine del Centro Studi Cna Marche, colpisce il forte calo dei muratori (-15,4 per cento) che pagano la crisi di un settore edile, in attesa che decolli la ricostruzione post terremoto, così come gli elettricisti (-4,5), gli imbianchini e vetrai (-10,2), i meccanici (-3,9). Forte il calo tra chi fa produce scarpe (-11,9 per cento) e tra gli autotrasportatori (-12%). Chiudono anche i bar (-4,5), i negozi di abbigliamento (-8,7), gli ambulanti di abbigliamento e calzature (-10.6) ma non quelli di altri settori (+26%). Diminuiscono gli idraulici (-4,4), i gestori di minimarket (-10,9), gli intermediari del commercio (-7,0), gli imprenditori di attività creative (-1,8).
A crescere sono i ristoratori (+6,8%), acconciatori e estetiste (+1,7), gli agenti assicurativi (+1,7), i consulenti gestionali e amministrativi (+26,1), gli informatici (+1,5) e i tabaccai (+4,1).