ANCONA – «Il caro gasolio ci sta mettendo in ginocchio: non riusciamo più a fare una pescata giornaliera perché il costo del carburante supera il guadagno e per noi pescatori non c’è più profitto». Quella raccontata dal pescatore anconetano Jacopo Emili, è una situazione comune a tanti suoi colleghi che oggi si sono ritrovati al porto di Ancona, davanti al mercato ittico per un corteo di protesta che si è mosso verso via Mattei, bloccando il transito dei tir e delle auto alla Zipa.
Nella settimana in cui le marinerie dell’Adriatico sono in sciopero contro il caro gasolio, questa mattina ad Ancona si sono dati appuntamento gli armatori e i pescatori di Marche e Abruzzo per far sentire la loro voce. Una manifestazione che ha registrato anche qualche momento di tensione tra forze dell’ordine e manifestanti esasperati dal prezzo del gasolio che è lievitato nel giro di pochi mesi, tanto da triplicare.
«Siamo arrivati al collasso», «state distruggendo la pesca», «caro gasolio la pesca in ginocchio»: sono tra i messaggi che campeggiavano sugli striscioni portati in corteo dai manifestanti che chiedono allo Stato interventi rapidi per salvare il settore.
Enrico Bigoni, componente del consiglio di amministrazione della cooperativa pescatori di Ancona, spiega che «i pescatori, poveretti, sono costretti ad andare in mare per allungare l’agonia: se vanno in mare riescono magari a mettere qualche “toppa a fine mese”, invece noi che stiamo fermi andiamo tutti in fallimento».
Settore in crisi? Secondo l’armatore «il settore non è in crisi è proprio morto» e a supporto della situazione porta subito dei dati: «Pensi che una imbarcazione come la mia, con cinque persone d’equipaggio a bordo, appena giro la chiavetta ho 2.500 e altri 1.000 euro di spese, tutti i giorni».
Una professione che per le marinerie è diventata impraticabile. «Sono solo spese – aggiunge Bigoni, cugino di Luigi Bigoni, il marittimo di Ancona morto mercoledì nell’affondamento del rimorchiatore partito da Ancona per l’Albania -: con il prezzo del gasolio a 1,20 euro al giorno, come stiamo pagando ora il gasolio, praticamente andiamo fuori con la speranza che non succeda niente perché tutto quello che incassiamo lo dobbiamo ridare per le spese».