Ancona-Osimo

Siccità, il meteorologo Passerini dell’Univpm: «Situazione che non migliorerà prima dei prossimi 30-40 anni»

Nelle Marche, rispetto al Nord Italia, la situazione è meno pesante, come anche nel resto del centro Italia, per le precipitazioni nevose che sono scese abbondanti questo inverno

ANCONA – Non molla ancora la sua presa sull’Italia la siccità che sta provocando quell’abbassamento del livello dei fiumi che sta interessando diversi corsi d’acqua, specie nel Nord Italia. «Le temperature stanno crescendo già dal secolo scorso – spiega il meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche, Giorgio Passerini -, i fenomeni di riscaldamento e di raffreddamento ci sono sempre stati, basta pensare alla piccola glaciazione avvenuta nel ‘500 e poi negli anni ’50, così come periodi caratterizzati da siccità, ma negli ultimi anni si è consolidato un trend in crescita costante delle temperature».

Secondo il meteorologo «il 2022 non è stato in assoluto l’anno più siccitoso né il più caldo in assoluto, ma è stato l’anno in cui i due fenomeni si sono affiancati, ovvero l’anno più caldo e siccitoso in assoluto». Oltre a temperature più elevate e a scarse precipitazioni, il professor Passerini evidenzia un altro fenomeno che ha caratterizzato il 2022: l’aria secca sia in estate che in inverno.
«L’aria secca si somma agli effetti delle scarse piogge, contribuendo ad asciugare il terreno e non permettendo la condensa mattutina».

Giorgio Passerini
Giorgio Passerini

Effetti causati dall’anticiclone africano e da quello siberiano, i quali portano entrambi aria più secca: l’africano è il responsabile delle temperature bollenti che hanno caratterizzato l’estate scorsa, il siberiano porta invece aria fredda, ma asciutta, con poca umidità. Questi due sistemi agiscono da blocco per le masse umide atlantiche che non riescono più a raggiungere l’Europa.

Nelle Marche, rispetto al Nord Italia, la situazione è meno pesante, come anche nel resto del centro Italia, osserva Passerini, spiegando che a determinare un quadro migliore sono le precipitazioni nevose che sono scese abbondanti questo inverno, una preziosa riserva di acqua per la regione. L’emergenza riguarda soprattutto il Nord del Paese, ma ciò non significa che si possa stare tranquilli.

Infatti, a guardare le previsioni da qui ai prossimi 15-30 giorni al massimo, si può vedere che non sono attese piogge, «certo – spiega – i modelli previsionali sono in forte difficoltà, visti i mutamenti avvenuti rispetto al contesto in cui erano stati elaborati, e anzi sembrerebbe prevista una risalita dell’anticiclone africano che porterà ancora caldo e aria secca sull’Italia, insomma per ora non ci sarà un miglioramento».

Che aspettarsi? «Dovremo imparare a gestire siccità e fenomeni estremi, bisogna capire come organizzare il territorio e le lavorazioni in agricoltura per fronteggiare questa nuova situazione». Secondo il meteorologo dell’Univpm che ha centrato con precisione cosa sarebbe accaduto nell’ultimo anno, prevedendo sia i fenomeni estremi che la siccità, «servono politiche che consentano di gestire una situazione che non migliorerà prima dei prossimi 30-40 anni».

Il cambiamento climatico va quindi affrontato sia «rivoluzionando le tecniche di irrigazione usate in agricoltura per evitare spreco di acqua e diminuire le emissioni ed i consumi per impattare meno sull’ambiente». Il meteorologo però mette in guardia sui facili entusiasmi legati alle auto elettriche: «Non risolvono la situazione, anche se ci mettiamo il massimo dell’impegno per rispettare tutte le prescrizioni della Comunità Europea, nei prossimi 20 anni la situazione peggiorerà, per questo bisogna lavorare, nell’attesa del ritorno alla normalità, a come gestire la situazione. Nell’immediato è più importante tenere conto di quello che sta succedendo».

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