ANCONA – «Il nostro piccolo sacrificio può evitare guai seri al altre persone». È l’appello rivolto ai giovani dall’infettivologo Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona.
Negli ultimi giorni nelle Marche si è registrato un lieve incremento nei contagi e nei ricoveri con un degente in terapia intensiva, a Pesaro. Un quadro da attenzionare, per evitare il rischio «che si ripeta quello che è accaduto da marzo a maggio, quando potevamo ricoverare solo pazienti affetti da covid-19, con il blocco dei nostri ambulatori». «Prevedo che con la riapertura delle scuole ci sarà un modesto aumento dei ricoveri – spiega -, anche se non credo che ci ritroveremo come a marzo e aprile».
Nella nostra regione molti dei nuovi casi sono da rientro dall’estero, «purtroppo l’Italia è circondata da Paesi che ora se la passano peggio di noi – spiega -. Anche l’Oms manda messaggi per limitare la movida o almeno per rispettare scrupolosamente le misure di sicurezza come mascherina, lavaggio delle mani, distanza, ma a mio avviso in situazioni di assembramento di giovani questi consigli cadono un po’ troppo spesso nel vuoto. Mi spiace dirlo, ma ci sono dei contesti “storici” di divertimento come spiagge, locali, discoteche, in cui è logico attendersi il mancato rispetto delle regole».
Proprio nella giornata di ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivolto un appello alle giovani generazioni a «diffondere il divertimento e non il virus», visto che l’età dei contagi si è abbassata a livello mondiale, con un tasso di incremento, fra i 15 e i 24 anni, passato dal 4,5% di fine febbraio al 15% di metà luglio.
Da più parti viene ormai evidenziato che un altro lockdown sarebbe impraticabile perché devastante per l’economia: a suo parere come limitare focolai e contagi, qual’è la strada giusta?
«Anche io penso che un nuovo lockdown metterebbe a rischio non solo la tenuta economica del Paese ma anche la sicurezza sociale e forse l’ordine pubblico. Come strada praticabile vedo il severo controllo sulla adozione delle misure di sicurezza da parte di tutti e, quando disponibile, la vaccinazione di massa. Altro che No Vax o “aspettiamo che il virus muti”», secondo Giacometti serve il rispetto delle misure anticontagio.
Una delle questioni salienti per l’infettivologo è che gli appelli rivolti ai giovani «rischiano di essere fraintesi come divieti e sgradite regole, provenienti da chi magari giovane non è più e quindi non capisce i loro bisogni ed aspettative».
Oltretutto rimarca il ruolo del web, con i social network dove «è ormai possibile trovare messaggi da parte di chi smentisce l’esistenza del coronavirus o sostiene che è scomparso o addirittura che è la pandemia è stata inventata allo scopo di vendere vaccini».
«Pochi giorni fa – racconta – mi è capitato di assistere ad un video di un sedicente esperto internazionale che sosteneva che anche il virus Hiv, l’agente patogeno dell’Aids in realtà non sarebbe pericoloso per la gente normale ma solo per gli immunodepressi. Solo che l’esperto si è dimenticato di dire che l’Hiv infetta i normali e li rende profondamente immunodepressi». Ma anche il mondo della scienza è diviso, fra chi punta all’allarmismo e chi opta per la prudenza.
«In questi giorni abbiamo ricoverato persone contagiate da parenti o amici che, sicuramente a propria insaputa, avevano contratto il virus non indossando la mascherina o toccando oggetti contaminati. Teniamo quindi presente – osserva – che la egoistica comodità di non indossare affatto la mascherina perché fa caldo o di indossarla male tenendo il naso scoperto, può avere conseguenze drammatiche per le persone che frequentiamo».
In Clinica di Malattie Infettive sono 5 i ricoverati per Covid-19, ai quali si aggiungono altri 2 pazienti in Divisione e altri 8 a Pesaro.