Ancona-Osimo

Aborto nelle Marche, infiamma la polemica. Non Una di Meno attacca: «Sui nostri corpi decidiamo noi. Ci batteremo per Ru486»

Il movimento per i diritti attacca l'assessore Saltamartini sulle affermazioni in Consiglio regionale in risposta all'interpellanza della dem Manuela Bora

Una manifestazione di Non Una di Meno (immagine di repertorio)

ANCONA – «La destra cerca di stare sul filo narrativo del governo di destra appena insediato rassicurando che la legge 194/78 verrà garantita. Un gioco degli specchi che sappiamo essere solo una distrazione per assopire i timori». Si amplia la polemica sull’aborto nelle Marche. Dopo la risposta nella seduta consiliare del 25 ottobre dell’assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, all’interpellanza della consigliera del Pd Manuela Bora, Non Una di Meno Transterritoriale Marche replica alle dichiarazioni di Saltamartini per voce dell’attivista per i diritti Marte Marca.

«La scelta di abortire – afferma – è già osteggiata e le Regioni a guida destra e il governo ora sono perfettamente allineati in questo quadro governativo, non crediamo assolutamente alle rassicurazioni». Marte Manca annuncia che il movimento per i diritti intende «dare battaglia con ogni mezzo possibile. Lo abbiamo già fatto essendo in piazza il 23 ottobre ad Ancona, partecipando al presidio per l’aborto promosso dai collettivi transfemministi Nate Intere-Ancona, Collettivo transfemminista Jesi, Liberə Tuttə e altre realtà che hanno partecipato, come Acu Gulliver associazione studentesca universitaria e Officina Universitaria Macerata e tante altre realtà transfemministe per ribadire che sui nostri corpi non decideranno».

Il movimento si batte da tempo per l’applicazione della Legge 194 e per l’autodeterminazione e attacca l’assessore Saltamartini sulla Rsu486, la cosiddetta pillola abortiva, in quanto sull’applicazione delle linee guida ministeriali avrebbe fatto «marcia indietro»: durante la seduta consiliare di martedì, infatti, fa notare Non Una di Meno Transterritoriale Marche in un post su Facebook, «l’assessore Filippo Saltamartini risponde all’interpellanza con un entusiasmo verso la legge 194/78 in cui ribadisce il pieno rispetto della legge facendo alcune recriminazioni all’inizio del suo intervento come la Giunta a guida del governatore Acquaroli sia stata additata in negativo come “modello della destra e retrivia per il diritto all’aborto” ribadendo come sia assolutamente infondato. Un vuoto mnemonico – prosegue il movimento – che forse dovrebbe recuperare dagli archivi della assemblea regionale quando il 26 gennaio 2021 non recepirono le linee di indirizzo per la Ru486 e tutte le dichiarazioni fatte successivamente sulla sostituzione etnica, sostegno alle donne per non farle abortire».

Non Una di Meno fa notare poi che nel 2021, primo anno a totale guida centrodestra, confrontando i dati «non si notano differenze sostanziali: le donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza sono state 1254 – numero di poco inferiore rispetto a quello dell’anno precedente – di queste, 162 hanno ricevuto la RU486, incrementando dunque il dato del 2020. Veniamo poi all’anno in corso. Il dato fornito dal Sistema sanitario regionale è aggiornato ad agosto e parla di 932 aborti, di cui 108 farmacologici. Scindendo la cifra per Area vasta, si può notare come in quella di Pesaro Urbino le interruzioni volontarie di gravidanza praticate nel 2022 siano state 66 – a cui si aggiungono le 147 praticate da Marche Nord negli ospedali di Pesaro e Fano – mentre nell’Av2 di Ancona il numero raggiunge le 234 unità (più le 23 praticate al Salesi). Nell’Av3 di Macerata sono state 191, mentre in quella di Ascoli Piceno 271. Qui, in particolare, l’ospedale Mazzoni è diventato un punto di riferimento nel centro Italia per l’interruzione di gravidanza grazie ad una dottoressa perugina in pensione che una volta ogni tre settimane si reca nel nosocomio per eseguire l’ivg farmacologica, terapeutica e chirurgica. Ma non bastano queste iniziative spontanee per garantire un diritto minato dalle percentuali troppo alte di medici obiettori».

Secondo il movimento per i diritti «nell’Av4 di Fermo sono il 100%, tanto che le donne che volessero vedersi garantito questo diritto devono recarsi nel Maceratese. Ma non è un problema circoscritto a Fermo. Dai dati aggiornati al 2020, i ginecologi obiettori di coscienza sono 4 su 10 nell’ospedale di Urbino, 7 su 9 a Senigallia, 10 su 10 a Jesi (che fa il paio con i 10 su 10 di Fermo), 6 su 8 a Civitanova, 9 su 13 a Macerata, 4 su 10 a San Benedetto e 7 su 10 ad Ascoli Piceno. La matematica non è un’opinione: il problema è reale. E non è stato risolto né dalla destra, né dalla sinistra».

Non Una di Meno, lancia l’affondo anche sul concetto di habeas corpus menzionato dall’assessore Saltamartini riferendosi alla scelta di abortire: «Vorremo suggerire che le donne e persone gestanti abortiscono perché sui loro corpi decidono loro, si chiama autodeterminazione». Inoltre il movimento attacca sulle affermazioni in merito alla «procreazione assistita, argomento che non rientrava nell’interpellanza, le sue disquisizioni sulla gestazione per altri era fuori contesto tirando in ballo le teorie dei movimenti no choice» e le «considerazioni sullo sfruttamento dei corpi delle donne del sud America. Dovrebbe rammentare le parole dell’ex consigliere regionale Ciccioli che parlò di sostituzione etnica nelle scuole da parte dei bambini stranieri che erano in maggioranza nelle scuole del capoluogo, ora si fa portavoce delle donne dei sud del mondo. Un cambio narrazione per essere sempre la stessa identica destra» a «cui importa solo la vita di un embrione e la razza bianca».

«Le conclusioni dell’assessore Saltamartini smentiscono tutto l’impianto narrativo sulla posizione della legge 194. Una digressione che non può che non farci riflettere: “il mio migliore amico è rimasto orfano in quegli anni perché era avvenuta questa situazione”, riferendosi all’aborto. No assessore – conclude il Movimento – non si è orfani di un embrione». «Sui nostri corpi – concludono – decidiamo noi. Ci batteremo per la Ru486 e il diritto di scelta di abortire».