ANCONA- Un aumento dei disoccupati tra luglio e settembre. È quanto emerge dai dati forniti dell’Istat ed elaborati dall’Ires Cgil Marche.
Nella regione, il numero degli occupati è di 638 mila unità, ovvero 7 mila occupati in più rispetto allo stesso periodo del 2018 e con un aumento, pari allo 0,4%, rispetto al II trimestre del 2019. Giuseppe Santarelli, segretario Cgil Marce: «Questi dati disegnano un quadro di crescente difficoltà delle Marche».
Il tasso di disoccupazione, infatti, si attesta al 7,5%, in aumento rispetto al terzo trimestre del 2018 (+0,3%) mentre in Italia e nel Centro Italia il tasso diminuisce rispettivamente di -0,2% e in -0,9%. Si nota la crescita della disoccupazione femminile (+0,8%) ed la lieve diminuzione di quella maschile (-0,3%).
Il tasso di disoccupazione registrato risente dell’effetto della diminuzione degli inattivi, con un aumento delle persone che decidono di cercare un lavoro, che passano dai 293mila del III trimestre del 2018 ai 279mila del 2019 (-5,1%): il tutto in netta controtendenza rispetto al dato del centro Italia (-0,9%) e nazionale (-1,5%).
Nonostante questo la Cgil evidenzia che si è molto lontani rispetto al tasso di disoccupazione pre-crisi che al III trimestre del 2008 si attestava al 4,5%.
Crescono i disoccupati in numero assoluto passando dai 49mila del terzo trimestre 2018 ai 52mila del 2019, con un preoccupante +6,5%.
Secondo Giuseppe Santarelli, segretario Cgil Marche, «dopo un periodo di flessione, il tasso di disoccupazione nell’ultimo anno è tornato a crescere in maniera molto più forte rispetto al dato nazionale e in netta controtendenza rispetto alle regioni del centro Italia. Anche in questo caso, si conferma la tendenza delle Marche a staccarsi dal gruppo delle regioni del centro Nord per ricalcare dinamiche simili a quelle del Mezzogiorno. Pur aumentando il numero di occupati, continua a peggiorare la qualità del lavoro che il sistema marchigiano genera: lavoro dequalificato, part-time involontario e rapporti a termine e precari. Mancano circa 15.000 lavoratori all’appello rispetto ai livelli di occupazione prima della crisi: questo dato, sommato alla crescente precarietà lavorativa, rappresenta un mix letale per l’intera società marchigiana. Senza lavoro e di qualità, non c’è futuro».