ANCONA – Torna a vivere in famiglia e maltratta madre e sorella. Coltelli puntati in faccia, teste sbattute a terra e anche le minacce di fare del male al cognato e di strappare il vestito da sposa della sorella che si doveva sposare.
Così avrebbero vissuto madre e figlia, tra il 2014 e il 2017, a Falconara, terrorizzate da quello che per l’una, 76 anni, era il figlio e per l’altra, 45 anni, il fratello maggiore. Le due vittime ieri mattina (24 novembre) hanno testimoniato in tribunale, ad Ancona, proprio alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra oggi.
A Palazzo di giustizia è in corso un processo per maltrattamenti. Imputato un 47enne anconetano. Attraverso i loro racconti è stato ricostruito quello che sarebbe avvenuto tra le mura domestiche. È stata la sorella a riferire del coltello puntatole addosso perché «ero intervenuta per difendere mia madre durante una discussione che aveva avuto con mio fratello» e della paura avuta che lui le volesse davvero fare del male al punto che «me la sono fatta anche addosso». Sempre la sorella ha raccontato dell’atteggiamento tenuto dall’imputato quando in casa si era ammalato il loro padre, rimasto poi invalido per dieci anni. «Non lo ha mai assistito e non è venuto nemmeno al sepolcro quando è morto».
Alla madre avrebbe controllato perfino gli scontrini della spesa perché non voleva che si comprasse cose per lei. Una sera la sorella avrebbe ricevuto anche la telefonata della madre che era stata minacciata di morte dal figlio. «Ho chiamato il centro antiviolenza – ha detto la donna – ma era il 28 di dicembre ed era chiuso». Le due donne si sono poi rivolte prima al loro avvocato, Annavittoria Benzi e poi ai carabinieri per far smettere gli atteggiamenti del fratello. Alla madre lui avrebbe augurato la peggio morte. «Aveva saputo che stavo male – ha raccontato in aula la 76enne – e mi disse «non sarà una morte istantanea la tua, sarà dolorosa, tanto il male che hai ha una durata, morirai presto». «Su internet ha messo anche in vendita la mia casa». L’imputato ha rigettato tutte le accuse sostenendo solo che in famiglia di litigava per caratteri diversi e che lui alla madre vuole tanto bene. La casa messa in vendita? «Era una simile perché volevo vedere se c’era mercato», ha sostenuto l’imputato. Prossima udienza, davanti al giudice Carlo Cimini, il 15 dicembre.