ANCONA – Il pesce fresco, espressione inestimabile del patrimonio ittico e gastronomico della nostra regione, è sempre sulle tavole dei marchigiani. Dopo i dati di Confagricoltura e Api Italia, condivisi anche da diversi operatori del settore, un’ulteriore conferma arriva direttamente dalla Legacoop Pesca Marche nella persona del responsabile regionale Simone Cecchettini, afferma: «Rispetto al surgelato i marchigiani continuano a scegliere il consumo di pesce fresco. Il trend positivo non può che essere confermato. Abbiamo riscontrato dalle nostre verifiche una certa stabilità nell’uso del prodotto fresco delle marinerie».
Quanto alle vendite, in rapporto al pre e al post Covid, qualche differenza si può registrare. Il rapporto, naturalmente, va calcolato in relazione alla ristorazione e ai privati: «Quando andiamo ad effettuare i nostri riscontri è normale che la ristorazione offre un campo di analisi più ampio. A fronte di una drastica riduzione dei consumi, per via della pandemia e di tutti gli annessi e i connessi, c’è stato anche un minore acquisto di prodotto. A livello di ristorazione lo abbiamo riscontrato del 50%. Quello che resta stabile è il consumo in ambito familiare ed è certamente una buona notizia. I ristoratori soffrono per mille motivi e gli acquisti dalle marinerie ne risentono particolarmente».
Quello per cui le Marche vanno famose in ambito pesca, tanto da meritarsi il quinto posto su scala nazionale, è la varietà di pesce che offrono: «La nostra regione si caratterizza perlopiù per il pesce bianco (naselli, merluzzi e sogliole) ma in questo periodo anche triglie e alici vanno molto forte. Non possiamo non menzionare le vongole che, nei loro tre compartimenti, caratterizzano tutto il medio-adriatico».