LORETO – A Loreto sabato 11 novembre si è tenuto un incontro organizzato dalle Acli per ascoltare le testimonianze sui migranti di chi è impegnato alle frontiere nord e sud dell’Italia. Qual è l’obiettivo del migrare, dello spostarsi, cosa li spinge, da dove fuggono, chi li accoglie? E cosa serve a questa umanità? Di questo e altro si è parlato nella Sala Macchi nell’incontro dal titolo “Immigrati e migranti. rotte e confini tra integrazione lavoro e prospettive”. Il senso dell’incontro è stato proprio questo, analizzare e conoscere la realtà direttamente dalla voce dei protagonisti con testimonianze concrete di chi è impegnato alle frontiere nord e sud dell’Italia collaborando a progetti di Save the children e Ipsia, Istituto pace, sviluppo e innovazione Acli. L’incontro si è inserito nell’ambito delle iniziative proposte dal progetto “Welfare cult: relazioni cultura e benessere” di cui le Acli Marche sono capofila, finanziato dalla Regione Marche con le risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’occasione è stata utile anche per conoscere l’esperienza dei corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio che finora hanno portato in Italia oltre ottomila persone con esperienze dirette anche nelle Marche.
Gli interventi
«La città mariana si è sempre resa disponibile all’accoglienza ospitando da ultimo 45 profughi ucraini. Spetta a noi cercare di aiutarli a superare le problematiche che portano con loro», ha detto il sindaco di Loreto Moreno Pieroni ai saluti iniziali.
«Le persone in fuga sono giovani, sono famiglie con minori in uno stato di estrema vulnerabilità. La rotta balcanica è una rotta “fantasma” dopo l’accordo dell’UE con la Turchia, come diciamo noi operatori ma più che mai battuta dal 2016. Più si rende difficile percorrerla più i trafficanti alzano i prezzi. Le persone infatti continuano a scappare facendo il “game”, pagano chi li fa passare verso certe nazioni perché hanno passaporti deboli. La posta in gioco è la vita – ha raccontato collegata online dalla Bosnia Silvia Maraone, operatrice di Ipsia sulla rotta balcanica -. Lungo la rotta ho trovato fototrappole per persone messe dal governo croato per controllare i passaggi, capita per i boschi di venire intercettati dai droni».
Gloria Vitaioli, referente metodologica per innovazione educativa Edi onlus, ha aggiunto: «Sulla costa orientale della Sicilia mi sono occupata dell’accoglienza dei profughi. Sono aumentati i minori non accompagnati e tanti sono i ragazzi, depressi, alcuni in sciopero della fame. Arrivano da Senegal, Guinea, Nigeria. Il nostro obiettivo diventa anche la tutela dei ragazzi nel lavoro delicato ad esempio di evitare la promiscuità».
«L’Italia non è diventata un campo profughi né è la prima per richieste di asilo. E non si emigra per venire a delinquere – ha affermato Massimo Giacchetti, co presidente Anolf Marche, portando i numeri -. Non è nemmeno un’emergenza né un’invasione: in Italia sono arrivati cinque milioni di persone, 130mila nelle Marche, in linea con l’8,6 per cento della popolazione migrante appunto. Per quanto riguarda gli sbarchi, sono stati 146mila dall’inizio del 2023 ma non è la prima volta che ci troviamo di fronte a un picco. Negli ultimi anni sono aumentati gli arrivi di nuclei familiari con minori. Il più delle volte considerano l’Italia terra di transito. E’ l’Europa l’America dell’Africa. Il vero problema è la fuga di giovani italiani laureati». Presente anche Roberto Zuccolini, portavoce della comunità di Sant’Egidio, che ha raccontato l’attività del centro nell’attività anche di ricongiungimento familiare, accanto ad Antonio Russo, vicepresidente Acli nazionali con delega welfare, e al presidente regionale Luigi Biagetti.