ANCONA – Cerimonia di commemorazione ad Ancona in piazzale Emanuela Loi a Palazzo Leopardi per i 30 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui morirono Paolo Borsellino e cinque persone della sua scorta. Il piazzale antistante la sede dell’Assemblea Legislativa è stato intitolato ad Emanuela Loi, una delle vittime della strage compiuta il 19 luglio 1992 a Palermo, quando insieme a Borsellino persero la vita gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna di una scorta e prima a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Presenti autorità civili e militari, la presidente del Tribunale di Ancona Edi Ragaglia e la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli.
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha voluto ricordare che la strage di mafia avvenne a pochi mesi dall’uccisione, nell’attentato di Capaci, di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e degli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. «Ricordare i loro nomi e omaggiare il loro esempio e il più alto sacrificio nell’adempimento del servizio alla comunità, nell’impegno per l’affermazione della legalità, è il nostro dovere. In questa giornata – ha detto il governatore – rivolgo il mio pensiero a tutte le vittime della criminalità organizzata e ai loro famigliari, in nome dei quali deve continuare ogni giorno l’impegno per una società più giusta, costruita sui valori fondanti della democrazia e libera da ogni tipo di criminalità».
L’assessore regionale con delega alla Sicurezza Filippo Saltamartini intervenendo alla cerimonia ha sottolineato che «ogni Comune delle Marche dovrebbe avere una via o una piazza dedicata a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone» un vero e proprio invito che ha rivolto ai Comuni che «ancora non le ha a farlo». «Dobbiamo avere in ogni città il loro nome, perché sono eroi dei nostri tempi» ha detto rimarcando la necessità di «ricordare anche il sacrificio delle loro famiglie e delle tante vittime». A sottolineare l’importanza di «ricordare per trasmettere ai giovani il valore della giustizia» e perché «le morti non siano state vane e non si ripetano più» è stato il vicecapogruppo della Lega, responsabile per le Marche del Dipartimento Antimafia, Mirko Bilò. «Non occorre essere magistrati o rappresentanti delle forze dell’ordine per combattere contro la mafia e la corruzione – ha detto Bilò – . È fondamentale il nostro quotidiano contributo sul lavoro e nella partecipazione alla vita sociale e comunitaria: scegliere di stare dalla parte della Giustizia e delle Istituzioni per costruire una società di cui i nostri figli e i nostri nipoti possano essere orgogliosi».
La sindaca di Ancona Valeria Mancinelli ha ricordato che Borsellino e Falcone «sono eroi del nostro tempo. I loro eccidi efferati hanno segnato un punto di svolta nel contrasto ai fenomeni devastanti della criminalità organizzata, ma non possiamo nascondere amarezza e disagio perché, a 30 anni da quelle stragi, ancora l’accertamento dei fatti non ha visto piena luce. Di verità e luce ha bisogno il Paese che rinnova il proprio impegno nella battaglia di contrasto alle mafie».
Il dirigente scolastico del Liceo artistico Mannucci, Francesco Maria Orsolini, ha ringraziato la Regione Marche per l’invito a collaborare «a una giornata così importante che riguarda l’esercizio della legalità e della cittadinanza. Valori che si esprimono anche attraverso l’arte e che vedono nella scuola un presidio fondamentale, affinché un Paese, il nostro Paese, non abbia più bisogno di eroi, come diceva Bertolt Brecht. Per poter far sì che questo avvenga, è importante che i cittadini, fin dalla più tenera età, abbiano chiara la cultura della legalità. E in questo settore la scuola ha un compito fondamentale da svolgere». Nel corso della cerimonia gli studenti della I B dell’istituto d’arte Mannucci di Ancona.
«Non ho avuto il piacere di conoscere Borsellino, ma da giovane allievo ho avuto modo di incontrare Giovanni Falcone. Due eroi dei nostri tempi» ha detto il presidente dell’Assemblea Legislativa Dino Latini. «Dobbiamo ricordare non solo la dedizione che hanno messo in campo per confermare gli ideali di giustizia, ma anche e soprattutto quanto il nostro Paese abbia la necessità di vedere riconfermati quegli stessi ideali. La battaglia alla criminalità e soprattutto alla mafia non è ancora conclusa. Borsellino e Falcone hanno lavorato con costanza, coerenza e passione oltre la loro normale attività per fare dell’Italia un Paese libero e giusto. Portiamo avanti il loro insegnamento».