ANCONA – «Nelle Marche al momento non esiste ancora una raccolta dati regionale per la rilevazione e segnalazione degli episodi di violenza a danno dei sanitari». A sollevare il tema è Alessandra Moraca, segretaria regionale Sindacato Medici Italiani (Smi) e vice presidente Federazione Veterinari e Medici Marche (Fvm). Un’osservazione che arriva sulla scia dell’ultima tragedia tra i camici bianchi, quella della psichiatra uccisa a Pisa dal proprio paziente per la quale il mondo dei medici si è mobilitato a livello nazionale con una serie di iniziative che hanno coinvolto anche le Marche, l’ultima delle quali il 3 maggio davanti all’ospedale di San Benedetto del Tronto.
Un tema molto sentito dalla categoria, spesso vittima di violenze psicologiche, spesso non denunciate, e a volte anche di aggressioni fisiche. «Nelle Marche ad oggi – spiega Moraca – ogni Azienda Sanitaria provvede all’inserimento dei dati degli episodi di violenza nel portale Simes e Agenas con validazione regionale (ministero della Salute)» ma «le aggressioni nei confronti dei medici e del personale socio sanitario sono sempre più frequenti con un ulteriore incremento in questi anni di pandemia, per questo occorre un monitoraggio».
Aggressioni fisiche o verbali perpetrate «da pazienti, ma anche da caregiver» che suscitano ormai da tempo apprensione nella categoria che, dopo un pressing, è riuscita ad ottenere l’istituzione dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie (Onseps), «con specifici compiti di monitoraggio, studio e promozione di iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti, ma dall’esame dei documenti acquisiti per l’anno 2022 dal Coordinamento Rischio Clinico della Commissione Salute, è chiaro che le Regioni italiane adottano sistemi di raccolta dei dati con modalità diverse e conseguentemente non rapportabili tra loro e quindi non tali da poter confluire in una piattaforma informatica accessibile a tutti per poter alimentare un flusso informativo apposito».
Nelle Marche nel 2022 «risultano segnalati su Simes, dove vengono riportati solo episodi di aggressioni fisiche, 4 casi», ma il fenomeno è certamente sottostimato tanto che non solo i medici in prima linea, ovvero quelli che operano nei pronto soccorso, nelle guardie mediche, nei servizi del 118, nei reparti di psichiatria e negli ambulatori, riferiscono di violenze psicologiche e aggressioni verbali che avverrebbero più spesso di quanto si possa pensare, spiega la sindacalista.
A complicare il meccanismo di raccolta dei dati c’è anche il fatto che «la scheda di rilevazione degli episodi è diversa tra le strutture regionali. Per il 2023 è in programma un corso base per tutte le strutture sanitarie con adesione a singola scheda anche alla luce della nuova organizzazione sanitaria reginale – spiega -. I dati ora vengono raccolti in alcuni casi dai Dipartimenti di prevenzione in altri dal rischio clinico».
Tra le cause più frequenti alla base di aggressioni e violenze contro medici e operatori sanitari, «le carenze strutturali ed organizzative che determinano inevitabilmente rallentamenti del lavoro e disorganizzazione con la percezione da parte del paziente della mancata attenzione necessaria al suo problema di salute e alla percezione di mancata presa in carico. Come si può pensare che un medico di famiglia possa rivolgere l’attenzione necessaria a tutti quei centinaia di pazienti che gli vengono affidati? La soluzione di inserire i posti di polizia negli ospedali, non può essere la sola da attuare – osserva – perché tutti i colleghi, anche quelli del territorio, hanno bisogno di essere protetti adeguatamente».
Moraca evidenzia inoltre le «difficoltà che sta attraversando il settore della salute mentale nelle Marche, difficoltà che abbiamo più volte evidenziato anche in passato. Si tratta di un ambito che per anni è stato poco valorizzato, e questo è evidente anche nel dato strutturale del sottofinanziamento della salute mentale: la spesa anche nella regione Marche resta al palo del 2,9% sul Fondo sanitario regionale (dato Siep 2020), ben lontana dal 5% concordato in sede di Conferenza Stato-Regioni nel lontano 2001 e raccomandato a livello internazionale per i paesi a reddito medio-basso. Dalla revisione dei dati – prosegue – si evince che non ci sono segnali sostanziali di cambiamento rispetto alla alta spesa associata ai trattamenti residenziali che nel rapporto Istat per gli anni 2016-2017 vedeva le Marche attestarsi al 59,1% sul totale contro una media nazionale del 39%, indice di trascuratezza verso i mezzi a disposizione per prevenzione, cura e riabilitazione sul territorio, nella non osservanza degli obiettivi della riforma Basaglia».
La sindacalista punta il dito anche contro il «gap regionale nella capacità del sistema pubblico di intercettare nuova utenza rispetto alla media nazionale (-39,4% secondo i dati Siep del 2017), mentre la messa a disposizione dei fondi a favore della salute mentale di bambini ed adolescenti derivanti dalla legge di bilancio 2022, rappresenta una risorsa che, per quanto benvenuta, si presenta con i caratteri del provvedimento una tantum all’insegna della precarietà. Purtroppo ancora nulla è stato fatto per colmare queste carenze a supporto dei medici che lavorano in questo settore».
La richiesta del Sindacato Medici Italiani e di Fvm Marche è quella «di applicare la tutela degli operatori sanitari come previsto dalla normativa e di uniformare il meccanismo di raccolta dati, includendo tutte le aggressioni, non solo quelle fisiche, per garantire la sicurezza degli operatori nei luoghi di lavoro».