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Marche, ritardi nei test per la diagnosi dei tumori. La denuncia di Cittadinanzattiva

La pandemia ha dilatato i tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali per mammografia bilaterale, visita dermatologica e radiografia del torace. Il punto con l'associazione

ANCONA – Il peso della pandemia si fa sentire sulle liste d’attesa e sui ritardi nell’erogazione delle prestazioni ambulatoriali, fino a rinvii degli interventi chirurgici. A denunciare la situazione, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, è l’associazione Cittadinanzattiva delle Marche, il movimento per la partecipazione civica con la sua rete del Tribunale per i diritti del Malato.

Tra le criticità segnalate dall’associazione, le liste d’attesa per l’accesso alle prestazioni ambulatoriali per mammografia bilaterale, visita dermatologica ed radiografia del torace «soprattutto per quanto concerne le prestazioni erogate con priorità breve, entro cioè 10 giorni, quelle tra 30 e 60 giorni, per non parlare poi di quelle programmate, che registrano ritardi oltre i 200 giorni, rispetto ai 120 previsti» spiega la segretaria regionale di Cittadinanzattiva delle Marche, Monia Mancini. Si tratta di test importanti anche per la diagnosi di tumore.

Prendendo a riferimento i giorni di attesa per una mammografia bilaterale con priorità breve, questi risultano accresciuti rispetto al periodo pre-pandemia: sono passati da 19,6 del 2019 a 7,4 del 2020 per arrivare a 44 del 2021. Stessa situazione anche per quanto concerne l’ecografia bilaterale alla mammella, per la quale se nel 2019 si attendevano 20,1 giorni, nel 2020 si è scesi a 12,4, per risalire nel 2021 a 43,1 giorni.

A crescere è anche l’attesa per una visita dermatologica con priorità breve, che dai 10,9 giorni del 2019, sale a 24,2 del 2020 e a 26,1 del 2021. Per una tac torace invece si passa da 7,1 giorni del 2019 a 11,9 del 2020 per arrivare a 23,8 del 2021.

Nonostante un recupero sui tempo rispetto al 2020, anno di avvento della pandemia con le strutture ospedaliera paralizzate dall’ondata dei ricoveri correlati al Covid «la tempistica per molte prestazioni non viene ancora rispettata e registriamo tempi di attesa importanti» aggiunge Mancini.

La segretaria regionale di Cittadinanzattiva rimarca che con il decreto dell’agosto 2020, il governo stanziò per ogni regione, fondi «per il recupero delle liste d’attesa»: alle Marche toccarono 12.259.402 euro, una somma che andò a sommarsi ai 5 milioni stanziati dall’ente per l’azzeramento delle liste d’attesa, per le quali si decise di dare priorità alle urgenze.

Monia Mancini segretaria regionale Cittadinanzattiva

«Ad oggi nonostante gli stanziamenti le criticità permangono» afferma, e questo solleva una questione cruciale, ovvero «come affronteremo in futuro i problemi sanitari che deriveranno necessariamente dalla diagnosi non precoce delle patologie, anche di quelle oncologiche?». L’associazione riferisce che dal Maceratese arrivano segnalazioni «di agende chiuse per visite specialistiche diagnostiche: questo comporta un maggior ricorso al privato e molti interventi chirurgici rinviati».

Mancini rivolge un appello al governo regionale al quale chiede che «sia convocato il prima possibile il tavolo regionale per il monitoraggio delle liste d’attesa di cui Cittadinanzattiva delle Marche è parte» e il cui «ultimo incontro risale al febbraio 2021, un anno fa», tavolo che si riuniva con una cadenza media di circa «3 volte l’anno».

Il referente locale del Tribunale del Malato di Jesi che fa capo a Cittadinanzattiva aggiunge che «a causa della pandemia gli screening oncologici hanno subito notevoli rallentamenti, sia per il Covid che per la carenza di personale sanitario. Dobbiamo velocizzare la refertazione delle biopsie chirurgiche – spiega – abbiamo avuto segnalazioni di ritardi sulla consegna dei referti che in alcun casi hanno raggiunto anche i due mesi».

Un paio i casi giunti all’attenzione del Tribunale del Malato di Jesi, che secondo il referente locale però «rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che spesso non viene denunciato ma subito e che può avere conseguenze pesanti sull’evoluzione della malattia e sul buon esito di interventi e trattamenti».

Screening e pandemia

Sul fronte degli screening oncologici, le Marche mostrano dati migliori di quelli della media nazionale. Il 9 marzo del 2020, a causa della pandemia furono sospesi tutti gli inviti alla partecipazione ai tre screening oncologici praticati nelle Marche, ovvero mammografia bilaterale, pap-test e ricerca sangue occulto fecale. Tuttavia vennero mantenuti attivi tutti gli esami di secondo e terzo livello dei malati che avevano già iniziato un percorso diagnostico-terapeutico nell’ambito degli screening oncologici.

Una volta superata la fase acuta della prima ondata della pandemia, furono riattivati i primi livelli dei percorsi screening con la spedizione degli inviti e l’esecuzione dei test di primo livello che erano stati sospesi a marzo: dal 1 giugno 2020 venne riattivato lo screening del tumore del colon-retto, dal 1 luglio 2020 gli screening del tumore della mammella e della cervice uterina.

Le Segreterie Organizzative degli Screening per recuperare gli inviti e gli esami sospesi, riuscendo nel contempo a garantire il distanziamento tra le persone invitate ai tests, modificarono i piani di lavoro passando dall’invito postale automatico (con data e orario prestabilito per l’esame di primo livello) a un invito “aperto”, in cui si chiedeva di contattare direttamente le segreterie.

I mesi di sospensione e il maggior distanziamento temporale tra gli esami di screening di primo livello, necessario a garantire la sicurezza delle persone per la circolazione del virus, hanno determinato un ritardo nella spedizione degli inviti agli screening e nell’esecuzione degli esami diagnostici.

Secondo i dati di una indagine orientativa, organizzata dall’Osservatorio Nazionale Screening, condotta per rilevare i ritardi accumulati dagli screening oncologici nel corso del 2020 rispetto ai dati del 2019 nelle Regioni Italiane, emerge che le Marche, nonostante un rallentamento delle attività, hanno percentualmente dati migliori rispetto alla media delle altre Regioni: nelle Marche nel 2020 rispetto al 2019 sono stati eseguiti -36,5% screening alla mammella, contro il -37,6% della media nazionale; -20,8% al Colon retto contro il -45,5% della media italiana,  e -39,1% di screening alla Cervice Uterina contro il -43,4%.

Anche per quanto concerne i mesi necessari per recuperare il ritardo con le performance del 2019 le Marche mostrano dati migliori di quelli della media nazionale: in particolare per la Mammella -4,4 nelle Marche contro -4,5 in Italia; Colon Retto -2,5 nelle Marche e -5,5 in Italia; Cervice Uterina -4,7 nelle Marche contro -5,2 in Italia. Il percorso screening del tumore del colon-retto in linea generale, è stato quello che ha risentito meno della pandemia.

Dopo un calo drastico nel primo semestre, legato al blocco delle attività di screening di I livello dovute al lockdown, nel secondo semestre c’è stata una ripresa che ha portato ad una riduzione dei ritardi accumulati che, nel caso del percorso screening del tumore della mammella si sono azzerati e nel caso del percorso screening del tumore del colon-retto si sono dimezzati, fa sapere la Regione.

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