Nelle Marche crescono gli infortuni tra le donne, nel pubblico e nei servizi è un’escalation, in particolare nella sanità e nella ristorazione. Dai dati elaborati da Ires Cgil, emerge un dato preoccupante: nel quinquennio 2018 – 22 vi è stato un aumento complessivo di denunce di infortunio sul lavoro (+1,0%).
L’incremento è attribuibile in particolare alla componente femminile (+15,2%), mentre quella maschile registra un calo del 6,5%.
Nel 2022 l’incidenza degli infortuni occorsi alle donne sul totale dei casi è stata del 39,2%, contro il 34,4% del 2018. «I settori più interessati sono quelli dove ci sono tanti precari. Sulla sicurezza, è tempo di passare dalle parole ai fatti», dichiarano Loredana Longhin e Eleonora Fontana, segreteria regionale Cgil Marche.
Lavoro femminile e infortuni: i settori
Gli infortuni al femminile denunciati nel 2022 sono stati 7.416. A livello di settori, la quota degli infortuni che hanno interessato le donne è stata del 51,1% nel settore statale/pubblico, seguono l’industria e servizi con il 38,3% e l’agricoltura con il 24,5%. Ciò riflette sostanzialmente il diverso livello di occupazione che caratterizza i vari settori
All’interno dell’industria e servizi (in occasione di lavoro), l’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nella sanità e assistenza sociale (76,7%). Spicca anche alloggio e ristorazione (51,4%). Seguono trasporto e magazzinaggio (45,9%), Attività finanziarie e assicurative (45,2%) e, nel comparto manifatturiero, calzature e abbigliamento (42,2%).
Risulta modesta la quota femminile nei settori della Meccanica (7,2%) e delle Costruzioni (0,7%), comparti a vocazione prettamente maschile.
Età
Con 2.153 denunce, la fascia 50-59 anni è la più colpita rappresentando il 29% di tutti gli infortuni al femminile del 2022. All’interno di questa classe, in particolare, gli infortuni delle donne costituiscono oltre il 44% del totale riferito ad entrambi i generi.
Infortuni sulla strada
Analizzando la più ampia categoria degli infortuni “fuori azienda”, sommando tutti gli infortuni in itinere e quelli avvenuti in occasione di lavoro con mezzo di trasporto (riconducibili quindi al rischio da circolazione stradale), la differenza di genere viene confermata:nel 2022 l’incidenza degli infortuni “fuori azienda” è stata infatti di circa il 19% per le donne e del 16% per gli uomini.
Ciò dipende dal fatto che le donne sono particolarmente impegnate nel tentativo di mantenere un equilibrio tra la dimensione professionale e quella familiare, con possibili effetti sulla frequenza degli spostamenti e sui tempi di recupero della stanchezza. I differenti ruoli sociali e i relativi carichi di lavoro possono quindi influenzare l’esposizione al rischio.
L’analisi
«I settori maggiormente interessati – spiega Eleonora Fontana, segreteria regionale Cgil Marche – sono quelli caratterizzati dal maggior numero di contratti part time, da lavoro precario, in cui la formazione continua è meno garantita. Non stupisce il fatto che le donne abbiano percentuali più alte di infortuni in itinere: l’impegno delle lavoratrici nel mantenere l’ equilibrio tra la dimensione professionale e quella familiare, genera stanchezza e stress, esponendole ad un rischio di infortunio maggiore».
Per Loredana Longhin, segreteria Cgil Marche, «questi dati pongono l’attenzione su un aumento considerevole degli infortuni delle lavoratrici vittime di aggressioni o violenze, per esempio da parte di pazienti o loro familiari nei confronti di operatori sanitari, da studenti o partenti nei confronti di insegnanti, fino ai rapinatori in banche o uffici postali». Sulla sicurezza, continua. «È ora di passare dalle parole ai fatti. Questo fenomeno sta assumendo una dimensione abnorme che non può essere considerato passeggero: è il momento che la Regione dimostri che ha a cuore la sicurezza sul lavoro. Tante sono le azioni che si possono mettere in campo da subito: aumentare il personale addetto alla vigilanza, implementare i controlli mirati, mettere in campo una formazione che accompagni i lavoratori durante tutto il percorso lavorativo».