ANCONA – Vista nel complesso la giornata di sciopero ha avuto alti riscontri nelle Marche. La regione ha sfiorato il 64% delle adesioni tra pubblici ministeri e giudici. Tutti contrari alla riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm, la riforma Cartabia. Oggi su 175 magistrati (giudici e pm) ben 111 hanno aderito in tutta la regione.
Diverse le udienze saltate nei tribunali, compresa quella sullo scandalo delle Sae, le casette dei terremotati, dove in 34 rischiano di finire a processo. Ad indire lo sciopero era stata l’Anm, associazione nazionale magistrati, contraria alla riforma in discussione in Parlamento. Stando ai primi dati forniti dalla sezione distrettuale Anm di Ancona il capoluogo ha avuto le adesioni complessive più basse non tanto in Procura, dove su 12 pubblici ministeri hanno scioperato in 8, quanto piuttosto tra i giudici dove solo in 15 si sono astenuti. A Pesaro i pm che hanno fatto sciopero sono stati 4 su 5. Ad Ascoli hanno fatto sciopero 11 giudici e 4 pubblici ministeri, a Macerata 6 giudici e 4 pm mentre ad Urbino l’adesione in Procura è stata pari a zero su i tre pm in organico mentre i giudici hanno aderito in tre.
A Fermo hanno scioperato 3 pm su 5 e 6 giudici su 11. L’Anm segnala un’alta percentuale di scioperanti in Corte d’Appello di Ancona, pari al 55%.
«Lo sciopero è stato importante – ha commentato Maria Letizia Fucci, presidente sezione distrettuale Anm di Ancona – ha consentito di accentuare il problema giustizia che necessita una riforma organica ma questa non lo è, non c’è interlocuzione né degli avvocati né dei magistrati, non risolve la lentezza dei processi, è solo una questione politica».
Ad Ancona, tra le udienze saltate, c’è stata anche l’udienza preliminare sulle casette Sae, relativa all’inchiesta sul terremoto. Per adesione di giudice e pubblico ministero l’udienza è stata rinviata ad altra data. Quella di oggi era stata fissata già dopo un rinvio avvenuto quattro mesi fa dopo difetti di notifica. Era l’udienza in cui si doveva decidere se mandare a processo o meno 19 persone e 15 aziende coinvolte nello scandalo della case abitative d’emergenza date agli sfollati del sisma del 2016. Implicati ci sono funzionari pubblici come il capo della Protezione Civile David Piccinini, funzionari dell’Erap e imprenditori accusati di concorso in abuso di ufficio, truffa, falso ideologico commesso in atto pubblico e frode nelle pubbliche forniture. Rischia il processo anche Giorgio Gervasi, presidente del consorzio Arcale a cui venne affidata la realizzazione delle casette. La Procura contesta che nella loro realizzazione siano state impiegate ditte non in possesso delle certificazione antimafia che hanno effettuato opere anche di scarsa qualità.