«L’impatto della crisi in Mar Rosso? I trasporti navali costeranno sette volte di più e se il conflitto dovesse estendersi il prezzo del petrolio e dell’energia potrebbero salire di nuovo». A dirlo è l’economista Mauro Gallegati, docente dell’Università Politecnica delle Marche che vanta collaborazioni con il premio Nobel Joseph E. Stiglitz.
«Ad oggi il petrolio costa 30 dollari al barile – dice – un anno fa costava 80 dollari: se il prezzo dovesse tornare a salire l’inflazione subirebbe una impennata. La Banca Centrale Europea sarebbe costretta ad aumentare i tassi di interesse e le famiglie con mutui si ritroverebbero a pagare di più e anche gli investimenti delle imprese costerebbero di più».
Secondo l’economista se la crisi in Mar Rosso non si risolverà da qui a breve «si prevede uno scenario di recessione e inflazione, che per l’Italia potrebbe essere più pesante rispetto ad altri stati europei, perché il nostro Paese esporta di più verso gli Emirati Arabi. Se la situazione non rientra entro un mese anche l’economia delle Marche è a rischio, dal momento che i nostri prodotti sono molto apprezzati negli Emirati».
Per quanto riguarda il traffico marittimo «sono ‘sotto tiro’ i trasporti che passano per il Canale di Suez – spiega – e i nostri traffici sono pochi per cui al momento non siamo toccati direttamente. Le importazioni fanno scalo al porto di Rotterdam da dove vengono distribuite per il mondo, Italia inclusa: già costano di più, ma se la situazione non si sblocca a lungo andare ne risentiranno anche le esportazioni e il rischio è quello di una recessione globale».