Ancona-Osimo

Aeroporto di Ancona, le sue potenzialità in uno studio della Politecnica: con 300mila turisti in più 200 milioni in più sul Pil delle Marche – VIDEO

Queste stime sono emerse da uno studio del Dipartimento di Management dell'Università Politecnica delle Marche, che ha messo in luce la necessità di potenziare lo scalo dorico con nuove rotte e servizi

Da sinistra Temperini, Gregori e Bassetti

ANCONA – Tre ore di viaggio per andare a prendere un cliente a Roma e altrettante per riaccompagnarlo. È uno degli aneddoti raccontati da un imprenditore marchigiano, emerso nel corso della presentazione dello studio condotto dal Dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche con l’obiettivo di valutare l’impatto dell’Aeroporto di Ancona-Falconara sullo sviluppo socio-economico dell’intera regione.

Un disagio, quello dei mancati collegamenti e dei lunghi viaggi, che accomuna imprenditori, amministratori e anche turisti e che finisce per penalizzare le imprese del territorio che vedono i propri “affari” limitati dal gap infrastrutturale in cui versa la regione. E proprio questo, l’isolamento delle Marche, è uno degli aspetti messi in luce dalla fotografia scattata dall’Ateneo dorico, illustrati questa mattina presso la sede della Facoltà di Economia. A curare lo studio insieme al rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, è stato il professor Valerio Temperini  docente di Economia e Gestione delle Imprese.

In base al modello di stima presentato, l’aeroporto ha un impatto complessivo sul Pil delle Marche di oltre 115milioni di euro e incide a livello occupazionale favorendo più di 1.800 posti di lavoro. La ricerca è stata eseguita prendendo a riferimento il livello di attività registrato nell’anno pre-covid, ovvero nel 2019, quando il Raffaello Sanzio contava circa 490mila passeggeri e 7mila tonnellate di merci trasportate. Nello scalo dorico lavorano 475 addetti, tra dipendenti della società di gestione e altre imprese.

Un momento della presentazione dello studio dell’Ateneo dorico

Il Dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche, ipotizzando un incremento del numero di passeggeri di 200mila unità e del cargo di circa 30mila tonnellate, rispetto all’era pre-covid, ha stimato che il valore complessivo di questo impatto potrebbe raddoppiare. Insomma una infrastruttura strategica, che se potenziata potrebbe sviluppare appieno le potenzialità della regione e agire da volano per l’economia del territorio.

Il rettore Gian Luca Gregori ha messo in evidenza la necessità di «una strategia» per arrivare da un lato al mantenimento demografico nel territorio «dei nostri laureati e dei nostri giovani» e dall’altro all’attrattività. Una strategia, quella che punta all’attrattività, che non può essere realizzata «se non abbiamo infrastrutture, e l’aeroporto è una di quelle necessarie. È un tema fondamentale e con questo studio abbiamo dimostrato l’impatto sociale ed economico che viene ad avere collegato con gli altri elementi infrastrutturali».

Il professor Valerio Temperini ha spiegato che con un rafforzamento dello scalo in termini di servizi e rotte (nazionali e internazionali), nell’ipotesi di intercettare circa 300mila turisti in più «che possiamo conquistare attraverso l’aeroporto, perché i numeri ci dicono che abbiamo queste potenzialità, potremmo avere una stima di circa 200 milioni di euro in più del nostro Pil». Ha poi sottolineato «l’effetto moltiplicatore del cargo, più rilevante di quello dei passeggeri, ma dipende anche dalle rotte che si andranno ad inserire: se mettiamo rotte con compagnie low cost portiamo turisti che sono meno spendenti rispetto a quelle più strutturate che occorrono invece alla nostra regione che ha una offerta di qualità».

La ricerca, che si è svolta anche attraverso interviste ai referenti di importanti aziende e associazioni di categoria del territorio e agli intermediari turistici, oltre ad evidenziare un sostanziale isolamento della regione, ha rilevato che il gap infrastrutturale è tra le cause principali della crisi della regione, declassata dall’Unione Europea da regione “sviluppata” a regione “in transizione”.

Tra i maggiori disagi evidenziati, la necessità di spostamenti in auto per raggiungere altre sedi aeroportuali con conseguenti costi in termini economici e di tempo, e con una forte limitazione alle visite di operatori esterni alla regione. Problemi per i quali lo studio della Politecnica ha individuato anche delle risposte, fra le quali nuove rotte, rafforzamento dei collegamenti esistenti, interconnessione con porto, interporto, ferrovie e grande viabilità, assieme alle creazione di una piattaforma logistica di Amazon.

La presentazione dello studio alla Facoltà di Economia Fuà

Un rafforzamento dell’aeroporto consentirebbe di accrescere l’attrattività e la competitività del sistema economico della regione. Elementi evidenziati anche dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, che in video collegamento ha garantito l’impegno dell’ente sul potenziamento e sull’interconnessione dell’infrastruttura con le altre presenti sul territorio. Secondo il governatore occorre garantire «maggiore centralità» ai traffici dello scalo così da impattare positivamente sullo sviluppo delle imprese e sull’attrattività del turismo.

Per quanto concerne le rotte, l’amministratore delegato dell’Aeroporto Internazionale di Ancona, Clemente Bassetti, ha sottolineato l’importanza dei voli di continuità e la necessità di puntare al collegamento con i principali aeroporti italiani fra i quali Roma e Milano, che offrono un’ampia connettività a livello nazionale e internazionale, ed anche Napoli con l’obiettivo di facilitare il collegamento con l’economia del sud Italia. Sul fronte dei collegamenti internazionali invece le rotte di maggior interesse sono state individuate con i principali hub della Germania e con Mosca, traiettorie cruciali per il manufatturiero. 

Il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini, portando il suo esempio personale in qualità di imprenditore, ha rimarcato il fatto che «dei 118 voli aerei che ho fatto nel 2019, nessuno è iniziato dall’aeroporto di Ancona», una scelta obbligata per la mancanza di collegamenti. In termini di connettività turistica ha sottolineato la necessità di puntare sulle compagnie low cost.  Inoltre ha auspicato anche una interconnessione con le altre infrastrutture  con le fiere, sulla scorta di quanto avviene in altri paesi europei come la Germania. «Riuscire a contestualizzare di più l’aeroporto – ha affermato – costituisce una vetrina per le eccellenze marchigiane» dal manifatturiero, alla moda, fino alla nautica.

Il presidente di Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, ha posto l’accento sulle opportunità offerte dai fondi comunitari per «aumentare l’appeal della regione» e tra le possibilità per favorire lo sviluppo socio-economico delle Marche ha incluso anche la «collaborazione con gli aeroporti vicini, come l’Umbria» che può rappresentare un «hub di aggancio» per la regione.