Ancona-Osimo

Dinamica demografica, nelle Marche popolazione residente e nascite in calo. Longhin: «Pesa l’incertezza lavorativa»

Le nascite risultano in calo nelle Marche e non bilanciano il numero dei decessi: i nati nel 2022 sono stati 8.779, nel 2021 erano stati 9.222, ben 443 in meno

ANCONA – Al 31 dicembre del 2022 la popolazione totale residente nelle Marche è inferiore di circa 5.433 unità rispetto all’inizio dell’anno. Il dato emerge analizzando il dettaglio relativo alla regione nel report Istat “Dinamica demografica – Anno 2022”. Al 31 dicembre 2022 nelle Marche la popolazione totale è di 1.481.717 persone (757.966 femmine e 723.751 maschi), mentre al 31 gennaio del 2022 era di 1.487.150 persone (761.680 femmine e 725.470 maschi).

Un trend in linea con l’andamento nazionale che al 31 dicembre 2022 vede un saldo negativo per la popolazione residente di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno, nonostante il contributo del saldo migratorio con l’estero. Le nascite risultano in calo nelle Marche e non bilanciano il numero dei decessi: i nati nel 2022 sono stati 8.779, nel 2021 erano stati 9.222, ben 443 in meno, mentre nel 2022 i morti sono stati 19.620, con un saldo negativo rispetto alle nascite di 10.841 unità.

Nel Paese il persistere degli effetti dell’epidemia fino alla primavera ha contribuito a determinare solamente nei
primi tre mesi del 2022 una perdita di 105mila unità, pari al 32,7% del saldo naturale dell’intero anno, mentre nel periodo estivo, l’eccesso di mortalità registrata nel mese di luglio provoca un aumento del 58,3% del deficit naturale rispetto allo stesso mese del 2021.

Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche

Sul tema della denatalità interviene Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, che anche recentemente aveva acceso i riflettori sulla questione. «Il fenomeno denatalità rischia di assumere connotati molto importanti nelle Marche – dice – : si nasce di meno e si invecchia di più, un cambiamento demografico con cui dovremo fare i conti e che avrà implicazioni in molti settori».

Secondo la sindacalista a generare la questione è soprattutto «l’incertezza dal punto di vista lavorativo, la precarietà. Se non si inverte questo trend ci saranno sempre meno persone che accudiscono gli anziani».

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