ANCONA – Hanno suscitato scalpore e polemiche le parole di apprezzamento espresse dal parlamentare di Forza Italia Renato Brunetta, ex ministro per la pubblica amministrazione, verso il ministro degli esteri Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle. Brunetta ha parlato sul quotidiano “Il Foglio” di un Di Maio “vero leader”, dipingendolo come «intelligente, rispettoso, veloce, che sa ascoltare». Sul Corriere ha inoltre sottolineato «sta trasformando un movimento caotico in un partito strutturato e responsabile. E queste imprese non le raggiungi se non sei un leader».
Un innamoramento politico, quello tra Forza Italia e M5S, che è avvenuto in occasione dello scostamento di bilancio e che Brunetta ha motivato anche con la necessità di fare sintesi per il bene degli italiani come sollecitato dal capo dello Stato Mattarella. Ma questo avvicinamento tra i due partiti potrà avere riflessi regionali?
Secondo il senatore pentastellato Mauro Coltorti potrebbe averli, o meglio da parte del movimento non ci sono preclusioni all’apertura di un dialogo vista anche la bocciatura dell’ospedale unico che i pentastellati invocavano da tempo: «Quello che interessa al Movimento non sono le etichette, che magari nascondono interessi lontani da quello che la storia politica di un partito potrebbe e dovrebbe portare avanti», ma « i programmi e le buone pratiche che permettono un maggiore benessere per i cittadini».
Ecco il perché dell’accordo di programma prima con la Lega «ed ora con le forze della sinistra», ed ecco anche spiegato il perché della diminuzione dei consensi, che secondo Coltorti risiederebbe proprio nel fatto che l’elettorato non abbia compreso la ragione di questi passaggi. Il senatore, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato ricorda che «il Movimento 5 Stelle è da sempre un movimento post ideologico», che quindi non ragiona a priori: «Una cosa proposta da un gruppo politico non è deteriore se quel gruppo politico non governa con il Movimento. Purtroppo molte persone sono schierate a priori e non si rendono conto che in nome di una appartenenza politica si possono perpetrare nefandezze estreme. Credo che l’ondata di privatizzazione di molte delle partecipate operata in passato abbia condotto ad un peggioramento dei servizi, ad un aumento delle tariffe, in molti casi, operate dalla sinistra che avrebbe invece, ideologicamente, dovuto operare in senso contrario».
A tal proposito il senatore jesino cita la gestione privata dell’acqua definendola «il caso più emblematico» al quale affianca quella di Autostrade: «Purtroppo la politica passata ha permesso che il controllato fosse anche controllore. Non abbiamo preclusioni per l’apertura di un dialogo regionale tanto più che molti temi di competenza della Commissione Lavori Pubblici del Senato, che ho l’onore di Presiedere, sono trasversali. Credo che nessuna forza politica sia contraria al raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara o al potenziamento della Adriatica e che quindi si debba lavorare congiuntamente per realizzarle. E spero che si trovi convergenza anche nel completamento delle “incompiute” come la Fano-Grosseto o la Pedemontana a cui, tra le altre, abbiamo dato particolare attenzione. Mi sembra che su alcuni temi come quello dell’abbandono dell’ipotesi dell’ospedale unico regionale la giunta abbia preso una posizione che era fortemente richiesta dal Movimento e su cui ha di conseguenza avuto subito il massimo sostegno».
Laconico invece il commento del commissario regionale di Forza Italia, il senatore Francesco Battistoni: «Non registro nessuna apertura di Forza Italia al Movimento 5 stelle. Nelle Marche, come a livello nazionale, c’è un centrodestra consolidato e che sta lavorando bene per i marchigiani.
Il centrodestra, ricordo a chi lo avesse dimenticato, lo ha inventato Silvio Berlusconi e gli Italiani, in questi venti anni, lo hanno sempre scelto».
Ma è vero come sostiene Brunetta che il Movimento 5 Stelle si sta trasformando in partito? «Gli Stati Generali hanno indicato un percorso che deve ancora compiersi e che passerà attraverso la consultazione degli iscritti – spiega Coltorti -. Personalmente credo che l’organizzazione del Movimento sia ancora da implementare in modo notevole perché possa entrare capillarmente nei territori. La carenza di questa organizzazione credo abbia avuto una grande responsabilità nelle recenti sconfitte elettorali. La scarsa organizzazione soprattutto a livello regionale e locale, la lentezza delle decisioni soprattutto a fronte di scenari in continuo mutamento e la quasi assenza di una comunicazione efficace e rapida ha lasciato che il Movimento avesse successo solo dove erano presenti gruppi di attivisti particolarmente motivati».
Secondo il senatore «la comunicazione non può passare solo attraverso la rete. Per giunta a livello locale un attivista deve superare sbarramenti di ogni tipo operato dai gruppi politici tradizionali. La democrazia partecipata, che è l’obiettivo da raggiungere, è ancora lontana dall’essere realizzata. È quello che noi 5 Stelle vogliamo ma nel frattempo è necessario utilizzare tutte le forme di organizzazione possibile. Durante gli Stati generali la maggior parte dei partecipanti ha chiesto che le decisioni passino attraverso un direttivo ristretto affiancato da uno allargato la cui forma e composizione verrà stabilita a breve in rete. Non è la classica organizzazione di un partito».