ANCONA – La Space Economy «è una sfida» e «non è così lontana come si potrebbe immaginare» e «a brevissimo sarà molto più familiare di quanto lo è adesso, e allora è giusto iniziare ad immaginare come poter esserci, sia come Regione Marche, sia come ricerca che come università e aziende, come ecosistema regionale» per questo «stiamo già immaginando delle possibilità». Lo ha detto l’assessore regionale alle Attività Produttive Andrea Maria Antonini presentando il Cluster Aerospazio Marche.
Nato due anni fa, il cluster, che conta «una ventina di aziende, le quattro università (Univpm, Uniurb, Unicam e Unimc), in modo particolare l’Università Politecnica delle Marche che fa da coordinatrice», sta «mettendo in azione tutta una serie di attività – ha spiegato Antonini – che vanno dalla ricerca all’innovazione». L’assessore ha ricordato che alla missione ‘Galactic 01’, il primo volo commerciale al mondo nello spazio, lanciato da Virgin Galactic a fine giugno dallo Spaceport America nel New Mexico, «hanno volato anche le Marche» con la tuta indossata dagli astronauti, «sviluppata nelle Marche» dall’azienda Spacewear di Fano «in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche», una azienda «che è partita e si è sviluppata grazie anche a dei bandi regionali».
Alla presentazione, a Palazzo Leopardi, c’erano Lanfranco Zucconi neopresidente del Cluster Aerospazio Marche, Marcello Giacomini past presidente del Cluster Aerospazio Marche, Gian Luca Gregori, Rettore di UnivPM, Marcello Azzoni, Founder e Chief Designer Spacewear. Nel piano industriale del Cluster ci sono lo sviluppo di tecnologie e prodotti per la realizzazione delle infrastrutture spaziali nazionali ed europee (satelliti, voli abitati, lanciatori) e un’accelerazione nello sviluppo di applicazioni e servizi al cittadino attraverso l’utilizzo dei dati satellitari.
«Le aziende – ha detto Antonini – già lavorano per questi obiettivi» cioè per cogliere la sfida della Space Economy, «sui materiali ed è interessante l’aspetto legato all’abbigliamento» perché «abbiamo già delle realtà esistenti che potremmo in qualche modo applicare e potenziare attraverso la ricerca, lo studio» spingendo «verso le direzioni che in qualche modo l’Europa sta segnando come la twin transition» qui «abbiamo tutti gli ingredienti per poter essere, come regione Marche, importanti in questa sfida. Le ipotesi sono tante e parallelamente anche l’aeroporto Raffaello Sanzio con il Cnr hanno stretto un accordo per sviluppare collaborazioni per alcune sperimentazioni che riguarda il piccolo volo, c’è una attenzione generale che la Regione Marche sta rivolgendo a questo obiettivo».
L’intenzione della Regione, ha detto l’assessore, è quella di arrivare a «una legge regionale sull’aerospazio, un punto fermo che fa capire le intenzioni e la volontà di questa amministrazione, in cui possiamo ben indicare quegli obiettivi che metteremo. C’è una attenzione del governo in generale, del ministro Urso e ho parlato con lui proprio di questa possibilità e di vedere anche le Marche una delle regioni che possono diventare un punto di riferimento settoriale».
Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori nel suo intervento ha sottolineato «l’evoluzione forme aggregative» che partendo dai distretti industriali, dove i rapporti erano soprattutto tra imprese, «poi c’è stato un allargamento» con il concetto di filiera che «ha spostato i rapporti tra la grande impresa e tutte le imprese che ne fanno parte» oggi i cluster hanno un «ambito applicativo che fa riferimento agli ecosistemi che si legano all’open innovation, nella consapevolezza che l’innovazione non si può più fare all’interno di una impresa».
L’ecosistema, ha spiegato, mette insieme vari soggetti, pubblici, privati, università e centri di ricerca. Dietro il cluster «c’è un concetto di ecosistema dell’innovazione e di open innovation che richiede questo nuovo tipo di partecipazione: Regione, università, centri di ricerca e imprese». Per Gregori è importante anche «sdoganare la percezione della nostra regione verso tipologie tradizionali di prodotto» come «una regione che è un po’ ferma». L’altro tema posto dal rettore è quello dell’innovazione delle competenze «sul quale siamo pronti ad investire e continuiamo a investire. In particolare è stato coinvolto un Dipartimento di Ingegneria, il Disva, con il direttore, il professor Germani e il professor Corvaro, due figure determinanti».
Il professor Francesco Corvaro, docente di Fisica tecnica industriale, presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche della Facoltà di Ingegneria dell’Univpm, ha fatto parte del team di ricerche scientifiche della missione ‘Galactic 01’, e «ha collegato il sistema di sensori alla tuta per studiare gli effetti» dell’assenza di gravità sulla salute per esempio «in termini di modifica delle cellule tumorali, ma potrebbero esserci tante applicazioni».
Il neopresidente del Cluster Aerospazio Marche, Lanfranco Zucconi ha spiegato che il suo ruolo sarà quello di cercare di colmare il gap temporale che affligge le Marche sul fronte dell’aerospazio a tal proposito ha ricordato che l’Italia è il terzo paese in Europa, tanto che sta raggiungendo Germania e Francia sul fronte degli investimenti in questo settore. «La Regione Marche oggi conta un numero di imprese abbastanza limitato – ha detto – il mio ruolo» sarà quello di cercare «con questa sinergia che va oltre la ricerca e lo sviluppo tecnologico, anche nella creazione di quelle che sono le risorse necessarie e gli spinoff per promuovere le start up che dovranno occuparsi di questo settore. Amerei arrivare a caratterizzare la nostra regione sia nel settore tecnologico» e «promuovere o sviluppo delle applicazioni e dei servizi nell’utilizzo dei dati satellitari per poter poi ritornare l’investimento» nel «livello della qualità della vita e dei servizi. C’è un grosso interesse da parte dell’industria e delle università che hanno espresso il loro desiderio di partecipare a questa avventura» con il Cnr «per sviluppare il tessuto e rendere competitivo a livello nazionale e internazionale».
Il fondatore di Spaceweare Marcello Azzoni ha evidenziato che «lo spazio è il laboratorio più evoluto» e che quella realizzata dall’impresa è stata la prima tuta italiana a volare in orbita, la prima ad ottenere il permesso di volo dalla Federal Aviation Administration e a superare i test di Virgin Galactic, una tuta «antimagnetica, ignifuga, resistente ai liquidi bollenti, alle scariche elettriche e «grazie alla ricerca e agli investimenti fatti siamo riusciti ad avere tutto questo con un tessuto traspirante: oltre il 40% è formato da cotone egiziano. Le moderne tecnologie si incontrano con la tradizione, innovano e portano la tradizione su un altro piano». La tuta Smart Flight Suit 1, è stata indossata dal comandante della missione Virtute 1, Walter Villadei, nel volo del 29 giugno scorso,
Infine, l’invito di Azzoni alle manifatture marchigiane e italiane è stato quello «a salire e approfittare di questa enorme opportunità» perché la adesso «la space economy investe l’umanità nel suo complesso e non solo gli addetti ai lavori» è «una nuova dimensione» per questo è importante creare una «una space mind, una cultura, perché sarà su questo che l’Italia potrà invertire la rotta in termini di Pil e crescita».