ANCONA – È una delle voci più famose della tv italiana: Luca Violini c’è, ma non sempre si vede. Professionale in cuffia e impostato ai microfoni. Simpatico e genuino nella vita vera. Violini cura il doppiaggio di fiction, documentari, cartoni animati e serie tv.
Ultimamente, è la voce di Don Francisco, uno dei protagonisti della soap opera di Canale 5, “Un altro domani”. Il papà di Carmen, insomma, ha la voce di Violini, marchigiano di Ancona, classe 1966. Pochi giorni fa, a Sirolo, ha portato in scena la prima di “Essere Maria Callas”, uno spettacolo di Radio teatro. Uno di quei progetti in cui il pubblico, le emozioni, le vive fino all’ultimo respiro. Se poi di mezzo c’è la voce di Violini, beh, allora è una garanzia. Lo raggiungiamo al telefono.
Pronto maestro, buongiorno.
«Ciao, buongiorno!».
Incredibile: sembra di parlare col trenino Thomas, di Italia 1.
«(ride) Però, non darmi del lei. In latino il lei non si usa. Diamoci del tu».
Come preferisce. Ma dimmi un po’ del trenino Thomas, uno dei cartoni più seguiti dai bambini…
«Eh sì, sono proprio io la sua voce».
Una delle voci più incredibili del panorama cinematografico italiano. Cosa si prova a doppiare un cartone?
«È un po’ tornare bambino, è giocare e spaziare con la fantasia. Il cartone è straordinario, come sono straordinari i documentari e certi reality. Nel cartone animato le cose finiscono quasi sempre bene, c’è la soluzione per ogni problema. È un’esperienza molto carina, perché ti dà quella freschezza che nel tempo noi adulti perdiamo. Però, è comunque faticoso. La gente pensa che le serie animate siano ridanciane e invece devi fare la tua voce devi strutturarla, studiarla e mantenerla, come sempre».
Hai diretto il doppiaggio della telenovela “Il segreto”, per poi prestare la voce a Don Celso, Don Mechor, Gabriel Mella e Raimundo. Ha doppiato 7 VHS sulla Seconda guerra mondiale, ma sei stato anche la voce di Tom Wilkinson, Charles Dance, Ron Perlman e Cameron Bancroft, solo per citarne alcuni. Di mezzo, hai interpretato il cartone “Sam il pompiere” (amatissimo dai piccoli).
«Da bambino, sognavo di fare l’attore e ho sempre portato avanti le due cose».
Ad Ancona, quali scuole hai frequentato?
«Non è tanto importante quali, ma cosa io abbia imparato nel corso della mia vita».
E cosa hai imparato?
«Ad avere pazienza, a capire gli altri e a comprendere ciò che ti accade. La vita ti insegna cose belle e cose brutte. Nel tempo, sono diventato per certi versi più riflessivo».
Non hai mai reciso il cordone ombelicale con le Marche…
«No, ho sempre cercato di tornare. Attualmente, vivo a Polverigi e la mia sala di registrazione è ad Ancona. Poi, certo, sono spesso a Roma per lavoro».
Il luogo preferito di Ancona?
«Solo uno?».
Anche due…
«Il Duomo e il Passetto. Ma anche la Riviera del Conero, il Catria, il San Vicino, il monte Cucco. Che je voi di’ a ‘sta regione?».
Luca, ti sta uscendo l’accento romano…
«Sì, ma quando mi impegno so parlare italiano dritto, fidatevi (ride). Comunque, mi piace tutto ciò che si affaccia sul mare».
Perché?
«Perché è il mare è profondità e libertà, è il viaggio, è Ulisse, è il ritornare dopo l’andare. È l’incontro con gli altri, a cui dovremmo fare più attenzione».
Chi avresti voluto doppiare?
«Sean Connery in “Caccia a ottobre rosso”».
E quando ti chiamano i call center al cellulare?
«A volte riconoscono la voce. Succede anche al supermercato, quando parlo normalmente. Capita che una signora ti si avvicini e ti faccia ˈMa non è che lei…ˈ. E io rispondo di sì. E poi guarda il marito: ˈMa te l’avevo detto che era luiˈ».
Oggi, 16 aprile, è la giornata mondiale della voce. Per te, è una compagna non solo di vita, ma pure di lavoro. Come ci si prende cura della propria vocalità? Qual è il trucco?
«Più che un trucco, esistono delle accortezze, come evitare di prendere freddo, o evitare l’aria condizionata. Cose banali, ma molto pratiche per tutti. E poi, non bere cose gelate, evitare luoghi ventosi o la moto. La voce è qualcosa da preservare e curare. Alla mattina, è un diesel: piano piano, devi scaldarla e far girare questo motore, evitando – che so io – urla improvvise. Nel mio caso, con la voce ci lavoro tutti i giorni e questo ti aiuta a mantenere le corde pulite».
Intrugli con limone e zenzero possono aiutare?
«Sì, e state attenti all’alcool».
E il fumo?
«Ecco, qui non volevo arrivarci. Direi di glissare (ride, ndr)».
Negli anni, ti sei occupato persino di audiolibri, con “I quaderni del Consiglio” (un progetto della Regione Marche) e ora sei la voce di Maria Callas in “Essere Maria Callas”.
«Vedi? Io qui, da uomo, ho prestato la voce a una donna. La voce è oltre, non hai più la barriera di uomo-donna. Io quella sera ero Maria Callas, che diceva anche cose di dolore. La voce può diventare tutto».
Teatro e radioteatro, così come documentari e audiolibri sono sinonimo di sapere. Ecco, se dico cultura?
«Rispondo che l’unico problema è che la cultura è sottoposta a tante angherie. Bisognerebbe invece capire che è la benzina del futuro e che senza cultura non succede nulla, credimi. Bisogna capire che le emozioni portano a condivisione. Senza emozione non c’è condivisione e senza condivisione non c’è crescita. Per cultura, intendo anche natura: mare e montagna. Apritele le emozioni, altrimenti beh, il resto dubito che basti».
Ultima domanda per i giovani lettori di CentroPagina: cosa consigli a chi desidera intraprendere la carriera di doppiatore?
«Di studiare, perché il talento e la dote non bastano. La fortuna è importante, ma lo studio e il continuo approfondimento lo sono davvero di più. Bisogna continuare ad allenarsi, altrimenti non succede nulla. Come il calcetto, o la scrittura. Questo scrivilo, ti prego».