ANCONA – «La Regione può e deve fermare i licenziamenti». Così il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, all’indomani degli undici licenziamenti confermati per i lavoratori dell’Ancona International Airport. Il dem, che giudica negativamente la scelta del fondo inglese Njiord Partners, invita l’ente regionale «che oltre a essere socio di minoranza e anche proprietario dell’infrastruttura aeroportuale», ad «adoperarsi in fretta per chiederne con forza il ritiro e spingere per l’utilizzo fino all’uscita dalla pandemia degli ammortizzatori previsti dal decreto fiscale varato dal governo».
A tal proposito, Mangialardi presenterà martedì prossimo in Consiglio regionale un’interrogazione. Nel frattempo rifila qualche stoccata: «Il presidente Acquaroli non può continuare a rimanere inerte, versando di tanto in tanto qualche lacrima di coccodrillo, di fronte all’emorragia di posti di lavoro che si consuma quotidianamente nella nostra regione. Nel caso dell’Ancona International Airport, poi, senza un immediato intervento, la giunta regionale dimostrerebbe di essere complice delle scelte del fondo Njiord Partners».
Scelte che Mangialardi non condivide e secondo il quale «hanno poco a che fare con la crisi del trasporto aereo, visto che tra l’altro lo scalo marchigiano si appresta a sviluppare il settore cargo con l’apertura tra un anno del grande hub di Amazon». Al contrario, per l’esponente Pd, sono scelte «che indicano un modello organizzativo volto da un lato a ridurre e rendere sempre più precario e malpagato il lavoro, e dall’altro a usufruire dello stanziamento di ingenti risorse pubbliche senza offrire garanzie e tutele ai dipendenti».
Dunque passa a citare alcuni esempi: «Basti pensare ai 13 milioni di euro per la pubblicità alle compagnie che indirettamente aiutano lo scalo o agli 800 mila euro in bilancio per l’apertura straordinaria dell’aeroporto in pandemia – attacca Mangialardi -. È evidente che così si crea un corto circuito tutto a danno dei lavoratori e del territorio». I sindacati, proprio per questi motivi, hanno proclamato lo sciopero per la giornata del 26 novembre, chiedendo di riaprire un tavolo di confronto con l’azienda e la Regione Marche. Regione dalla quale il capogruppo Pd si aspetta che «faccia sentire chiara la voce, pretendendo il ritiro immediato dei licenziamenti».